Tutti gli occhi puntati sui Beni Culturali e sul loro dicastero ieri, da mattina fino a sera, con il neo ministro ai Beni Culturali Lorenzo Ornaghi a fare spola tra convegni e Commissione Cultura per illustrare a colleghi e media le sue idee di intervento nel comparto.
Quattro le linee su cui prendere provvedimenti fin da subito: un ddl che metta ordine nel settore del restauro, uno per il cinema, uno per la qualità architettonica e uno che inasprisca i reati contro il patrimonio.
Il lavoro da portare a termine è dunque moltissimo ma urgente sembra essere anche la questione delle agevolazioni fiscali che fino ad ora non hanno mostrato la minima apertura verso i finanziatori privati: “sugli sponsor oggi grava il 21% di Iva e il 10% sulle ristrutturazioni – ha dichiarato il ministro – occorre quindi semplificare queste procedure complicate e farraginose”.
Ancora una volta, dunque, è il rapporto tra Stato e privati a rappresentare il fulcro dal quale partire per rilanciare la cultura e la sua economia e soprattutto per permettere il proseguimento di lavori, come quelli per la Grande Brera ad esempio, bloccati da anni, che frutterebbero alle casse dello Stato ingenti somme di denaro.
Tra le novità presentate ieri in Commissione rientra anche la volontà di istituire una Giornata per la Cultura volta ad educare soprattutto le nuove generazioni al rispetto e all’apprezzamento del nostri immenso patrimonio culturale.
Molti buoni propositi dunque, che aspettano una realizzazione pratica: al momento, il vero momento clou della giornata si è avuto con l’ufficializzazione della nomina di Paolo Baratta alla presidenza della Biennale di Venezia dopo le polemiche suscitate dalla decisione dell’ex ministro Galan di designare come Presidente Giulio Malgara.
“La bellezza salverà il mondo” ha affermato in apertura il ministro citando Dostojevsky. Ma chi salverà la bellezza?