L’aumento della spesa delle famiglie nei consumi culturali negli ultimi dieci anni è raddoppiato : (2000-2010 +53%) questi sono i dati Istat presentati alla recente Conferenza Nazionale degli Assessori alla Cultura e al Turismo tenutasi il 23-24 settembre all’Auditorium di Roma, dati parzialmente anticipati già nel marzo di quest’anno nel VII Rapporto Annuale “La Cultura serve al presente” relativi agli ingressi a teatri, musei, concerti e con ben il 43,8% nel primo semestre 2010 per i consumi di mostre ed esposizioni. A parte questo picco, relativo forse alle grandi aperture di Roma all’arte contemporanea, l’incremento 2009-2010 dei consumi culturali è stato mediamente del 5,3%. E, in questo ambito, cosa fanno i privati?
La cultura rappresenta il settore con meno elargizioni private a dispetto di altri comparti come sport, utilità sociali e solidarietà (rispetto al 2008 il finanziamento dei privati alla cultura è sceso, parallelamente allo sport e alla solidarietà, del 30%) e, a farla da padroni sono ancora sponsorizzazioni e donazioni liberali. Nonostante quest’ultima sia totalmente deducibile dalle tasse, rimane la sponsorizzazione lo strumento più usato probabilmente perché più si presta ad attività di marketing e promozione da parte delle aziende.
Anche le Fondazioni bancarie, mecenati principali della cultura, hanno annunciato una cospicua stretta della spesa a fronte della crisi.
Per non parlare dei trasferimenti dallo Stato Centrale : la cultura è diventata totale delega delle Regioni nel presente federalismo, a quanto pare anche da un punto di vista economico. L’entità dei tagli statali alla cultura si aggira, all’indomani del salvataggio della Grecia, al 30% negli ultimi tre anni.
Ma qualcosa si è mosso nell’ultimo decennio da parte della popolazione, che ha iniziato a frequentare più musei, mostre, spettacoli dal vivo, cinema, concerti. Qualcosa che non ha lasciato indifferente nessuno e che ha portato alla creazione di uno strumento che slega il finanziamento alla cultura dalla logica della sponsorizzazione alla logica del singolo utente.
Con una detassazione totale fino ad un massimo del  5 per mille della spesa complessiva per il personale, il regime fiscale come agli Articoli 100 comma 1 e 50 comma 2 del TUIR (Testo Unico delle imposte sui redditi) premia quindi le aziende che distribuiscano quel mix di consapevolezza e svago che si chiama cultura a dipendenti e collaboratori.
Liberalità occasionali del datore di lavoro che vengono detassate fino a  un massimo di 258,23 euro l’anno, in cambio di un servizio alla qualità della vita e al benessere dei lavoratori. La discriminante è la volontarietà della spesa, anche se gli importi sembrano decisamente poco consistenti.
Stiamo parlando del lancio da parte della maggiore azienda produttrice di Ticket Restaurant per aziende e PA, la Edenred, di un nuovo voucher dedicato proprio alla Cultura. Funzionerà come un normale buono pasto col quale mangiamo a pranzo o facciamo la spesa. Potrà essere cumulato e speso presso musei, teatri, pinacoteche, accademie, università, scuole ed enti di formazione, scuole di lingue, informatica, parchi tecnologici, acquatici e divertimento, centri sportivi, eventi musicali.
Un network impressionante in costruzione: è necessario infatti aderire al circuito in cambio di visibilità, flusso, fidelizzazione, sicurezza.
Il bacino di utenti potenziali viene stimato in 5 milioni di persone, accessibile grazie a 57.000 aziende già clienti di Edenred, il leader mondiale dei servizi prepagati.