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Personaggi, avventure e (buone) notizie dal futuro dell’informazione
Il giornalismo è morto, evviva il giornalismo. Potrebbe essere questa l’esaustiva sintesi del nuovo saggio, edito da Bruno Mondadori “La scimmia che vinse il Pulitzer” in cui Nicola Bruno e Raffaele Mastrolonardo si interrogano sulla reale mutazione del giornalismo, partendo dalla sua annunciata morte fino alla sua effettiva trasformazione.
Il volumetto di circa 200 pagine nasce da un viaggio che gli autori hanno intrapreso tra il 2009 e il 2010 toccando Chicago, New York, Washington, Varsavia, Amsterdam, Bruxelles e altri cinque capitali europee.
Percorrendo spazi e culture diverse, Bruno e Mastrolonardo si sono quindi interfacciati con tipi diversi di giornalismo e, soprattutto di giornalisti: hanno scoperto, in pratica, che era ormai superato il vecchio clichè del reporter occhialuto, in missione o davanti al pc e ben altre figure (forse altrettanto stereotipate) si affacciavano all’orizzonte.
Precisione, Velocità, Partecipazione, Intelligenza, Bellezza (dell’informazione), Libertà di espressione, Cambiamento, Trasparenza sono le caratteristiche analizzate in ogni capitolo e che misurano, con dovizie di particolari, i cambiamenti radicali a cui il giornalismo è stato sottoposto.
Si illustra dunque la “Precisione” con cui i giornalisti di PolitiFact, sito insignito del Premio Pulitzer for National Reporting nel 2009, registrano le affermazioni dei politici americani, repubblicani e democratici, sottoponendole a costante verifica con il Trusth-O-Meter”, una sorta di macchina della verità retorica in cui, tramite serrati confronti, le menzogne vengono subito scovate e smascherate, o ancora l’estrema “Velocità” con cui Michael Van Poppel, 22 anni, ha postato su Twitter, per primo, il video di Bin Laden dopo ben 3 anni di assoluto silenzio accomunandosi così alle migliaia di utenti che ogni giorno forniscono scoop alla rete, semplicemente perché si trovano nel posto al giusto al momento giusto.
Il capitolo dell’ “Intelligenza” è invece dedicato non ad una persona in carne ed ossa bensì alla famigerata Scimmia citata nel titolo: si tratta di un software sofisticato, soprannominato “Stats Monkey” che riesce a scrivere in un inglese impeccabile 150 mila articoli la settimana con tanto di titolo, sottotitolo, immagine e sommario, ognuno dei quali redatto in meno di mezzo secondo. La cosa spiazzante è che, confrontando i suoi pezzi con quelli scritti da veri reporter, non se ne riesce a percepire la differenza.
La “Partecipazione” viene invece descritta attraverso l’attività di Ushahidi (parola swahili che significa “testimoni”), una piattaforma dove le vittime di una tragedia possono prendere la parola testimoniando in tempo reale cosa sta accadendo e accelerando quindi le operazioni di aiuto da parte di tutti i Paesi del mondo.
“Trasparenza” è la caratteristica che viene trattata grazie all’aiuto di un Julian Assange all’epoca ancora fuori dall’enorme bolla di notorietà che lo ha poi travolto e che restituisce l’immagine di un’organizzazione, Wikileaks, che ama definirsi “la prima agenzia di intelligence per il popolo”, segreta e blindata tanto quanto le notizie che riesce a far trapelare.
Il termine “Libertà” viene invece proposto illustrando il caso della legge IMMI, una legge anti-intercettazioni promulgata in Islanda il 6 giugno del 2010 e che si pone l’ambizioso obiettivo di eliminare qualsivoglia censura, donando a tutti, ma proprio tutti, la libertà di espressione. Come? Semplicemente prendendo solo il meglio delle leggi sulla libertà di stampa che ogni paese offre: l’incentivo alla denuncia di frodi nei confronti dello Stato della legge americana, quella sulla trasparenza amministrativa della Norvegia, l’impossibilità francese di portare gli editori in tribunale per materiali pubblicati online anni prima, la tutela dell’anonimato svedese ecc.., un patchwork che, per il momento, sembra funzionare senza intoppi.
La “Bellezza” è invece quella di un architetto polacco appassionato di giornalismo che, contro ogni previsione, decide non solo di far sopravvivere il giornale di carta, ma di farlo diventare sempre più bello, donando a grafici e art director maggiore importanza che non a redattori e caposervizio e dotando i prodotti editoriali da lui seguiti di un’estetica affascinante a cui non si può resistere.
Ultimo capitolo: il “Cambiamento”. Un incontro festoso tra giornalisti e programmatori a New York pone le basi per un sodalizio annunciato: quello tra giornalismo e tecnologia. Tra “mush up”, “futurologist-in residence” e “lead creative technologist”, è qui che si consumerà il matrimonio tra innovazione e tradizione. Perché il giornalismo non è morto, è solo cambiato. Tanto che nel 2030, o anche prima, una Scimmia davvero vincerà il Premio Pulitzer. E noi la applaudiremo.
La scimmia che vinse il Pulitzer
Personaggi, avventure e (buone) notizie dal futuro dell’informazione
Nicola Bruno e Raffaele Mastrolonardo
Bruno Mondadori, € 16,00
ISBN: 9788861594777