Se agli inizi di ottobre avevamo fatto il punto sulla situazione del Teatro Lirico di Cagliari, il quale versava in uno stato di grande preoccupazione ed incertezza, le ultime notizie che lo riguardano – pubblicate su l’Unione Sarda lo scorso 9 dicembre e riportate anche dalla rassegna stampa del Comune di Cagliari – annunciano finalmente il nuovo piano per il triennio 2012 – 2014 disposto dal Soprintendente Di Benedetto.
La pesante crisi dovuta al debito, ereditato dalle gestioni precedenti e complessivamente stimato a circa 26 milioni di euro – dei quali ben 2 milioni e 300mila euro i cachet non corrisposti agli artisti esterni – aveva fatto paventare un commissariamento che avrebbe potuto comportare il ridimensionamento del personale, il mancato pagamento degli stipendi e, non ultimo, avrebbe potuto causare delle rovinose carenze all’importante programma artistico.   
Si erano prospettate così, all’inizio della stagione lirica, due possibili soluzioni per risollevare la sorte del Teatro: da una parte quella di chiedere un maxi prestito ed allo stesso tempo ricontrattare il debito con le banche, garantendo il mutuo con lo stesso immobile; dall’altra, invece, si era ipotizzata l’attuazione da parte della Regione, tra i maggiori azionisti dell’Ente Lirico, di un piano straordinario.
In questa difficile situazione, quindi, il piano d’impresa del Soprintendente Di Benedetto sembra ora poter fare luce su quello che sarà il futuro del Teatro e su ciò che si prospetta per quanto concerne la sua gestione e la sua pubblica fruizione.
Il nuovo progetto presentato in questi giorni appare alquanto concreto e ben definito negli intenti e da ciò che è emerso si punta soprattutto, e come era del resto prevedibile, sul contenimento delle spese.
Al centro del mirino i cachet esterni: nel 2010, infatti, quando già si era a conoscenza del pericoloso deficit del Teatro, il totale del cachet si era ridotto della metà rispetto al 2008, anno in cui un’opera allestita da compagnie esterne aveva mediamente un costo di 65 mila euro e si spendevano in totale circa 5,8 milioni di euro l’anno. Nonostante, quindi, la spesa piuttosto contenuta dello scorso anno, che ammontava a 2,7 milioni di euro, il nuovo piano si è focalizzato sul costo ancora troppo elevato delle produzioni artistiche, dal momento che queste spese non possono più andare al di sopra delle possibilità del Teatro.
Di fronte al sindaco ed ai rappresentanti del personale, il Soprintendente ha dunque presentato un piano industriale che vuole investire ed adoperare le risorse interne alla Fondazione, valorizzando in tal modo capacità e potenzialità dei complessi tecnici ed artistici del Lirico, selezionando attentamente ‘gli ambiti repertoriali e di spettacoli in grado di sollecitare e stimolare le qualità intrinseche delle risorse interne’.
Altro punto nodale del nuovo piano di gestione è il contratto integrativo e dunque i costi del personale, stimati per il 60% dei costi totali che deve sostenere l’Ente Lirico e che dal 2008 hanno registrato una crescita da 15,7 milioni di euro a ben 17. Così, se da una parte sembra non si vogliano operare i tanto temuti tagli al personale, dal momento che l’organico stabile di 229 persone risulta essere indispensabile, tuttavia verranno bloccati i contratti a tempo determinato e si impiegheranno alcuni dipendenti per la progettazione e lo sviluppo delle attività del Teatro e del Parco della Musica cagliaritano. Inoltre, il contratto integrativo subirà delle modifiche in quanto probabilmente scompariranno il premio di produzione e gli ‘acconti sui futuri miglioramenti’.  
Assoluta novità, poi, costituisce il progetto di individuare nuove fonti di sostentamento per il Teatro, mediante una ‘scuola di professioni artistiche e una small business factory’, sviluppando quindi attività didattiche e contemporaneamente operando per la creazione di imprese che possono trovare la loro concreta e naturale collocazione nel settore teatrale. Gli spazi del teatro potrebbero essere, infine, dati in gestione: primo su tutti quello del ristorante, in disuso da diversi anni, il quale potrebbe essere concesso in affitto richiedendo oltre al valore della locazione anche quello delle royalities.              
Da questo piano industriale – creato ad hoc da una società esterna all’Ente Lirico – si desume, quindi, la volontà di attuare una oculata programmazione e di porre seria attenzione al bilancio. Ora saranno i sindacati ma soprattutto i vertici della Provincia a valutarlo in tutte le sue parti ed a decidere le sorti della Fondazione.
La nuova attenzione verso la didattica e l’intervento dei privati sembrano comunque poter permettere al Teatro Lirico di affrontare la crisi, nella speranza poi di poter approntare un modello di gestione che possa garantire la gestione e l’autonomia di questo importante Teatro.