È di qualche giorno fa la dichiarazione del Sindaco di Milano Giuliano Pisapia che entro il 2016 restituirà alla cittadinanza milanese il glorioso Teatro Lirico di via Larga: “Nel primo consiglio di amministrazione della Scala, cui ho partecipato come Presidente, – ha dichiarato – avevo gia’ posto questo tema e voglio mantenere l’impegno di riaprire il Teatro Lirico: una piccola Scala aperta a tutti”. “Entro i cinque anni del mio mandato, il progetto diventerà realtà – ha aggiunto – un luogo dove presentare gli spettacoli della Scala a una platea più ampia” .

Il Teatro, inaugurato nel 1779, un anno dopo la Scala, è sempre stato considerato il fratello minore del “grande Teatro” che con lui condivide la firma del Piermarini e la posizione centrale. Sorge sull’area delle Scuole Canobbiane, da cui la sua menzione alternativa di Teatro alla Canobbiana,  diventa Teatro Lirico nel 1894 quando la gestione passa alla società Sonzogno. Ricostruito più grande e moderno dopo un incendio alla fine degli anni Trenta, ha visto celebrarsi nel 1944 il funerale di Filippo Tommaso Marinetti, accompagnato dal famoso ultimo discorso di Mussolini detto della riscossa. 
Dal 1964 il Comune lo concede come “sala grande” del Piccolo teatro di Giorgio Strehler e Paolo Grassi, che avviano in quel momento la stagione brechtiana; anche  spettacoli e monologhi di Giorgio Gaber trovano il degno palco, tanto che nel 2003 si decide di dedicare il teatro alla memoria del cantautore milanese. 
Risale al giugno del 1999 la sua chiusura per restauri: il Comune apre un bando pubblico e si stimano circa 4/5 miliardi di vecchie Lire per gli interventi di messa a norma degli impianti, allargamento della buca d’orchestra e rinnovo degli arredi.  Si presentano tre candidati, ma solo la società di Gianmario Longoni, impresario del Teatro Smeraldo e del Nazionale, si aggiudica il bando, chiuso nel 2003.
Il progetto, curato dall’Architetto Luciano Colombo per conto di Longoni, propone un’ambiziosa rilettura degli spazi del Teatro e la sua trasformazione in centro polifunzionale con un palco e platea di concezione moderna, una biblioteca aperta al pubblico e ai vicini studenti dell’Università Statale, un ristorante prestigioso, negozi e una cupola rialzata e trasparente. Il sito con la descrizione del business plan è ancora on line . Una presentazione pubblica si è tenuta il 19 aprile del 2007, mala storia del cantiere del Lirico è costellata di ritardi, polemiche, blocchi dei lavori per ragioni economiche e politiche .

A fianco della lievitazione del budget che passa subito ai 20 milioni di Euro, le querelle sono molteplici: i ricorsi degli altri partecipanti alla gara che contestano il progetto, troppo ambizioso e ammiccante rispetto a quanto richiesto nel Bando; i vincoli della Soprintendenza che riconosce nell’edificio un valore storico; la mancanza di finanziamento che si verifica intorno al 2008. Una maledizione che si chiude dolorosamente con l’invio di una lettera di revoca della convenzione nel 2011, indirizzata da un Longoni reduce dal fallimento della sua Società incaricata dei lavori e della crisi del suo Teatro Smeraldo.
Recentemente le dimissioni dell’assessore alla cultura milanese Stefano Boeri, poi rientrate, hanno inoltre destato un certo smarrimento per l’ipotesi di dover affrontare un nuovo periodo di  instabilità per le politiche culturali.
Il Teatro giace chiuso e sventrato da anni, quando invece sarebbe bastato così poco per rinnovarlo e riaprirlo. Inoltre sconforta un po’ la destinazione d’uso che è stata dichiarata: un secondo e più popolare palco per Lirica e Danza, quando alla Bicocca gli Arcimboldi non decollano con nessun tipo di programma per le arti performative che non sia di “programmazione di massa”.
Quando fra il gennaio 2002 e dicembre 2004, la Scala fu coinvolta nell’enorme progetto di restauro, il Comune di Milano decise di trasferire la stagione al nuovo e decentrato Teatro degli Arcimboldi, invece che cogliere l’occasione di riconcentrare l’attenzione sugli interventi al Lirico. Allora Pirelli eresse l’edificio su progetto di Renzo Piano, godendo di un’assenza di gara pubblica, e godendo di qualche sgravio per la formula dell’erogazione liberale (la Commissione Europea ha anche multato la città di Milano per questa eccezione).

Un esempio positivo di intervento pubblico risolutivo che ha restituito un teatro storico alla cittadinanza è a Bergamo: l’attesa è stata lunga, dal 1974, ma nel 2009 il Comune ha riaperto il Teatro Sociale di Città Alta al pubblico, con rassegne di Teatro sperimentale e Danza .
L’esempio del Teatro Valle di Roma, occupato da questo giugno, è un esempio di virtuoso intervento di cittadinanza attiva: i suoi stessi lavoratori si sono presi carico della sua programmazione e della sua manutenzione per salvarlo da chiusura certa o vendita a impresari privati.
Vorremmo poter chiedere al Sindaco Pisapia come voglia intervenire sul Lirico: proporlo come piccola Scala, quando la città di Milano ha una penuria di spazi per altre arti performative, oltre che di scuole e accademie di coreografia pubbliche sembra molto semplicistico e distante, considerando quanto costa il mantenimento dell’Arcimboldi alla Bicocca. Pensare un Lirico per i giovani registi, i giovani corpi di ballo, la Lirica contemporanea, ma anche luogo di riflessione, di sperimentazione, di educazione alla musica e al suo ascolto.
Anche la Scala potrebbe continuare a sviluppare delle formule parallele alla Stagione lirica, per avvicinare il pubblico anche meno facoltoso (le Prove Aperte e la campagna di vendita per gli under 26 sono state molto apprezzate).
Come dichiarato nella sua campagna elettorale, il Sindaco potrebbe coinvolgere le persone, i cittadini ad esprimersi e lavorare su un progetto di programmazione, gestione e promozione con work shop aperti e tavoli di assemblea: rispecchierebbe la freschezza che ha connotato il suo arrivo alla politica e l’alternativa di pensiero che ha proposto nei suoi programmi.
Ogni sera la facciata del Lirico, un simbolo del cuore popolare della città di Milano, una sua eccellenza, è fiocamente illuminata. Si vedono solo sbarre alle finestre e all’ingresso, nonché silenzio desolato.
Un ennesimo peccato fra i crolli, i soprusi, le dimenticanze del nostro Patrimonio tanto invidiato. Gaber non sarebbe così orgoglioso di essere associato ad un Teatro morto…

Approfondimenti:
Per un dettagliato report delle vicende degli ultimi anni del Teatro Lirico, si consiglia la lettura di Francesca Gambarini, “Il Lirico oggi. Il teatro non abita più qui”, in Stratagemmi-Prospettive teatrali, Trimestrale di studi, Diciassette 2011-Marzo, Pontremoli editore, pp.165-180.