Dal 13 al 16 Ottobre appre i battenti, come ogni anno, FRIEZE, la fiera di arte contemporanea più sleek del mondo. Tradotto vorrebbe dire elegante, in realtà il termine si usa per definire un’aria da gioielleria, un’eleganza ostentata, non necessariamente raffinata. C’è la crisi, lo sanno tutti. Non tutti hanno capito come e quanto il mondo debba prepararsi a cambiare radicalmente, ma tutti lo sanno. La radicalità nell’arte è il pane quotidiano, l’essenza stessa della disciplina più antica del mondo, essendo l’arte innervata da evoluzione, aggiornamento e ricerca. In realtà esistono pochi luoghi al mondo dove la ricerca si confonde con il lusso, il glamour e il jet set internazionale, e Londra è la capitale di questa contaminazione inconfessabile eppure evidente e tangibile.

Nell’Ottobre del 2007 ero a Londra nella sessione di aste detta cutting edge di Sotheby’s; un’opera di Raquib Shaw, artista indiano che avevo fatto acquistare nel giugno dello stesso anno ad un collezionista ad Art basel per 80.000 dollari, venne battuta per 3 milioni di Sterline. Un signore, ricco e distinto, si alzò gridando “vergogna, i bambini muoiono di fame…!!” e venne fatto allontanare dalla sala della prestigiosa Casa d’Aste. Da quel giorno, e per la verità dal 2004 anche se giornali e consulenti, broker e politici italiani non se ne sono accorti, l’arte produce aumenti un anno sull’altro di 100/120%.
La sessione cutting edge è il fiore all’occhiello delle giornate londinesi di Frieze; la fiera principale produce una quantità enorme di fiere ed eventi collaterali, e l’identità economico-finanziaria di Frieze viene comunicata attraverso le aste dedicate all’era del taglio netto col passato….
Solo che a ben annusare l’aria, si sente odore di parrucche, costoso (e inutile) fondotinta anni ’80, pellicce false che inquinano più di quelle vere. Insomma, un’aria da Senato della Repubblica Italiana; vecchie signore dedite allo sport preferito delle mantenute: spendere i soldi del marito.

Hai voglia a dire, come fece il Presidente di Sotheby’s rivolgendosi al signore che protestava, “cosa c’è di male ad amare l’arte…”, non funziona. La crisi impone un ridimensionamento nel senso di un ritorno alla qualità. Dei comportamenti, delle scelte e delle opere. E così, in effetti, in parte è stato. Gli investitori più avveduti comprano in galleria, dandosi il tempo di osservare e riflettere (perché l’arte ha delle regole, non si compra a naso…), oppure passano in fiera per annusare l’aria; ma non quella della festa, no. Quella del mercato con la M maiuscola, quella del rapporto qualità/prezzo/cultura, quella che ogni collezionista serio ha assunto negli anni, con l’esperienza e la consapevolezza di chi compra per arricchire la propria anima e la propria mente, condizione primaria perché poi salga anche il valore economico dell’opera.

Per l’ottavo anno consecutivo, leggerete su www.friezeartfair.com, la fiera è orgogliosa di proseguire la Partnership con Deutsche Bank, Main Sponsor di Frieze dalla nascita. E qui, a chi ha gli occhi per vedere, non sfugge che la banca più intelligente del mondo, dal punto di vista dell’arte e della vicinanza concreta alla cultura, è Partner della fiera più ostentatamente ricca del mondo. Deutshce Bank ha supportato giovani artisti dagli anni ’70, comprando per milioni di Marchi tedeschi quello che oggi vale milioni di Euro… Le collezioni di Deutsche sono veri e propri musei di arte contemporanea, cioè dinamici e sempre in evoluzione; i dipendenti di Deutsche vivono a contatto quotidiano con artisti di primissima grandezza, le sedi di Deutsche sono allestite soltanto con la migliore arte della Cutting Edge, e questo grazie al fatto che i banchieri tedeschi hanno a cuore l’evoluzione del proprio Paese e la vedono nei due sensi in cui bisogna guardarla: economico e culturale.

Capito? Ancora no? Ci riprovo.

I Paesi che investono in arte e cultura, come fecero i De Medici nel ‘500, garantiscono serenità e intelligenza per i secoli a venire. Non troppi, evidentemente, ma sufficienti per imparare l’arte e comprarne una parte.

 

Francesco Cascino è un Contemporary Art Consultant