Domenica 9 ottobre la Polonia è andata al voto per rinnovare il parlamento e l’esecutivo. Il paese ha dato nuovamente la sua fiducia al premier uscente, il liberal ed europeista Donald Tusk. Dalla caduta della cortina di ferro è stata la prima clamorosa rielezione al secondo mandato per un capo del governo, merito di un profilo istituzionale sobrio e competente, unitamente all’attuale boom economico del paese.
In realtà votare il candidato che si desidera, indicando una semplice preferenza, per noi sa un pò di anacronismo. Così il futuro è sembrato passare piuttosto dai cartelloni elettorali, che non sono mai stati così pochi. La politica polacca si è vista per buona parte sui new media, limitando di imbrattare i condomini e i cortili delle città.
Ma fin qui rientriamo pur sempre nella monotonia della maggior parte delle rappresentanze democratiche, i loro politici hanno ancora molto da imparare sull’eccenticità della casta e i suoi privilegi. Un fremito di qualcosa di diverso ce l’hanno comunque fatto presagire, grazie al più agguerrito degli sfidanti, Jaros?aw Kaczy?ski, ex premier nazional-conservatore e fratello gemello del defunto presidente della repubblica Lech Kaczy?ski, morto nella tragedia di Smole?sk.

Non solo è fuggito a qualsiasi dibattito televisivo con il suo sfidante, mossa non certo originale. Ma ha pensato bene, durante la campagna elettorale, di rinforzare i ranghi del partito con avvenenti fanciulle dalle curve generose e dalle gonne succinte, circondandosi altresì del tifo irriverente e scomposto degli hooligan. Questi ultimi duramente contrastati negli ultimi anni dalla politica di Tusk, anche in vista degli Europei di calcio che si giocheranno in Polonia ed Ucrania l’estate prossima.

Proprio nell’ultimo giorno di campagna elettorale, quando la forbice dei rispettivi partiti non era stata mai così esigua (addirittura c’era chi dava per sfavorito il partito di Tusk), Kaczy?ski ha regalato all’elettorato polacco un coup de théâtr degno del miglior saltimbanco al potere. Anche noi saremmo rimasti senza parole, nonostante abbiamo ormai fatto l’abitutidine alle gallerie di neutrini, dove le smentite corrono oltre la velocità della luce.
Affrontando la politica estera, Kaczy?ski ha placidamente dichiarato che Angela Merkel (riferimento imprescindibile, qui come altrove, legata per di più da un rapporto privilegiato con Tusk, anche per l’appartenenza ad una comune area politica), sarebbe stata eletta grazie al fantomatico aiuto della Stasi (la polizia segreta della Ex-Germania Est). Risultato: nemmeno la borsa italiana nella catastrofe finanziaria di questi giorni è riuscita a perdere così tanti punti, quanti ne ha persi il consenso di Kaczy?ski in poche ore, quando la forbice che lo divideva dal suo rivale non ha smesso un attimo di allargarsi.

Se avesse aggiunto che Elvis è vivo e ha scelto la Polonia per la sua pensione, forse si sarebbe potuto pensare ad una colossale montatura. Invece l’hanno preso tutti sul serio, tanto più che questa rivelazione è contenuta nel suo ultimo libro “Polska naszych marze?” (“la Polonia dei nostri sogni”, forse solo dei suoi), uscito in contemporanea alle sue dichiarazioni. Diciamocelo francamente, nemmeno Alfonso Luigi Marra avrebbe saputo fare di meglio, cioè di peggio.
Per l’elettorato polacco inaccettabile non è stato tanto il bersaglio della Merkel o la totale mancanza di acume (non solo politico), ancora più inaccettabile è stato rievocare i fantasmi del passato, che in Polonia hanno cancellato una volta per tutte. 
La trasformazione del paese oggi è evidente e sembra inarrestabile, anche vedendo il semplice skyline di Varsavia si rimane impressionati. I problemi certo non mancano, il debito pubblico aumenta, anche se è ancora inferiore al 60% e non interessa a nessuno con un PIL che cresce in percentuale più di quello tedesco. ?La crisi degli altri paesi europei ovviamente porta con sé qualche scongiuro, ma da queste parti che il “futuro sarà sempre migliore” resta una certezza, soprattutto tra i giovani delle città dove non c’è nemmeno l’ombra di un “indignato” .
Altro risultato clamoroso delle elezioni è stato il 10% ottenuto dal movimento dell’anticlericale Janusz Palikot, che un mese fa nemmeno esisteva, i sondaggi neppure calcolavano ed oggi è il terzo partito del paese. Battezzato come la nuova forza progressista, nella cattolicissima Polonia chiede una tassazione dei beni ecclesiastici pari alla tassazione ordinaria e ha portato i diritti della comunità LGBT all’attenzione della politica nazionale.
Nei giorni in cui il mondo piange Steve Jobs e parlare di futuro non è più la stessa cosa, in Polonia le elezioni sono state a loro modo una lezione di futuro, che deve aver imparato Kaczy?ski e dalla quale anche noi potremmo imparare qualcosa. Forse basta solo un paese normale per essere felici.

Dal nostro corrispondente a Varsavia.