E dopo l’Arte Povera arrivò la Transavanguardia. Con un po’ di ironia, si potrebbe riassumere così quel passaggio epocale che ha caratterizzato l’arte italiana e internazionale dagli anni Sessanta fino, almeno, a due decenni dopo.
È stata questa la vera frattura tra la dimensione legata all’utilizzo di materiali feriali, tecniche anomale, percezioni ambientali – che appartengono all’Arte Povera –, rispetto a quel “ritorno” alla pratica del disegno e della pittura che Mimmo Paladino ha reso sinteticamente nel suo dipinto del 1977 “Silenzioso mi ritiro a dipingere un quadro”.
È proprio così, dopo decenni di arte informale, minimale, concettuale e, appunto, “povera”, attraverso la Transavanguardia, il movimento teorizzato e sostenuto da Achille Bonito Oliva, si è tornati al gusto per il quadro dipinto, la pratica pittorica, e l’immagine che attraversava, appunto, le avanguardie del Novecento mediante un approccio nomade che ha preso in prestito icone dell’arte europea del primo cinquantennio del secolo, per rimescolarle secondo codici formali che appartengono agli artisti che hanno operato dentro o fuori questo movimento.
Si sa, i cinque protagonisti storicizzati, Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria e Mimmo Paladino, insieme alla teoria – e ai fatti – di Bonito Oliva, compagno di strada e sostenitore, hanno cavalcato gli ultimi decenni dell’arte italiana e internazionale.
In questo anno di infinite celebrazioni del 150esimo dell’Unità d’Italia, molte sono state le mostre corali, volumi di studio e tanti focus. Abbiamo già accennato di quelle relative all’Arte Povera, e lo stesso discorso si può fare con la Transavanguardia.

Anche in questo caso al dare il via alla serie di mostre è stata Milano, questa volta a Palazzo Reale, dove Achille Bonito Oliva ha inaugurato alcune settimane fa la mostra La Transavanguardia Italiana, un excursus corale di opere di grande formato dei cinque protagonisti. La mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura di Regione Lombardia e dall’Assessorato Cultura, Expo, Moda, Design del Comune di Milano, ideata da Regione Lombardia insieme a Spirale d’Idee, è un’occasione per riflettere sulle linee di tendenza, le predilezioni tecniche e formali dei cinque artisti, attraverso una vasta rassegna di opere provenienti da collezioni pubbliche e private.
Sul territorio nazionale sono state poi progettate le mostre monografiche dei cinque protagonisti: Nicola De Maria (Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato), Sandro Chia (Foro Boario di Modena), Enzo Cucchi (MARCA, Catanzaro), Francesco Clemente (Palazzo Sant’Elia di Palermo) e Mimmo Paladino  (ex – GIL di Luigi Moretti a Roma), di cui si trova traccia anche nel bel catalogo pubblicato per l’occasione da Skira, una testimonianza fondamentale per la ricostruzione filologica di un movimento, del contesto attorno al quale ha mosso i primi passi e si è radicata la Transavanguardia italiana e, naturalmente, dei 5 differenti personalità + uno, il critico naturalmente.