Continuo a sognare un’Italia del Sud che riesca a trarre benessere dalle sue miniere inesplorate di natura e cultura. A far soldi con gli agriturismi non con le magliette, con i musei non con le magliette, con i tramonti non con le magliette. Il mondo ci percepisce come il deposito della bellezza e della qualità della vita. Invece noi continuiamo a rinnegare noi stessi, in nome di una visione piccola e frustrata, da eterni Malavoglia incapaci di alzare gli occhi dal seminterrato quotidiano in cui ci siamo autoreclusi, per risvegliare finalmente la meraviglia addormentata che ci circonda da sempre.

Massimo Gramellini

Si comincia questo articolo volutamente in modo inusuale e leggero.
In forma musicale attingendo al genio di Rino Gaetano che sublima il Mezzogiorno e alle immagini evocate da Mango che ci fanno vivere il Mediterraneo e soprattutto ci fanno venire la voglia di andarci.
Le parole di Massimo Gramellini apparse di recente sul “Buongiorno” de “La Stampa” riescono subito a centrare il nucleo del nostro discorso: lo scarso appeal del Sud.
Scarso appeal che è stato puntualmente descritto analiticamente con dovizia di particolari, cifre e statistiche e con autorevole tecnicità dal Dott. Sandro Gattei che ha curato nel Rapporto Svimez 2011 la parte “L’industria turistica: un’opportunità per la crescita dell’economia meridionale”. Nel vi sono tutte le ricette per curare il male dell’inerzia di miopi soggetti che credono al Ponte sullo stretto come unico passaggio a Sud.
Lo scarso appeal che il Mezzogiorno esercita sul turismo internazionale – afferma Gattei – rappresenta quindi l’elemento strutturalmente più debole della domanda turistica nell’area e appare quindi opportuna una analisi più dettagliata. Si va, quindi, via via rafforzando la convinzione che il turismo, per tanti anni tenuto in una posizione marginale nell’ambito della politica meridionalistica, possa in realtà avere, in ragione dello straordinario patrimonio presente nelle regioni meridionali, un ruolo di grande rilievo sulle possibilità di una crescita sostenuta dell’economia dell’area e di una riduzione del divario con il resto del Paese.
L’Italia è il Paese delle creazioni d’arte e delle invenzioni, il Paese degli artisti e dei coniatori d’idee e di parole.
Intanto l’aggettivo “territoriale” designa un insieme di strumenti e di risorse atte a promuovere la valenza e le potenzialità di un territorio che in quanto a patrimonio paesaggistico e artistico ha di per sé un valore intrinseco che va promosso e reso fruibile, un plus valore da reinvestire come prodotto economico.
Ma accostare i concetti economici e quindi di mercato, ai valori inestimabili del patrimonio paesaggistico, artistico, culturale e di risorsa umana di un Paese mal riesce in una realtà così “particolare” come quella che ci appartiene.
E questa breve analisi potrebbe risultare da una sorta di “sentimento del contrario” che si ricava dalla visione attraverso un “cannocchiale” rovesciato che, forse, ci rende la misura di un sistemico ritardo in fatto di “attrattività” territoriale, di raggiungimento delle eccellenze, Marketing territoriale appunto, e competitività del Sistema Sud.
Cominciamo ad osservare allora come attraverso un cannocchiale rovesciato le criticità del nostro sistema di marketing territoriale per comprenderne gli effetti negativi e ricavarne delle strategie d’intervento.
Pur essendo un Paese di miniere inesplorate il Sud si sta avviando verso una deriva della capacità attrattiva degli investimenti interni ed esterni, verso una deriva della sua capacità competitiva che richiede interventi rapidi di
risoluzione verso il sostegno e il rilancio delle politiche economiche e di mercato.
Lo scarso appeal che il Mezzogiorno esercita sui residenti nel Centro-Nord è evidente se si considera che dei 39,7 milioni di residenti centro-settentrionali che nel 2008 hanno deciso di trascorrere le loro vacanze in Italia, solo 6,0 milioni si sono recati nel Sud, pari ad appena il 15,1% (17,5% in termini di presenze).
“C’è un solo modo di dimenticare il tempo (perduto): impiegarlo” sosteneva Charles Baudelaire e il Sistema Italia deve accelerare sugli interventi, agire, impiegare il tempo nella ristrutturazione dei piani d’intervento, nella creazione di sistemi capaci di sinergie coordinate da una governance capace di interfacce e aperta all’interfaccia internazionale.
E, a proposito di interfacce, se si vuole permanere nella metafora informatica, il Sistema Sud ha sofferto di una defaillance: lo stacco venutosi a creare tra i vari comparti del Marketing e il “resto del mondo”.
Si pensi che nell’era della Globalizzazione si ha visibilità solo attraverso il successo e il raggiungimento di competenze eccellenti perché proprio su questi fattori, di enorme importanza, debbono configurarsi le scelte di un Paese che deve saper fare sistema. L’economia è capace di attrattività solo se è in grado di essere competitiva sia all’interno che all’esterno; si comprende allora che la competitività non può derivare solo dall’alta professionalità e dalla efficienza degli operatori, ma anche dalla capacità territoriale di fare sistema. Nell’ottica di un new public management…o marketing.
Molti sono stati, in Europa, i Paesi che hanno creato riforme e riorganizzazioni delle loro istituzioni che consentissero la creazione di banche dati telematiche per la circolazione delle informazioni, per creare raccordi organizzativi tra enti locali e statali in un sistema di governance che agisce in collegamento con realtà regionali, sub-regionali e statali che fornisce assistenza, che attua strategie di intervento attraverso un monitoraggio periodico delle situazioni, trasformando indicatori e statistiche in strumenti operativi. Come diceva Keynes “l’inevitabile non accade mai, l’inatteso sempre”. Ma qui si tratta piuttosto di ritardo consapevole o rischio da non correre. Quasi adagiati tra le “scene da un Patrimonio” scene di un film già visto, dove il problema non è tanto la produzione, ma la distribuzione.
Nel processo di globalizzazione, e quindi di apertura alla liberalizzazione e alla competizione dei mercati, l’Italia dei ritardi deve recuperare tempi ed interventi, attuare cambiamenti legislativi e normativi, ottimizzare l’efficienza delle pubbliche amministrazioni e dei servizi, creare infrastrutture fisiche ed informatiche che siano accessibili e collegate, ma soprattutto deve fare sistema nel sistema. Un agire comune e coeso tra pubblico e privato con unificazione degli intenti, individuazione di medesimi obiettivi e messa a punto di strategie operative compartecipate che passino attraverso il sistema della Ricerca e delle Imprese.
Dare gambe ai progetti, immetterli nella realtà delle metropoli e delle aree omogenee, accrescere le capacità del “Marketing oriented” ma anche degli “Export oriented”, compiendo scelte e scegliendo le priorità, sia pure riferite alla posizione geografica che molto influisce sulla capacità attrattiva e che potrebbero essere individuate al Sud, per esempio, per creare posizioni vantaggiose nel Mezzogiorno. Seguendo l’insegnamento Nittiano di sostituire il regno dei mediocri con pochi ma illuminati. Basta vedere la differenza tra le coste della Sicilia e quelle della Romagna. Un mare e una storia senza confronti. Ma vince la Romagna l’incontro di Coppa Italia tra squadre di diversa categoria. E’ il gioco che conta, il buon gioco e non solo giocatori ben pagati, decisamente brocchi.
Il sistema di ospitalità del Mezzogiorno, sia rapportato alla popolazione residente che alla superficie territoriale è assai inferiore a quello del Centro-Nord, nonostante una apprezzabile crescita negli ultimi quindici anni, in particolare nel settore alberghiero. Scarsi sono ancora i bed&breakfast e gli agriturismi, tipologie ricettive che altrove si sono decisamente imposte nel corso degli ultimi anni.
Quindi occorre necessariamente rivalutare il Prodotto attraverso l’immagine e la sua visibilità e la promozione ma in un’ottica di responsabilità condivisa a più livelli, attraverso una leadership diffusa che sappia agire in termini di fiscalità e incentivi, costo del lavoro, benessere economico, servizi, tutto attraverso la lente di ingrandimento della cultura che sa rendere l’immagine della identità e dell’autenticità delle risorse umane e patrimoniali d’Italia.
Nonostante il Mezzogiorno goda di un clima migliore rispetto al resto del Paese, con un periodo estivo più prolungato e con una temperatura che si mantiene considerevolmente superiore a quella delle altre aree, il movimento turistico risulta ampiamente concentrato nei quattro mesi estivi e, per converso, molto ridotto nel resto dell’anno.
Il Mezzogiorno può inoltre contare sulle sue identità locali, in particolare sulla gastronomia e sui prodotti locali (un segmento in continua e costante crescita), sul clima, sulle bellezze naturali, ed anche sulla ospitalità e accoglienza della gente, anche se queste ultime stentano a tradursi in una adeguata professionalità da parte degli addetti al comparto turistico. Nel complesso, comunque, il patrimonio delle tradizioni locali rappresenta un punto di forza per il Mezzogiorno che, se ben gestito e valorizzato, può portare a notevoli vantaggi competitivi.
Sicuramente se si volesse individuare una metodologia d’intervento al primo posto potrebbe trovarsi l’individuazione degli obiettivi con la chiara individuazione dei “soggetti” che si vogliono attrarre; al secondo posto potrebbe essere l’identificazione delle risorse e delle eccellenze; al terzo, ma non per ordine di importanza, la dimensione territoriale con la sua pregnanza naturale, artistica e di risorse umane.
Tutto ciò comporterebbe una coordinazione capillare del sistema, la richiesta di accrescimento degli investimenti che in questa logica non potranno che essere strutturali.
Ma per il SUD dobbiamo abbandonare l’aggettivo “incompiuto” e dimenticare le cose lette già tante volte senza valenza specifica per i problemi reali. Quali? Manca un riferimento che non sembra secondario: quello alle difficoltà e onerosità dei trasporti diretti al SUD! E la scarsa diffusione della conoscenza delle lingue da parte dei giovani che desidererebbero lavorare nel turismo.
I veri viaggiatori del passato e del presente hanno trovato la voglia e le forze e il coraggio per visitare il Sud (vedi viaggio in bicicletta di Bertarelli ma anche inglesi e francesi, che a taormina era diventato sinonimo di turista straniero) perchè ne valeva come ne vale la pena (quel che é rimasto di natura e cultura é ancora eccezionale).
Per fare al contrario il turismo di massa ci vogliono trasporti e infrastrutture e servizi adeguati e poco costosi che non ti rosicchino la durata dello short break ( basta provare ad andare a Matera o a Piazza Armerina o a Ragusa o a Stromboli o anche a Palermo).
Si concorda dunque con le conclusioni di Gattei, per un progetto SUD, quando afferma che “le notevoli risorse naturali, culturali e paesaggistiche del Mezzogiorno non riescono a rappresentare ancora un reale vantaggio competitivo a causa della presenza di forti vincoli che impediscono una piena valorizzazione del territorio. Avere un ingente patrimonio turistico è ovviamente importante, ma non è di per sé sufficiente, come dimostra l’esperienza italiana negli ultimi decenni, a vincere la competizione con le altre aree di destinazione, se esso non viene supportato da adeguati servizi e reti di trasporto che consentano al turista di raggiungere senza grandi disagi il luogo di vacanza prescelto”.
“Ad esempio a me piace il Sud “, avrebbe detto Rino Gaetano. Ecco lo slogan che ci piace sentire. Ad esempio a noi piace il SUD.
Ma il SUD deve dare l’esempio, per essere un esempio, per essere un Progetto credibile.
E allora, volgiamo lo sguardo ad un nuovo management territoriale che contenga strategia, pianificazione e comunicazione “Per Ritornare” nel nuovo Rinascimento. Nel Mezzogiorno, nella centralità del Mediterraneo, da Ricordare. Da Raccontare, da vivere. Anche questo è SUD.