Che l’Italia nel corso dei secoli sia stata la patria per eccellenza dell’ingegno tecnico e scientifico, dell’opera artistica e filosofica, delle cortesi maniere e del buon gusto tanto da rappresentare, sin dal principio dell’età moderna, la meta privilegiata e imprescindibile del “Grand Tour” rinascimentale, è cosa assai nota. Che oggi l’Italia sia divenuta addirittural’icona trendy dal fascino scialitico per un circoscritto gruppo di nazioni emergenti -i cosiddetti Paesi BRIC è fatto meno ovvio.
Questo è proprio ciò che emerge dal BTO 2011 di Firenze, l’evento edu-entertainment dedicato al turismo nell’epoca del web 2.0 che il 1 e il 2 di dicembre ha raggiunto la sua quarta edizione.
Nel quinquennio 2006-2010 i flussi turistici dai Paesi BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) verso la Penisola sono così aumentati di circa il 21%. Secondo quanto reso noto durante il panel della Main Hall della prima giornata, sono in particolare Toscana, Lazio, Emilia Romagna e Veneto le regioni più amate dai viaggiatori.
Il termine “BRIC” è stato coniato per la prima volta nel 2001 per indicare quelle nazioni che hanno in comune una grande popolazione, un vasto territorio, ingenti risorse naturali e che, soprattutto, sono state coinvolte di recente in una decisiva crescita del Pil e, per questo, pronte ad assumere un ruolo di primaria importanza nella compagine mondiale futura. Non ci si deve perciò stupire se i BRIC siano diventati i principali catalizzatori dello sviluppo economico del mercato turistico italiano.
Una ricerca ha tracciato il profilo tipo del viaggiatore BRIC: si tratta di una persona che pernotta almeno una notte (91%), più giovane rispetto alla media mondiale (35 anni anziché 41), con un consistente potere d’acquisto che però non tracima mai in una improvvisa generosità in quanto è molto attenta a come spende i propri soldi, colta e preparata, sedotta dal patrimonio storico-artistico nostrano . 
Ora, come sostiene Alberto Peruzzini, dirigente del settore turismo di Toscana Promozione-“I Paesi BRIC non costituiscono un gruppo monolitico, monotematico”: i russi sono stati i veri pionieri di questa tendenza poiché, già da parecchi anni, sono soliti trascorrere le loro vacanze nel Bel Paese con una puntuale attenzione rivolta alla Versilia; i brasiliani, la classe media in primo luogo, hanno cominciato a spostarsi  maggiormente in seguito alla svalutazione del dollaro e al rafforzamento dei collegamenti aerei con l’Italia e si dimostrano particolarmente interessati alla cura del wellness e alle località termali (sempre Peruzzini ricorda come l’Italia del benessere che il brasiliano ha conosciuto sia quella dei paesaggi ameni veicolati da “Passione”, telenovela di grande successo in onda sulla rete Globo!). Gli indiani sono gli ultimi in questo mercato e, a differenza degli altri BRIC, partono anche nei mesi di novembre e dicembre quando ricorrono parecchie festività hindu e numerosissimi sono coloro che si sposano proprio in quel periodo. Infine l’enogastronomia e la moda degli Outlet è ciò che seduce e attira il popolo cinese.    
In ogni caso, la Toscana è sempre al primo posto delle località predilette con un incremento del 50% nel settore turistico. Diventa dunque fondamentale -spiega ancora il dirigente- “creare un’attrattiva diversificata”, un range di “offerte sempre più strutturate e mettere in rete i relativi operatori. Rispetto alle sue reali potenzialità il turismo BRIC nel nostro paese è ancora un fenomeno che tocca solo alcune città. Per questo è necessario sviluppare un nuovo modo di diffondere la destinazione Italia, più in linea con i gusti e le esigenze di questi viaggiatori”.

Tutto ciò è quello che intende promuovere e incentivare la fiera stessa, configurandosi come un importante momento di incontro tra i maggiori operatori, specialisti ed esperti in nuove tecnologie, al fine di riuscire a migliorare la risposta turistica, attraverso strategie e modelli sempre più efficaci ed un continuo potenziamento della piattaforma internet. Essenziale, allora, è interpretare esattamente i cambiamenti dell’epoca, aggiornarsi e comprendere appieno le aspettative dei clienti che, sempre più, manifestano un rapporto stretto con l’universo del web. Quest’ultimo diventa il canale preferenziale attraverso il quale si ricevono comunicazioni, si accettano idee e ispirazioni, si condividono risorse. L’utente è il vero protagonista e garantirgli un facile e chiaro accesso a qualsiasi tipo di informazione diventa uno degli imperativi categorici (celebre è l’empasse a cui va incontro il turista che desidera effettuare una prenotazione on line per l’ingresso agli “Uffizi”: la dicitura ufficiale è www.polomuseale.firenze.it e non verrebbe in mente a nessuno di digitarla..figuriamoci all’estero!)

Altro obiettivo determinante rispetto alla tematica dei paesi BRIC, è quello di incoraggiare e di “smistare” l’affluenza verso città meno conosciute ma ugualmente degne di nota, attraverso la riqualificazione di un Italia “non segnalata”. Esiste cioè un’Italia non ricercata dove tuttavia sono secretate meraviglie che non si aspettano. Non solo dunque la solita città d’arte, ma anche la piccola località montana pronta a soddisfare e ad accogliere con i propri servizi ogni tipologia di richiesta.

Infine un’ultima riflessione: è inconfutabile che l’utilizzo delle tecnologie informatiche e multimediali o delle regole del marketing non si tradurrà mai nella volontà di potenza di far prevalere le forze incontrastabili della mercificazione, della superficialità o del frenetico mondo dei consumi oberato da ossessivi slogan pubblicitari. Alla base vi è sempre la consapevolezza dell’importanza del bene culturale in quanto tale. “Il nostro patrimonio è e deve servire primariamente a noi, primariamente alla nostra memoria storica. Se abbiamo capito questo, allora possiamo anche affrontare la tematica del riuso”. “Solo la consapevolezza che i beni culturali sono, non solo metaforicamente, un bene comune, è la garanzia della loro stessa esistenza” -sostiene la rivista FMR.

“E allora – ricordava Milena Gabanelli in una delle sue ultima puntate di Report – in quale settore noi saremmo in grado di sbaragliare la concorrenza? Nella materia prima che nessun paese al mondo possiede: il nostro patrimonio storico, artistico e culturale. E per tutto il mondo l’Italia è un paese da visitare. Questo vuol dire che questo patrimonio, ben organizzato, produce posti di lavoro. Noi non abbiamo tra l’altro soltanto monumenti, chiese o musei, ma il maggior numero di siti Unesco, e bellezze sparse da nord a sud, eppure in Europa , per quel che riguarda l’occupazione culturale e creativa siamo terzultimi: dietro di noi solo la Romania e il Portogallo. Questo perché il patrimonio è mal gestito, anziché rendere è diventato un costo”….