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E’ significativo che il libro di Rodotà, “Elogio del moralismo” esca proprio in tempi di saldi di costumi e valori. Tempi che però ci piace sperare che stiano cambiando. La crisi economica ha portato in Italia un nuovo modello costituzionale, una nuova prassi. Non più tempi lunghissimi dovuti alle pastoie di consultazioni per far nascere un Governo che rispecchi la percentuale dei partiti; ma consultazioni rapidissime a carte scoperte. Non più “porte a porte” , ma trasparenza e rispetto delle e nelle sedi istituzionali. E Comunque vadano le cose, l’insegnamento è questo: l’Italia dei ritardi, questa volta prova ad arrivare puntuale. Almeno nelle formalità, nelle procedure. Con la speranza che l’eccezione diventi la regola per il futuro.
Fa piacere la sobrietà della copertina che ha riportato la mente ad un altro Elogio: quello della Mitezza di Bobbio. Contro ogni arroganza e contro l’arroganza del potere. Il moralista non è un debole, ma un giusto: un giusto che si è stancato di vedere le ingiustizie.
Ci troviamo di fronte ad una evidente forzatura dei tempi e dei modi. Necessaria per volontà europea e per mettere in sicurezza il Palazzo che crolla per una costante subsidenza.
Ma nel Paese dei paradossi dalle macerie economiche e morali ormai serve chi spegne l’incendio della casa che brucia. Vi è però davvero la necessità di un Rinnovamento Etico, quello evocato da Benedetto XVI e ratificato da Giorgio Napolitano. Un rinnovamento che vogliono gli indignados che viaggiano in mezzi affollati mescolati con il sudore della giornata di lavoro resa ancora più dura da una mobilità che nessuno risarcisce.
Il clientelismo è il motivo per cui il nostro Paese si trova in una profonda crisi finanziaria, etica e morale. Anche perché la responsabilità etica viene prima di quella politica.
Urge la speranza di un rinnovamento. Non basta una legge elettorale. Occorre modificare geneticamente i meccanismi di scelta. Capacità e merito che insieme all’etica debbono essere i capisaldi di una nuova e necessaria rivoluzione culturale. Altrimenti la Penisola, senza l’assicurazione dell’obbligo etico dell’azione, ha tanto mare intorno per andare a fondo.
E’ l’ora davvero di esporre la bandiera. Di non negarla. Per aprire nuove strade alla vita economica, sociale e soprattutto MORALE del popolo italiano risorgente per una concreda sfida alla visione pessimistica dell’avvenire. Ecco perché abbiamo bisogno di ricostruire, di ricucire l’Italia umiliata e derisa. Ecco perché occorre il ripristino dello Stato, del Senso dello Stato, del senso delle Istituzioni con uomini giusti che rispettino la “Maglia della Nazionale” senza pensare agli interessi della squadra di provenienza.
C’è un’Italia perbene che non può più aspettare perchè non è giusto che aspetti. Ed è questa l’Italia che merita l’Elogio, del moralismo e della pazienza. Ora alle parole debbono seguire i fatti. Basta con i proclami. Con le cure palliative. Ci vogliono altri comportamenti e altri uomini.
Chi porta a casa sfinito il pane quotidiano, leggendo svogliatamente giornali consunti che riportano il paradosso del giorno o l’esternazione del nominato di turno. Anche gli approfondimenti televisivi ormai fanno parte di quell’inquinamento acustico propinato a tutto volume da parole vacue e fantasiose di gente non eletta che parla sentendosi rappresentante del popolo ha ucciso l’etica pubblica con l’iimoralità diffusa.
Edito da Laterza, scritto da Stefano Rodotà, è composto da 112 pagine e costa 9 euro. E’ disponibile anche in formato ebook.
ISBN: 9788842098898