Palazzo Poggi, sede del Rettorato dell’Università degli Studi di Bologna, al civico 33 di via Zamboni, è un contenitore straordinario, perché straordinaria è la figura del primo proprietario, Giovanni Battista Poggi. Potremmo definirlo un ecclesiastico sui generis, perché vive quasi sempre come nunzio a seguito di Carlo V, viaggia così per tutta Europa e finisce per acquisire un gusto artistico decisamente eclettico.
Ci accompagna alla scoperta di questo tesoro bolognese Vera Fortunati, docente di storia dell’arte moderna all’Università di Bologna, che ringraziamo e insieme alla quale presto scopriremo un’altro affascinante itinerario della città, legato al fenomeno tutto bolognese delle donne artiste!

Poggi chiama a decorare il suo Palazzo due pittori piuttosto particolari…
Ad affrescare le Storie di Ulisse al pian terreno chiama Pellegrino Tibaldi (1527 – 1596) e nel piano nobile chiama un artista come Nicolò dell?Abate (1510 – 1571), che già si era fatto conoscere in tutte le corti più importanti della Padania come un grande illustratore di testi epici. Da un lato Pellegrino quindi, un artista legato per semplificare al manierismo di Michelangelo; dall?altro Niccolò, legato ad una cultura padana e anche ad una tecnica di affresco molto più diretta, senza il cartone, che aveva già lavorato probabilmente con Dosso Dossi nella villa imperiale a Pesaro. Grazie agli affreschi di Pellegrino e di Nicolò abbiamo a Palazzo Poggi i due cicli narrativi più importanti d?Europa in quel momento, verso il 1550 e 1551.

Palazzo Poggi è alla pari addirittura con Fontainebleau?
Questo forse gli italiani non lo sanno, vanno tutti a Parigi e a Fontainebleau, pochissimi a vedere Palazzo Poggi, che dialoga alla pari con gli affreschi di Rosso, Primaticcio e dello stesso Niccolò dell?Abate a Fontainebleau. Siamo quindi al cospetto di un documento pittorico straordinario.

Quando Pellegrino dipinge le Storie di Omero a Palazzo Poggi, lui è il primo, non c?era un ciclo decorativo analogo, perché quello che è andato distrutto di Primaticcio a Fontainebleau viene leggermente più tardi.
Le pitture murali di Palazzo Poggi meritano proprio di essere conosciute perché secondo Malvasia vengono studiate e ristudiate anche dai Carracci, quindi la stessa novità dei Carracci è legata a Palazzo Poggi sia per questa interpretazione così soggettiva di Michelangelo sia ai piani superiori per la Stanza dei paesaggi di Nicolò dell?Abate, che è un?altra novità assoluta: per la prima volta abbiamo una sala dipinta solo con paesaggi, senza la presenza dell?uomo. Quindi direi che Palazzo Poggi deve essere più conosciuto per questa straordinaria serie di novità.

I paesaggi di Nicolò dell?Abate anticipano un tocco che conosceremo molto secoli dopo con gli Impressionisti?
Sorprende moltissimo questo tocco negli affreschi che sono autentici di Niccolò (e non degli allievi della sua bottega), per esempio la parete frontale con quei due veli, che come icone sacre sembrano aprire il paesaggio agli occhi degli spettatori.  C?è l?invenzione di un paesaggio di rovine quasi preromantico, dove riecheggia la frase citata dal coltissimo Bocchi nel suo libro delle Symbolicae Questiones: “Quanta Roma fuit, ipsa ruina docet” (Quanto sei stata grande Roma, la stessa rovina lo insegna).
Per la prima volta troviamo l?invenzione di un paesaggio del genere, dove le rovine archeologiche sono completamente inventate da Nicolò in un assemblaggio che oggi diremmo postmodermo. Vengono riproposte come “vanitas”, come una massima che può suggerire percorsi non dico religiosi, ma meditativi neostoici, perché il neostoicismo faceva parte di questo circolo ispirato dall’umanista Achille Bocchi, al quale apparteneva anche Giovan Battista Poggi.

Lasciamo il piacere di scoprire direttamente in una visita le altre pitture murali, a partire dalla Sala dei Banchetti, ricordando che il fascino del Palazzo è legato anche alle preziose collezioni che ospita, dove arte e scienza si fondono in un connubio secolare ed unico nel suo genere.
Altrettanto stupefacente è infatti il Teatro della natura di Ulisse Aldrovandi, il primo scienziato naturalista della storia, con la sue “produzioni divulgative” di alto valore artistico. Lo stesso vale per la Cere anatomiche di Ercole Lelli, fonte di studio e conoscenza tanto scientifica quanto artistica, rivolta anche a tutti gli artisti chiamati a rappresentare il corpo.
Non possiamo dimentica La Venerina, capolavoro al contempo sublime ed inquietante di Clemente Susini (qui nella foto di Lorenzo Pondrelli), la prima Scuola di ostetricia in Europa, la Collezione d?arte militare e la magnifica Collezione di navi antiche.

Attualmente in fase di restauro (riaprirà al pubblico nel 2012) il Museo astronomico all?interno della Specola, la torre osservatorio che conclude la visita del Palazzo con la raffinata meridiana di Ercole Lelli, realizzata tra il 1741 ed 1742, la preziosa strumentazione astronomica del ?700, il telescopio a tasselli dell’inizio del ‘900 di Guido Horn d’Arturo, fino ad arrivare sulla suggestiva terrazza con una delle viste più emozionanti di Bologna, direttamente dal cuore del suo centro storico.

Per tutto questo, Palazzo Poggi è davvero un luogo magico, ricco di piccoli tesori e grandi rivoluzioni, dove si respira ancora il fremito febbrile della ricerca, l?emozione della scoperta, il coraggio e la sfida nel capovolgere le conoscenze del tempo e della storia. Un percorso ancora oggi edificante per gli occhi e per lo spirito, che nel tempo di una visita ci conduce dal piano terra a sfiorare con un dito le stelle.

Palazzo Poggi ospita anche i lavori di Anna Manzolini, un’anticipazione del nostro percorso sulle donne artiste a Bologna?  Anna Morandi Manzolini (1714–1774) – conclude Vera Fortunati – è una figura davvero straordinaria. Un?artista che recentemente è venuta alla luce, grazie anche alle mostre che il professor Walter Tega ha organizzato, alle quali sono seguiti molti studi, però credo che per il grande pubblico sia ancora una scoperta.
Una donna del ‘700 in contatto con Londra, San Pietroburgo, le grandi Accademie del mondo, perché è la prima a realizzare le cere anatomiche che servono alle lezioni universitarie per illustrare il corpo femminile.  La sua attività viene in aiuto anche alla ginecologia, è la prima artista a rappresentare l?utero ed il feto.

Foto di Lorenzo Pondrelli

In questo Itinerario abbiamo visitato:

Museo di Palazzo Poggi

Via Zamboni, 33
Tel: 051 2099610
Orario invernale: da martedì a venerdì 10.00 – 13.00 e 14.00 – 16.00 Sabato, domenica e festivi: 10.30 – 13.30 e 14.30 – 17.30 Lunedì chiuso
Orario estivo (dal 15 giugno al 15 settembre) Da martedì a domenica 10.00 – 13.00 Lunedì chiuso
Sito web

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