A partire dal 2004 fino ad oggi “il caso Palacinema” si è sviluppato attraverso un’intricata rete di circostanze politiche, economiche e attori istituzionali che ne hanno accompagnato lo sviluppo secondo un tracciato non sempre lineare. Nel 2004  era chiaro che la Mostra d’arte cinematografica nata nel 1932 sulle terrazze dell’Hotel Excelsior e ospitata poi in un Palazzo sottodimensionato rispetto alla capacità attrattiva dell’evento, avesse raggiunto un livello di maturazione e notorietà tali da giustificare la progettazione di uno spazio più ampio e polifunzionale.

Nel 2006 il governo Prodi inserisce quindi  il progetto del grande “Sasso” negli interventi pubblici per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia.
Per sostenere il progetto dal costo preventivato di circa 100 milioni di euro il Comune di Venezia, sotto la guida del filosofo Massimo Cacciari, studia l’idea di un’operazione immobiliare di project financing: l’acquisto dall’Aziena Sanitaria Locale ULSS dell’Ospedale a mare del Lido per dismetterlo e rivenderlo con la doppia finalità di indurre l’ULSS a finanziare con il ricavato il nuovo grande ospedale di Mestre e contemporaneamente sostenere il limitrofo Palazzo del Cinema.

Il 28 agosto 2008 si svolge alla presenza del Governatore della Regione Galan, del Sindaco Cacciari e del Ministro Bondi la cerimonia solenne che inaugura la grande opera. Gli adempimenti si susseguono con ritmi incalzanti. Si scavalcano i Piani regolatori del Comune, si abbatte la storica pineta del Lido suscitando aspre proteste da parte delle frange ambientaliste, si nomina un commissario straordinario, che opera a capo di una Conferenza dei Servizi autorizzata a decidere senza alcun consenso della Conferenza per la salvaguardia di Venezia (istituita nel 1973) in merito a tutte le operazioni di riqualificazione e/o edificazione dell’area del Lido.

Nel settembre 2009 la Conferenza dei servizi autorizza la società immobiliare EstCapital a finanziare tutti i suoi progetti: villaggi turistici, residence, hotel.

Nel 2010 due imprescindibili emergenze bloccano la prosecuzione delle operazioni: si scoprono un profondo inquinamento da rifiuti tossici nell’area dell’ex Ospedale e un’importante quantità di amianto nel suolo destinato al nuovo Palacinema.
Il costo dell’operazione lievita inizialmente del 15% e continua a crescere progressivamente con gli interventi di bonifica. Il Comune di Venezia è in evidenti difficoltà per la copertura dei costi. EstCapital minaccia di ritirarsi dalle trattative a meno di alcune compensazioni volte a soddisfare ulteriori obiettivi di sviluppo turistico: una nuova maxi darsena per yacht di lusso davanti alla spiaggia libera di S.Nicolò e la definitiva rilevazione e riconversione dell’ex complesso dell’Ospedale del Mare, da trasformare entro il 2016 in una sede di appartamenti turistici e centri commerciali: costo dell’operazione 81 milioni di euro di cui 32 destinati all’ULSS e 49 al Comune di Venezia.

Dopo essere stata discussa, ridimensionata, interrotta, la grande opera sembra oggi davvero essere inficiata alle fondamenta e non più realizzabile: quello che resta è un’enorme voragine d’amianto che ha già inghiottito 37 milioni di euro, senza alcuna costruttiva risoluzione. E’ in corso una commissione di inchiesta per stabilire di chi siano le responsabilità del disastro Palacinema, e intanto si chiede un progetto alternativo per rilanciare la mostra, la copertura del grande buco e la piantumazione di nuovi alberi.
Studi di fattibilità e budgeting poco accurati, errori architettonici e di progettazione, difficili eredità politiche, la fusione a freddo di interessi divergenti con l’affidamento in parte obbligato di interessi pubblici ad una cordata di soggetti privati sono forse alcune delle cause di un’operazione fallimentare che ha come danno emergente la mancata realizzazione di un’opera che prometteva di essere il nuovo, moderno cuore pulsante della realtà cinematografica veneziana, e come imperdonabili conseguenze lo spreco di denaro pubblico proprio in tempi di crisi e razionalizzazione delle risorse e forti danni per la collettività generati da uno sviluppo turistico dissennato e insostenibile.