Intervista a Sergio Cotti Piccinelli, direttore responsabile del Servizio Cultura e Valorizzazione del Territorio Comunità Montana di Valle Camonica

Dott. Cotti Piccinelli, quando e per quali ragioni è nato un distretto culturale in Valle Camonica?
La nostra storia è recente. Grazie al bando promosso dalla Fondazione Cariplo nel 2008 per i Distretti culturali della Lombardia , siamo stati scelti nella rosa di undici candidati per l’assegnazione dei fondi di sviluppo del progetto.
Nel nostro comprensorio lavoravamo comunque da anni per attivare diverse sinergie, grazie a una serie di strumenti sostenuti da Regione Lombardia che ci hanno permesso, fin dal 2005, di potenziare la filiera turistica, sviluppare le attività intorno alle memorie della Grande Guerra e intorno alla rete dell’industria idroelettrica.
Siamo un comprensorio esteso di 42 comuni molto piccoli e con scarse dotazioni finanziarie e di risorse umane, che per tempo hanno reso impraticabili ogni tipologia di progettazione di sistema.
Noi ci siamo resi catalizzatori di queste energie, costruendo una piattaforma presente capillarmente, mettendole in connessione, dando sostengo sia in termini economici che di strumenti di analisi.
L’esperienza con Fondazione Cariplo è stata articolata, poiché non si è limitata al solo ottenimento dei fondi: abbiamo risposto a un bando scrivendo un business plan, siamo stati sottoposti ad un’analisi molto dettagliata della nostra fattibilità, abbiamo lavorato e lavoriamo con loro per metterci a regime.
Insieme ad altri sei Distretti in tutta la Regione, dal marzo del 2009 siamo attivi con un finanziamento di 3 milioni e ottocentomila euro, ai quali si sono aggiunti contributi regionali del bando dell’Asse 4 – POR e fondi di compartecipazione fino a un totale di circa 13 milioni di Euro.

A quali modelli di riferimento vi siete ispirati nell’elaborazione della vision, dello studio di fattibilità e nella Governance?
Abbiamo studiato moltissimo, impostato degli obiettivi di riflessione per orientarci, lavorando con il cesello per costruirci un “percorso su misura”. Abbiamo riflettuto sui nostri bisogni, le nostre risorse presenti senza rifarci a modelli gestionali prefissati.
Grazie al gruppo di progettazione messo in campo dalla Fondazione, formato da esperti della Bocconi e altri centri di ricerca, abbiamo seguito le linee guida promosse e partecipato a giornate di workshop.
Dopo l’assegnazione del finanziamento, ci siamo attivati per la nostra strutturazione: gli Enti Istituzionali coinvolti sono tutti i Comuni dell’area, che determinano l’Assemblea di Governance. Dopodiché ci avvaliamo di un Comitato tecnico scientifico di esperti riconosciuti che ci consigliano su come meglio attuare il progetto.
La strutture funzionali sono affidate ad un Ufficio Associato, che si appoggia alla Comunità Montana, dove diverse figure di tecnici sono state chiamate attraverso bandi pubblici, a ricoprire le aree principali di azione, suddivise in altrettanti uffici operativi, ciascuno con la propria autonomia: Sistema Bibliotecario e Archivistico; Sistema Museale; Progetti d’Arte; Progetti d’Impresa; Comunicazione; Progetti turistici.
Non abbiamo voluto costituire né un Consorzio, né una Fondazione, ma puntiamo sulla libera e fluida connessione degli attori, per un’azione più snella, sebbene l’appoggio alla Comunità Montana ci favorisca nella gestione di pratiche più amministrative, poiché ci garantisce la rappresentanza come soggetto giuridico e la statura istituzionale. Siamo i coordinatori delegati di una convenzione fra Enti, una sorta di estensione degli accordi di programma già in essere. Non cerchiamo infatti di diventare un nuovo marchio dietro il quale siglare un elenco di azioni, ma piuttosto uno strumento a favore delle realtà che già vivono e operano sui territori. Per questo, ad esempio, non abbiamo sviluppato una brand con il quale identificarci, poiché la nostra visibilità è secondaria: quello che deve emergere è il sistema di potenzialità dell’area della valle Camonica, del quale noi siamo il grimaldello.

Che cosa fate nello specifico e quali i vostri “cavalli di battaglia”?
Lavoriamo su diversi assi d’azione, che rispecchiano la nostra strutturazione di Ufficio Associato, seguendo gli obiettivi prioritari del Distretto Culturale di Valle Camonica fra i quali la promozione di nuova impresa in campo culturale e turistico.
Per fare ciò abbiamo scelto di valorizzare un progetto preesistente da circa 15 anni, ma sfiorito successivamente, promosso dall’agenzia ministeriale Invitalia consistente nella realizzazione di un “Incubatore di imprese” collocato nel centro storico del piccolo paese Cividate Camuno.
Fin dall’inizio il Distretto ha lavorato per sostenere la piena funzionalità dell’Incubatore elaborando il piano di gestione e individuando specifici interventi per promuovere nuove aziende culturali e turistiche. A seguito di questo lavoro si è dato vita ad una nuova società di gestione pubblica denominata “Impresa e territorio Scarl” attualmente nel pieno della sua attività dopo la costituzione degli organi societari.
I programmi di lavoro in partnership con “Impresa e Territorio” e con altri soggetti attivi sul territorio hanno permesso la realizzazione di un campus per le nuova imprese quale momento di educazione, formazione, selezione, accompagnamento e assistenza tecnica alla nuova impresa.  A conclusione di questo percorso abbiamo aperto un bando per la selezione delle start-up, per selezionarne 10 del settore della Cultura, del Turismo e dell’Artigianato artistico  (design, moda, innovazione…), che seguiremo passo passo. Per l’ambito del turismo, il primo obiettivo raggiunto è stata la creazione del brand territoriale “Valle Camonica. La Valle dei Segni”.
Secondariamente stiamo monitorando tutte le miriadi di attività promozionali (fra Pro Loco e enti turistici di varia natura) per incontrarci e individuare un referente unico che possa coordinare tutte le attività.
È molto difficile coinvolgere tutti, perché sussistono molti personalismi. La natura stessa del flusso turistico è particolare, in quanto poco sviluppato sulla rete della ricettività per via del sistema delle seconde case. Ma pensiamo a una campagna comunicativa nuova che possa utilizzare anche il canale televisivo. Cerchiamo comunque di coinvolgere gli enti pubblici nella promozione di azioni di Governance, e le realtà associative più vivaci in campo culturale, come il Centro Camuno Preistorico , e le Fondazioni Cocchetti di Cemmo di Capo di Ponte , Tassara di Brescia e Musil .
Sul tema artistico estetico lavoriamo su un generale svecchiamento della comunicazione culturale tradizionale, molto legata alla didattica, per promuovere internazionalmente la Valle Camonica, Patrimonio dell’Unesco. A questo proposito abbiamo coinvolto dei giovani incorporando nel Laboratorio di Comunicazione del Distretto con una sola azione la formazione e la produzione: abbiamo coinvolto 5 studenti, proponendo loro un percorso di crescita di due anni. Questo coinvolgimento a pieno titolo nella progettazione e produzione ci sta ripagando, in termini di motivazione delle persone coinvolte, che spesso ci regalano il loro tempo.
L’idea è ovviamente trovare altri modi per raccontare la Valle e il suo patrimonio, che risultino avvincenti per un pubblico non prettamente scolastico o escursionistico.
Un progetto di residenza d’artista è seguito direttamente dall’Ufficio Arte: ogni anno circa 10 giovani vengono selezionati per stare un mese ospiti nella Comunità delle Valle e sviluppare ricerche sulle nostre identità, spesso lavorando in contatto con le aziende.

Il rapporto fra Cultura e Impresa: opportunità di fecondo sviluppo o dialogo sordo?
Attraverso la Cultura, cerchiamo un dialogo con le aziende della Valle, ritenendole importanti soggetti attraverso i quali veicolare messaggi di superamento della crisi. Il Territorio è lacerato per la sua storia industriale: agli Anni Sessanta risale la fondazione dei grandi impianti siderurgici, che hanno immensamente trasformato il paesaggio e  avvicinato la forza lavoro locale, togliendola dalle attività più tradizionali e caratterizzanti il territorio. Già negli ultimi anni Ottanta, siamo stati testimoni di dolorose ristrutturazioni a fronte delle prime crisi del sistema manifatturiero, con le conseguenti riduzioni.
Questo è un momento molto critico dove il tessuto umano si sta logorando nella perdita della sua identità: la cultura può diventare un filtro per ritrovarsi, riscoprirsi e attivare risorse intellettuali e creative per superare la crisi.
Attraverso il progetto di residenza Arte Aperta 2010, gli artisti sono entrati a sviluppare progetti sui materiali fondamentali dell’economia della Valle, legno e ferro, entrando nelle fabbriche e lavorando sugli archivi d’Impresa, analizzando i processi produttivi.
Nell’edizione del 2010 sono stati realizzati anche ricchi materiali documentari, come video e fotografie, registrazioni, sui quali stiamo lavorando per promuovere una pubblicazione.
L’idea è la contaminazione fra processi produttivi e creativi, per rimettere in circolo prospettive e alternative.
I lavori d’artista, con la loro valenza estetica, sono stati presentati in mostra negli spazi industriali, richiamando l’attenzione della popolazione e la sua partecipazione.
Stiamo lavorando anche a un progetto “Cultura d’Impresa”, attivando l’imprenditoria locale: la Fondazione Tassara di Breno grazie alla nostra mediazione, dovrebbe  “adottare” alcuni artisti locali, sostenendo la loro formazione all’Estero. Al loro  rientro  gli artisti porteranno uno sguardo e stimoli più aperti, per contaminare la Valle con quanto hanno sperimentato fuori.
Gli interlocutori medi con i quali ci relazioniamo sono gli imprenditori di seconda generazione, i figli dei fondatori, più aperti, dinamici dei loro genitori e affacciati al mercato globale, che cercano un momento di emancipazione da quanto i genitori hanno promosso.

Con quali altre istituzioni culturali siete in contatto e con quali eventuali altri distretti? Pensate a interscambi con Estero? E in quale maniera vorreste attivarli?
Siamo chiaramente in costante contatto con la Fondazione Cariplo e gli altri 5 Distretti regionali attivati, per scambio di best practices e confronto.
Fra le personalità del nostro Comitato Scientifico sono presenti tra gli altri l’economista Marco Vitale, e  l’Amministratore delegato di Missoni, Alberto Piantoni, che ci mettono in relazione con il mondo dell’imprenditoria.  Inotlre abbiamo partecipato anche all’annuale RavelloLab per raccontare la nostra esperienza .

Cosa vi sentite di consigliare al Sistema Paese in campo culturale?
Ritengo sia fondamentale che i territori possano raccontarsi, trovare spazio di visibilità e contatto con i vertici delle strutture politiche per consigliare, proporre, trovare anche una propria autonomia di gestione e costruire nuove policies, contribuendo alla Governance del Paese in materia di sviluppo culturale ed economico. Trovo che piano piano sia venuto a mancare un dialogo, e ci sia un reale scollamento, che ha prodotto arroccamenti di molte istituzioni territoriali. La formula del “Federalismo Culturale,” opportunamente strutturato e inteso come facilitatore di consapevolezza e di crescita dei territori, è la via da perseguire, per valorizzare i microcosmi italiani e coinvolgerli direttamente nelle nuove politiche di sviluppo.