La giornata internazionale contro la violenza sulle donne non poteva iniziare in modo peggiore. È di ieri la notizia che la giornalista e blogger egiziana Mona Eltahawy è stata detenuta per dodici ore dalle autorità militari dopo essere stata arrestata nei pressi di piazza Tahrir, al Cairo, dove si sono riaccesi gli scontri a pochi giorni dalle annunciate elezioni. È stata la popolare giornalista la prima a dare la notizia del suo arresto, pubblicando alle 4 del mattino nel suo profilo Twitter poche parole per avvertire che era appena stata presa dalla polizia: “Arrestata picchiata al Ministero dell’Interno”. Dopo le interminabili ore di detenzione, interrogatori e violenze sessuali da parte dei poliziotti ( “In cinque o sei mi hanno circondata, mi hanno messo le mani addosso e sul seno, mi hanno afferrato nella zona dei genitali e ho perso il conto di quante mani hanno tentato di infilarmi nei pantaloni” condensa così la giornalista la sua denuncia nei 140 caratteri consentiti dal social network) è stata rilasciata alle 11.30 con entrambe le braccia e mani fratturate, come mostra chiaramente la foto caricata nel suo profilo Twitter. In passato corrispondente dal Medio Oriente per l’agenzia Reuters, Mona Eltahawy ha la doppia cittadinanza, egiziana ed americana e dal 2000 risiede negli Stati Uniti. Era tornata in Egitto per seguire da vicino e dare il suo appoggio alle proteste. Di recente aveva difeso il gesto della giovane egiziana Aliaa Mahdy che, per protestare contro la censura nel suo paese, e soprattutto contro la repressione della libertà delle donne, aveva pubblicato sul suo blog alcune sue foto completamente nuda. “Quando una donna è solo la somma del suo velo e del suo imene, allora la nudità e il sesso diventano armi di resistenza politica” aveva affermato in quell’occasione la giornalista. Forse non avrebbe mai pensato che anche la sua foto in tuta con le braccia ingessate sarebbe diventato il simbolo del riscatto delle donne di piazza Tahrir. Le barriere conservatrici nel paese sono ancora molto presenti e limitanti per le donne: le candidate alle elezioni non possono mostrare i loro volti nei depliant elettorali e, se verranno elette in Parlamento, al loro posto parleranno i rispettivi mariti. L’aggressione della giornalista egiziana non sembra essere un episodio isolato: diverse inviate di testate internazionali sono state assalite negli ultimi giorni mentre svolgevano i loro reportage nel paese. Non a caso, l’organizzazione Reporters sans Frontières ha consigliato ai media internazionali di non mandare come inviate donne in Egitto.

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Sito ufficiale di Mona Eltahawy