Prosegue l’indagine sui Distretti Culturali della Lombardia : abbiamo conversato con Irene Nicolis, coordinatore del progetto DOMINUS, il Distretto culturale dell’Oltrepò Mantovano, un’area fortemente caratterizzata da un paesaggio agricolo, dove beni culturali materiali, si sposano a beni immateriali come il paesaggio e il bagaglio di tradizioni della civiltà agricola, assi portanti del progetto distrettuale, approvato nel 2010, e che muove i suoi primi passi operativi da qualche mese.
Eccone la testimonianza.

Che cos’è un Distretto culturale e perchè avete sentito l’esigenza di costituirne uno nel territorio dell’Oltrepò Mantovano?
Il modello del Distretto Culturale nel quale le risorse culturali di un territorio fanno sinergia con le risorse produttive ed economiche non è oscuro nella nostra esperienza di provincia.
Il territorio dell’Oltrepò mantovano è costituito da 22 comuni, 17 appartenenti già al Consorzio Oltrepò mantovano, ai quali si sono aggiunti altri 5 comuni dell’area da quando ha preso corso il progetto Distretto. Tutte queste amministrazioni già da tempo attivano modelli di gestione in rete attraverso la cultura. Suzzara è stato capofila fra il 1977-78 nel lanciare il sistema integrato di gestione delle biblioteche. Anche per i servizi museali abbiamo attivato una rete di collaborazione nonchè con il sistema turistico, tramite l’associazione denominata Po-Matilde. Dopodiché siamo passati all’attivazione di programmi istituzionali di concerto con la Regione Lombardia, nel quadro del DocUP Obiettivo 2, come il Programma Integrato di Sviluppo Locale (PISL)  e il Programma Integrato di Area (PIA) .
Nel 2006 avevamo anche avviato il sistema parchi dell’Oltrepò mantovano , grazie al Sistema Turistico “Po di Lombardia”, sempre con il supporto della Regione in ambito del piano di sviluppo del piano di marketing territoriale.
La nostra vocazione non è stata altro che confermata quando siamo venuti a conoscenza del bando di Fondazione Cariplo. Abbiamo focalizzato meglio alcune azioni e riflessioni e con l’aiuto determinante del Politecnico, abbiamo scritto lo studio di fattibilità, inquadrando con più chiarezza il nostro territorio. Il progetto Distretti culturali, promosso e realizzato da Fondazione Cariplo,  è stato un volano, un supplemento, un innesco più chiaro che ha facilitato la messa a fuoco sulle possibili concrete sinergie fra cultura e mondo produttivo. Non si tratta per noi di un mero ottenimento di fondi, ma di opportunità di crescita straordinaria per tutto il territorio.
Il progetto è stato approvato nel 2010, ma è entrato nella sua effettiva operatività nel 2011. Abbiamo coinvolto una squadra di giovanissimi coordinatori, bravi e motivati, ai quali sto lasciando le consegne.

Quali sono le caratteristiche principali di Dominus- Distretto Oltrepò Mantovano e cosa lo distingue in termini di risorse sul territorio, progetti attivi, obiettivi?
Siamo l’area più occidentale della regione Lombardia e quasi una terra di confine, per la nostra vicinanza al Veneto e all’Emilia Romagna.
L’attraversamento del fiume Po è quanto geograficamente, ma simbolicamente ci caratterizza: la presenza dell’acqua, delle sue piene, dei paesaggi che ha disegnato, i suoi scenari agricoli antropizzati. Gli insediamenti rurali sono quanto di più caratteristico si trovi nella nostra provincia.
La parte compresa fra la riva destra del Po e la riva destra del Secchia comprende l’area più rurale, riconosciuta dalla regione come GAL; mentre  fra Po e riva sinistra del Secchia si espande il cluster industriale dove sono sorte negli anni le manifatture legate alla filiera agricola, come la Fiat (segmento macchine agricole), ora Iveco e servizi annessi o la Bypy. Tutto il territorio dell’oltrepo’ mantovano è stato da poche settimane riconosciuto dalla Regione come distretto agricolo. Con il progetto “Riserva Novecento” vogliamo rileggere il nostro territorio alla luce della sua recente storia, valorizzandone gli edifici rurali, le manifatture di archeologia industriale e restaurando il patrimonio presente. Abbiamo anche l’idea di diffondere la cultura del lavoro agricolo e rurale, che ci ha caratterizzato per tanti anni della nostra storia, con le sue pratiche di produzione capaci di disegnare il paesaggio nel quale oggi viviamo e che godiamo: dunque vogliamo rimettere in circolazione questa cultura della produzione sostenibile, dimostrando come sia possibile integrare il rispetto per i beni comuni e la produttività.
Le azioni tangibili si strutturano su tre filoni principali: il Patrimonio e le Arti Visive; il Paesaggio e territorio; la Cultura del Sostenibile.
Per il patrimonio abbiamo attivato una ricca campagna di restauri per il recupero di palazzi, musei, ad esempio nell’Abbazia di San Benedetto Po dove è stato riaperto  il Museo Civico Polironiano; a Felonica stiamo riallestendo il Museo della seconda guerra mondiale e a Quistello il Museo diffuso di Gorni . Importante anche il rilancio del della Galleria del Premio Suzzara, nato dalla raccolta di opere d’arte acquisite con la sua  pluriennale attività (è alla 47 edizione) , fucina di produzione d’arte contemporanea e catalizzatore di nuove energie creative sul territorio. A Quingentole interveniamo sulla sede Comunale, ex Palazzo vescovile; a Gonzaga e a Villa Poma, abbiamo avviato una catalogazione delle collezioni per poter presto allestire nuovi spazi espositivi. Sono 11 gli interventi materiali pianificati, che unitamente ai progetti immateriali prevedono un budget complessivo di 11 milioni di Euro, dei quali 3 milioni e duecentomila provengono da Fondazione Cariplo, distribuiti fra i Comuni 50% per quota.
Sul paesaggio abbiamo avviato diversi interventi: sul Museo lineare delle Bonifiche, nel Comune di Moglia, dove rimangono testimonianze della fitta rete di canali per uso agricolo, sul Museo del tartufo incluso nella strada del tartufo mantovano, ma i nostri progetti più ambiziosi riguardano la creazione dell’Osservatorio del paesaggio, con un geoportale attivo, sul quale individuare tutta la documentazione sull’Ambiente, e la realizzazione di un centro di educazione ambientale a Sermide.
L’accordo di programma siglato con il GAL (Gruppo Azione Locale) , ci ha aperto la strada per la collaborazione con le imprese produttive, nell’ottica del potenziamento delle aree rurali e periferiche: stiamo infatti elaborando progetti e bandi per nuove imprese creative che nascano su questo territorio con un approccio innovativo e ecosostenibile. Questo ci permette di promuovere il nostro terzo asse di azione.
Il piano di Comunicazione è congiunto per ottimizzare le risorse economiche e di contatto e rafforzare la nostra voce in un’ottica di reprocità.

Parliamo di governance: come funziona il Consorzio e perchè avete optato per questa formula?
La formula gestionale del Consorzio è arrivata in automatico in quanto già esistente e attivo sul territorio.  Comprendeva una sola parte di Comuni dell’area, ma abbiamo coinvolto i rimanenti, facendoli confluire e aggiornato lo Statuto.
Riteniamo sia un’ottima formula di governance poiché è un organo sovra-comunale, già in contatto con il mondo imprenditoriale, con competenze ampie e composizione pubblica (Provincia, comuni…), nonché il Gal, varie associazioni e il sistema Parchi.
Ci sono varie sezioni all’interno del Consorzio, con staff operativi, fra i quali il Distretto. Presiede tutto la Direzione e la governarce pubblica  con il Presidente  l’Assemblea dei Sindaci e il Consiglio di Amministrazione.

Come interagite col territorio, con il pubblico e gli opinion leaders (media, aziende, istituzioni)? Quali le reazioni che raccogliete e come misurate le ricadute della vostra azione?
Prima che avviassimo lo studio di fattibilità con il Politecnico di Mantova, abbiamo lavorato molto insieme all’associazionismo locale e alle imprese creative. Lo strumento sono stati i Focus e i tavoli integrati: tavoli aperti a amministrazioni locali, imprese e Istituzioni …per discutere, dialogare, costruire insieme.
È stato un lavoro difficoltoso per la mole di coordinamento necessario, ma ci ha permesso un training importante. Ora che il Distretto è attivo, infatti, vogliamo mantenere questi tavoli consultivi permanenti, per informare su ciò che facciamo.
Il fatto di avere lavorato molto prima, ci ha ripagati. Il coinvolgimento degli attori ci ha creato anche un contesto di consenso.
La comunicazione si attiverà con una struttura permanente, un ufficio dedicato, che sta studiando molti degli strumenti tipici ma anche innovativi (sito, social networks, promozione, conferenze…).
L’immissione di questa progettualità in un momento così duro, sta rimettendo in circolazione vitalità e fiducia, dunque i partner arrivano spontaneamente. Nostra modalità è quello di approcciarli in modo mirato e specifico, rispettando i rispettivi profili. Vedremo nel prossimo anno, quando i progetti saranno tutti attivati, che risposte ci darà il territorio. Ora è presto, sebbene la stampa ci stia dando una buona copertura.

Quali sono le vostre strategie di Fund raising?
La Fondazione Cariplo ci sosterrà per i prossimi tre anni, ma abbiamo attivato una campagna di co-finanziamento anche di molti altri enti locali. Facciamo una comunicazione forte per farci conoscere e incontrare. Come dicevo, da marzo del 2011 abbiamo strutturato l’Ufficio di comunicazione e ora attiviamo conferenze, workshop, tavoli di discussione in tutta l’area.
Il nostro obiettivo è quello di ottenere un’autonomia finanziaria, base della nostra sopravvivenza e maturazione a lungo periodo.

In base alla vostra esperienza, quali riflessioni potete fare sulla gestione della Cultura e dei territori nel nostro Paese?
In un momento nel quale il dialogo fra Cultura e Territorio sta pervadendo molti spazi dell’opinione pubblica, il rischio è quello di cadere in una moda del momento. Noi vogliamo invece porre l’accento sulla sostenibilità sociale di un approccio integrato per essere più capaci di leggere i nostri territori di riferimento e saperli condurre e trasformare per una migliore qualità della vita.
Crediamo nell’azione innovatrice dell’integrazione fra il dinamico mondo della produzione, ora in generale crisi, e la valorizzazione dell’eredità del passato, per costruire un presente migliore e dare un futuro e un’opportunità ai nostri giovani.
L’amministrazione pubblica deve continuare a rimanere la regia nei territori e definire l’idea di sviluppo, affidandone la gestione al Consorzio per aumentare l’efficacia delle azioni. I giovani sono la nostra risorsa per rileggere il patrimonio del passato, con nuove produzioni e innovazioni. Qui siamo in un territorio di periferia, dove il paese più grosso conta al massimo 20.000 abitanti: lavorare insieme diventa necessario per la circolazione delle  idee.