A.A.A. Cercasi casa, possibilmente in Housing. La stretta morsa della crisi economica, la precarietà del mondo del lavoro e l’altalenante andamento delle borse internazionali ostacolano il tortuoso cammino di coloro che sono in cerca di una casa. Gli affitti alti, soprattutto nelle grandi città, chiudono il cerchio delle difficoltà. E’ soprattutto un target ben preciso della popolazione italiana che fa i conti con questa necessità: i cosiddetti appartenenti alla “fascia grigia”. Studenti e lavoratori fuorisede, genitori single e giovani coppie non trovano collocazione nel mercato immobiliare dei privati, ma non sono nemmeno destinati ai piani di residenza popolare, rivolti invece a coloro che vivono un’emergenza sociale. Ed è a questa “fascia grigia” di popolazione che si rivolgono i progetti di Housing sociale. Da qualche tempo anche l’Italia sta aprendo gli occhi su questa nuova opportunità.
Dopo i progetti pionieri di Housing sociale, avviati a partire dal 2001 a Cesena e poi a Milano e Torino, nel Piano casa nazionale sono state inserite voci che riguardano la tematica. Vale la pena ricordare, a questo punto, uno dei progetti di Housing sociale più riuscito in Italia. Inaugurato lo scorso 4 ottobre a Torino è lo “Sharing – condividere idee e progetti”. L’iniziativa è stata portata a termine in tempi veloci: poco più di un anno dall’inizio dei lavori alla consegna dell’immobile. La struttura, recuperata ed adibita a Housing sociale, era in origine il vecchio edificio delle Poste. Da un immobile fatiscente ed inutilizzabile sono nate 122 unità residenziali. Oltre alle abitazioni vengono offerti servizi sanitari, di promozione sociale e spazi commerciali nati per favorire la socialità fra gli inquilini. Il progetto, avviato dalla Fondazione CRT, suggella la sinergia fra enti pubblici e privati sul territorio. 
L’Italia, seppure inizi a muoversi verso progetti di Housing sociale, si posiziona indietro con i tempi   rispetto al resto d’Europa. Esempi significativi arrivano dalla Germania, dove già nel 2007 a Berlino è stato ultimato un progetto di co-housing con un palazzo riservato a donne single. Nella vicina Spagna, a Barcellona, il Patronat Municipal de l’Habitatge ha ospitato tantissimi immigrati. Sempre nel capoluogo della Catalogna le casas baratas, case economiche, sono state sostituite da nuovi edifici a risparmio energetico. Ad unire le pratiche dell’Housing sociale con gli interventi di coinvolgimento degli inquilini per utilizzare energie rinnovabili ci hanno pensato soprattutto i virtuosi Paesi del nord Europa. Un esempio per tutti l’intervento effettuato a Gårdsten, un quartiere alla periferia di Goteborg in Svezia. Gårdsten, costruito nel 1970 come parte di un programma nazionale di Housing sociale del governo svedese, diventa presto un luogo poco attraente e abbandonato. Una serie di interventi di recupero e ristrutturazione hanno fatto cambiare volto all’area. L’ultima grande opera, realizzata grazie al sostegno della Comunità europea,  proietta l’area verso un futuro eco-sostenibile. D’altronde nel resto d’Europa i motivi che spingono i governi verso lo start-up di progetti di Housing sociale sono legati soprattutto alla riqualificazione del territorio, che spesso diventa poi positivamente contagiosa nei quartieri limitrofi, alla sperimentazione progettuale di nuove forme abitative ed al risparmio energetico. Principi guida che sarebbero un toccasana anche per la critica situazione italiana.

Approfondimenti:
www.fondazionecrt.it
www.pmhb.org/