(Di)Vagando con Vera Fortunati, docente di storia dell’arte moderna all’Università di Bologna

Proseguiamo il nostro percorso alla scoperta del mito bolognese della donna artista, con un’altra pittrice dalla vita complessa ed intrigante.

 Dopo Caterina e Properzia, ci aspetta l’incontro con Lavinia?
Lavinia Fontana (1552 – 1614) proviene da una famiglia coltissima, la madre è la figlia di uno dei più grandi tipografi di Bologna ed il padre, Prospero Fontana, pittore ed amico di Vasari, sicuramente le avrà fatto leggere fin da piccola la Vita di Properzia. Conosce anche l’esempio di Caterina Vigri perché Prospero lavora nel monastero di San Petronio.

Come ho scritto e come mi sembra giusto dire, queste donne si “guardano tra di loro”. Esiste un tramando di modelli femminili a Bologna, possiamo direi fino ai nostri giorni con Norma Mascellani.

Cosa colpisce della pittura di Lavinia?
Innanzitutto l’ardire, questa capacità di una donna di aver capito come doveva comportarsi in una società controriformata per essere un’artista “al pari dell’uomo”.
La straordinaria abilità anche politica nel condurre la proprio esistenza, il fatto di accedere a generi che fino a quel momento erano proibiti alle donne e questo, secondo me, proprio perché ha lo stimolo di Properzia.
Properzia è diventata scultrice quando non esistevano ancora le donne scultrici. Lavinia dice voglio fare la pala d’altare, voglio essere anch’io dentro le chiese, perché nella Controriforma solo se pubblichi in una chiesa sei un’artista riconosciuta.

 Una pittura sempre “al femminile”?
Lavinia ha avuto undici figli, in un dipinto straordinario che si conserva oggi nella Chiesa della Santissima Trinità, nel rappresentare la Natività della Vergine, dipinge proprio un parto notturno, ambientato in un palazzo della nobiltà o dell’alta borghesia bolognese. Ha questa capacità di raccontare il sacro anche in chiave di vita domestica e familiare.
E’ un quadro straordinario perché ci sono già dei fermenti quasi caravaggeschi in anticipo su certo illuminismo macchiato di un Guercino. Un quadro straordinario per quello che sarà il futuro della pittura bolognese nel primo Seicento.

Lavinia dà prova di essere un’artista straordinaria anche nei ritratti?
Nella Pinacoteca di Bologna abbiamo un’eccezionale dipinto, che è il Ritratto della famiglia Gozzadini. Consiglio di andarlo a vedere perché è un documento molto importante per la storia del ritratto nell’età della Controriforma in Europa.

Nella tela compaiono legami con una ritrattistica fiammincheggiante, che Lavinia può aver conosciuto attraverso i ricordi del padre. Secondo la documentazione che si ricava da Vasari, Prospero Fontana intorno al 1561 va a Fontainebleau, dimora dei sovrani di Francia da Francesco I a Napoleone III, oggi Patrimonio dell’Unesco. Prospero è chiamato da Primaticcio, altro grande pittore bolognese dell’epoca, anche se ci sta poco perché si ammala e ritorna così a Bologna.  Sono evidenti questi richiami, già presenti nella ritrattistica di Prospero Fontana, che si rispecchiano anche in quella di Lavinia. Nel Ritratto di gentil donna sempre di Lavinia, che si conserva nel Palazzo Davia Bargellini, c’è un’ analoga preziosità nel raccontare i particolari delle vesti, dei gioielli come nella descrizione degli interni, che ricordano la pittura del padre suggestionato da quello che ha visto a Fontainebleau.

Bisogna dire che Lavinia non era poi così casta e santa?
Abbiamo trovato di recente una sua produzione erotica. Lavinia realizza piccoli rami, che si devono gelosamente conservare nel privato e che nessuno probabilmente deve vedere, al di fuori di chi li commissiona.

Compone anche quadri erotici, servendosi addirittura di strutture che utilizza per commissioni sacre di alto profilo. Nello stesso impianto compositivo della pala, che manda addirittura al Pantheon del monastero dell’Escorial a Madrid, inserisce una Venere che riceve dagli amori un dono, richiamandosi alle Veneri di Fontainebleau e quindi alle seduzioni più erotiche dell’epoca
Fa anche il nudo, che lei dipinge benissimo e probabilmente si serve del suo corpo. Abbiamo trovato una Minerva completamente nuda, realizza una Minerva nuda anche per Scipione Borghese, un nudo completo ma un po’ lontano. Poi la stessa Minerva, che si conserva alla Galleria Borghese, viene ripresa da Lavinia in una riedizione, dove il nudo si avvicina molto di più all’occhio di chi osserva.

 Quindi tra pubblico e privato, la stessa produzione di Lavinia subisce degli scarti: artefice cristiana al massimo grado nelle pale d’altare e nei ritratti pubblici, al punto che il cardinale Paleotti sostiene che è meglio che sia una donna a dipingere la Madonna e la chiama per la pala d’altare della cappella che la famiglia Paleotti ha nella Cattedrale di San Pietro (questo dipinto, probabilmente l’“Assunzione della Vergine”, oggi si conserva a Pieve di Cento).
Ma nel privato osa addirittura il dipinto erotico, il che ci fa capire che ci troviamo davanti ad una donna molto forte, una donna che riesce a tenere le contraddizioni della controriforma nella sua vita e nella sua produzione artistica.

 

Immagini:
in alto: Lavinia Fontana, Ritratto di gentildonna con figlia, Pinacoteca Nazionale di Bologna
in basso: Lavinia Fontana, Minerva in atto di abbigliarsi, Galleria Borghese di Roma

 

 

In questo Itinerario abbiamo visitato:

Lavinia Fontana

– “Natività della Vergine”
Chiesa della Santissima Trinità
via Santo Stefano,87
 
– “Ritratto della famiglia Gozzadini”
Pinacoteca Nazionale di Bologna
Capolavori della Scuola pittorica bolognese tra ‘500 e ‘600
via delle Belle Arti, 56
Tel. +39 051 420 9411
Vai al sito

– “Ritratto di gentil donna”
Museo Civico d’Arte industriale e Galleria Davia Bargellini
Strada Maggiore,44
Tel. + 39 051 236708
Vai al sito