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Come i nuovi media cambiano la politica internazionale
Le rappresentazioni collettive di eventi di importanza globale sono l’oggetto d’interesse di questo saggio di Augusto Valeriani, giovane docente universitario alla cattedra di Mass media, conflitti e politica internazionale presso la Facoltà di Scienze Politiche “Roberto Ruffilli” di Forlì, Università di Bologna. Obiettivo precipuo, indagare gli effetti causati dalle due rivoluzioni mediatiche dell’ultimo ventennio, ossia l’avvento della televisione digitale e del web 2.0 (social networks e blogs). Due terremoti che non solo hanno modificato l’ecologia globale dei media, ma che hanno soprattutto generato uno scontro tra culture, o meglio, all’interno di singole culture professionali.
Mentre con la diretta televisiva transnazionale il giornalismo e gli affari internazionali, seppure con un’impressionante celerità nella diffusione, restavano prerogativa degli addetti ai lavori, con la diffusione dell’accesso al web si verifica una trasformazione del pubblico, che viene ad assumere un ruolo attivo nella formazione dell’opinione pubblica rispetto ai temi scottanti della politica internazionale. In tale modo si opera quindi una sorta di delegittimazione delle autorità tradizionali con seplici cittadini che vanno sostituendosi al giornalismo specialistico nella produzione di informazione. Attori dello scenario sono pure gli operatori politici, costretti ad un scontro di popolarità con blogger opinionisti, o gli attivisti delle ONG, surclassati da organizzazioni del calibro di Wikileaks, capaci di mettere in discussione il paradigma della segretezza di Stato. Sullo sfondo anche le organizzazioni terroristiche, che trovano nel web una nuova fucina di affiliati alla loro causa.
I fatti sembrano far sentire sempre più pressante l’esigenza di rispondere alla questione se e come il giornalismo e gli affari internazionali siano ancora “roba da professionisti”, e se questo rapporto forzato con una moltitudine di dilettanti abbia determinato una crisi nel settore dei media.
Il libro sviluppa un’analisi proprio di questa crisi, arrivando ad ipotizzare che, nonostante il Twitter Factor abbia messo in discussione la cultura professionale, questo non esclude che possa trasformarsi in un’opportunità, in un’alleanza tesa non allo sfruttamento, bensì alla collaborazione, per integrarsi nei rispettivi punti di forza e di debolezza. Con la definizione “Twitter Factor” l’autore vuole perciò indicare l’insieme di potenzialità e difficoltà che derivano dalla relazione tra diplomazia e giornalismo e attori non professionali e non organizzati, un confronto estremamente complesso, in quanto, “per strutture basate su processi decisionali molto rigidi e gerarchici il web 2.0 è un ambiente scivoloso da esplorare e i suoi abitanti sono interlocutori estremamente difficili da approcciare”. Da qui la nuova sfida con cui i protagonisti della scena internazionale devono misurarsi.
Il testo alterna riflessioni e casi pratici, esempi di eventi emblematici, di blog o siti che dal basso arrivano a conoscere le dinamiche di interazione del sistema politico, episodi indicativi della nuova importanza della condivisione in rete, testimonianze di reporter, diplomatici e di tutti gli attori che formano il complesso teatro della politica internazionale.
Tre i capitoli in cui si snoda la trattazione: ‘Per sconfiggere il tuo nemico diventa amico su Facebook’, ‘Da ambasciatori a community manager: la diplomazia cambia pelle’ e ‘Imparare cosa serve in tv e saper fare da soli sul web’, con cui Augusto Valeriani dimostra come l’apparizione di nuove figure in grado di partecipare alla definizione della grammatica internazionale abbia determinato l’assunto per cui nessuno può più fare da sè.
Twitter factor
Come i nuovi media cambiano la politica internazionale
Augusto Valeriani
Editore Laterza, Euro 12,00
ISBN 978-88-420-9719-8