Il Padiglione di Arte Contemporanea di via Turati a Milano , a fianco di Villa Reale, è stato occupato nella giornata di sabato 3 dicembre dal gruppo dei lavoratori dell’arte, un movimento cittadino che coinvolge operatori della conoscenza e precari della cultura .
La giornata si è avviata intorno all’una con una sorta di marcia solenne, dove il gruppo di circa un centinaio di persone, molti dei quali artisti, performer, operatori della conoscenza, è entrato al PAC dove è in corso la mostra sui cartoons della Pixar.
Hanno steso poi all’interno uno striscione con scritto “Dai, dai dai occupiamoci di ciò che è nostro” e hanno chiamato giornalisti e pubblico a porre delle domande per conoscere le loro motivazioni, dopo aver letto il loro comunicato, nel quale denunciano lo stato di assenza di diritto e di sistemi di tutela della loro situazione di precarietà e l’abuso che il mondo del profitto impone su coloro che producono idee, creatività, innovazione e visioni per il futuro.
Tutto questo assumendo la posa del Quarto Stato, il dipinto di Pelizza da Volpedo , scelto simbolicamente a richiamo della forza che l’azione pubblica è capace di generare.
Fra i concetti principali sviluppati nel comunicato:
“Noi lavoratori dell’arte, sempre più privi di diritti e sempre più esperti nell’arte di sopravvivere, ci troviamo dispersi, frammentati, condannati ad una dimensione cinica, competitiva ed individualistica. Consci di questo deserto, da mesi ci siamo messi in movimento, stiamo promuovendo dibattiti pubblici in modo aperto, trasversale ed inclusivo, per discutere collettivamente sulle nostre condizioni di lavoro, su come il mercato e le politiche governative producano sempre più diseguaglianze, su come subiamo una totale mancanza di politiche di redistribuzione economica e di welfare.
Siamo usciti allo scoperto e stiamo affermando che la cittadinanza attiva, assieme ai lavoratori dell’arte e della cultura può, in un processo che si costruisce dal basso, ripensare totalmente gli spazi dove l’arte si produce e si fruisce, prendendosene cura. La produzione artistica va perciò ripensata proprio a partire da questo incontro fra le singolarità degli artisti e la sua dimensione comune, sociale, reticolare e cooperante.
Allora entriamo nello spazio pubblico e occupiamoci di ciò che è nostro!”
L’azione è proseguita con una serie di letture, e successivamente con l’assemblea pubblica: “Arte: Bene Comune” invitando la cittadinanza a parlare, attivarsi, dialogare per riprendersi gli spazi per la cultura, per il pensiero, per la creatività come diritto e libero bene per tutti, fuori dalle logiche del profitto.
L’invito è stato raccolto anche dall’Assessore Stefano Boeri, seduto in terra con gli altri manifestanti, aperto alle istanze promosse dal movimento.
Il gruppo dei Lavoratori dell’arte ha coinvolto anche esponenti dei movimenti per l’Arte-Bene Comune, provenienti dalle esperienze del Teatro Valle di Roma, occupato da giugno e completamente gestito dai suoi lavoratori, il S.A.L.E docks, gruppo di artisti occupanti dei magazzini del Sale di Venezia, lasciati in disuso  e attivo fin dal 2007 e il Teatro Marinoni di Venezia.
Il tutto si è concluso con la chiusura del PAC, ma i lavoratori dell’Arte hanno dichiarato che non rimarranno più nell’ombra.