LIBERTE’!

 

Il foto reportage di Fulvio Colucci e della fotografa Roberta Trani è un “racconto fotografico in cammino”, come lo definisce Colucci, giornalista de La Gazzetta  del Mezzogiorno, che vuole fermare gli istanti di una storia vissuta e “passata in fretta” fra le terre riarse del tacco d’Italia.

Un racconto fatto di immagini e parole. Le prime congelano attimi di vita, volti vispi di sollievo e speranza, severi di dovere; uomini, divise, abiti polverosi di terra rossa, ulivi secolari e muretti a secco. E’ la Puglia dal cielo blu cobalto cantato da D’Annunzio. La Puglia assetata d’acqua e lavoro. La Puglia dal grembo largo e ossuto, che accoglie fino a tremila migranti tunisini. Li accoglie e li lascia fuggire verso la speranza, al grido di “Liberté!”.

Siamo nella primavera del 2011, a Manduria, e i due autori, “zaino in spalla, macchina fotografica al collo e occhi ben aperti”, sono lì, dentro e fuori il centro di accoglienza e identificazione allestito nei pressi della cittadina pugliese per accogliere i migranti in fuga dalla Tunisia. Vogliono vedere, capire, ma soprattutto raccontare quei giorni, “i giorni della polvere e dell’indignazione, della rabbia e del coraggio, della paura, delle sassaiole, dell’attesa, dell’ansia di rimanere reclusi o rimpatriare”.

Sentimento e ragione si mescolano fra immagini e parole di questo bel lavoro, a porre una domanda senza risposta dentro gli occhi di chi guarda quei migranti: cosa è la tendopoli di Manduria “per incanto o maleficio”? “Dobbiamo ormai capire che il mondo è diventato unitario e che l’umanità è toccata nello stesso momento da tutto ciò che accade”, scrive Pino Scaccia, inviato speciale Rai in quei giorni e che firma l’Introduzione del libro. Miracoli della globalizzazione. E tuttavia il mondo, arroccato nei suoi massimi sistemi, “probabilmente non è ancora pronto a questa nuova idea di universalità”. La tendopoli fa esplodere un nuovo razzismo, “non più ideologico, legato al colore della pelle, ma legato alla lotta per la vita, alla sopravvivenza”.

La Rivoluzione dei Gelsomini e l’onda liberatoria della Liberté! gridata dai giovani mediorientali ha aperto un “Quarto Stato della disperazione” e riversato i suoi migranti sulle nostre spiagge. Pellegrini della speranza nella terra rossa di Puglia, questi individui erranti hanno aperto nuovi spazi verso una cittadinanza globale fatta di non-luoghi e destini incrociati, accomunati da un’ansia di vivere, che avvicina piuttosto che dividere. Come un’eco che risuona fra le terre del nostro pianeta, la tendopoli diventa simbolo di una protesta sociale che non ha lingua o nazionalità precise. Oggi sono i ragazzi occidentali accampati nella piazze, nuove spiagge d’approdo della protesta, a urlare cori alti di Liberté! da questa precarietà di destini.

E’ un libro che parla alla “pancia” del lettore, ma ne dimentica la curiosità.  La ragione lucida delle istantanee non lascia posto a un’analisi più profonda del fenomeno straordinario vissuto in quei giorni. L’introduzione di Scaccia e la prefazione “Se la Storia si mette in cammino” di Colucci, come il breve “Quei giorni al campo” di Ivan Cimarrusti, sollevano il sipario su un palcoscenico complesso di politica, economia e società. Non era nelle intenzioni degli autori, ma il lavoro sembra “sospeso” fra cantico e racconto, debitore a quest’ultimo di qualche riga in più.

Appassionati di fotografia e poesia. A tutti gli  interessati alla “narrazione corale” di un giornalismo, che vuole leggere la Storia, comprendendola. Questo emozionante lavoro di Colucci e Trani rinvia, a sette mesi dalle istantanee nella tendopoli, all’urgenza di svelare l’intima contraddittorietà dell’universalismo politico dello Stato moderno, attraverso gli occhi di chi intraprende un viaggio di separazione dalla propria terra, portando con sé quel carico di identità, di realtà, di speranza, di attese, di fatica e a volte di vero dolore.

Edito da ILGRILLO Editore.
Costa 15,00 €.
ISBN: 978-88-6653-009-1