A quasi quattro mesi dall’inizio dei lavori, finalmente il 14 dicembre è terminato l’intervento di restauro sulla imponente statua che domina il paesaggio nuorese dall’alto del monte Ortobene, “sopra la roccia con la grande croce che pareva unisse il cielo azzurro alla terra grigia”, come descritto con grande efficacia dalla nuorese premio Nobel Grazia Deledda in “Canne al Vento” (1913). Prima di Natale sono stati infatti rimossi i ponteggi che circondavano la statua bronzea, simbolo da sempre della città capoluogo barbaricino, collocata nella sua attuale sede nel lontano 29 agosto del 1901.

Realizzata dallo scultore calabrese Vincenzo Jerace, la statua, che pesa circa due tonnellate ed è alta quasi sette metri, deve la sua creazione alla precisa volontà da parte della Chiesa di Roma di innalzare su venti monti italiani un monumento dedicato al Cristo Redentore, in occasione del Giubileo sacerdotale di Papa Leone XIII del 1900. Ogni anno, questo speciale evento viene ricordato e celebrato con una vera e propria festa, detta “la festa grande”, che coinvolge la comunità di Nuoro e tutti i vicini Barbaricini, abitanti della Barbagia nuorese.

Durante la mattina del 29 agosto i fedeli si raccolgono davanti alla Cattedrale presso la quale ha sede la cerimonia religiosa, caratterizzata dai tipici canti in logudorese eseguiti in segno di penitenza e di ringraziamento, e compiono, poi, un pellegrinaggio di sette chilometri fino alla statua del Redentore, dove ha luogo la messa solenne su un altare di granito, realizzato appositamente per l’evento. Inoltre si svolge, con grande partecipazione ed entusiasmo generale, una grande sfilata dei costumi tradizionali rappresentanti tutta la Sardegna ed il corteo si apre con uno splendido carro adornato di spighe e fiori variopinti. In concomitanza con la parata ed a concludere la festa, ha luogo il Festival Regionale del Folklore durante il quale si esibiscono i gruppi folkloristici, i migliori dei quali vengono precedentemente selezionati da una apposita giuria, e che proprio durante la sera del 29 vengono premiati dopo un’accesa competizione.

L’affetto ed il sentimento di identità ed appartenenza che questa statua ha da sempre suscitato nella comunità nuorese tutta, spiegano la grande attesa per la fine dei lavori di rispristino e consolidamento della stessa. Una volta “liberato” da impalcature e ponteggi, il Redentore ha mostrato lo stesso volto che presentava all’inizio del secolo scorso, con la sola aggiunta di un manto di cera, che il team di quattro restauratori, con alla guida Carlo Usai, ha applicato per assicurarne la protezione da agenti climatici e corrosivi che possono comprometterne l’aspetto e la sua conservazione nel corso del tempo.

Questa felice conclusione si è fatta attendere, dal momento che si sono sollevate numerose polemiche, con il coinvolgimento della Soprintendenza e ricorsi al Tar, sui tempi e i modi per restituire la salute al “gigante malato”; così come era stato definito, infatti, a causa dello stato di corrosione avanzata che interessava la struttura di ferro, la quale da sola regge in piedi la statua con tutto il suo peso e che figurava pericolosamente inclinata facendo paventare il rischio di un rovinoso crollo, anche se nel 1966 era già stato operato un intervento di consolidamento. Nel 2008 la Curia di Nuoro, a cui appartiene la statua, aveva chiamato il fiorentino Nicola Salvioli per effettuare delle analisi sulla statua. La giunta comunale, guidata dal sindaco Zidda, a fine dicembre 2009 si era resa quindi disponibile ad affidare i lavori proprio al restauratore; tuttavia, solo nell’ottobre 2010 la nuova giunta Bianchi aveva chiesto un preventivo al restauratore –  il quale per l’intervento, che prevedeva tra l’altro lo smontaggio della statua, chiedeva oltre 500 mila euro – ed aveva poi bandito una gara d’appalto, nella quale Salvioli era risultato vincitore e, secondo contratto, avrebbe dovuto finire il lavori il 31 luglio 2011. Così, se la Curia aveva dato il suo nulla osta, la Soprintendenza ai Beni Culturali di Sassari, però, non aveva approvato il via libera a questo costoso lavoro per la mancanza di uno studio di impatto ambientale e delle schede tecniche di restauro. Per questo motivo il Comune commissionò all’architetto Niffoi, suscitando le proteste di Salvioli, il quale aveva nel frattempo fatto imbragare la statua e che deciderà di presentare una causa – ancora in corso – al Tar nei confronti del Comune di Nuoro.

Questi rallentamenti avevano comportato a fine dicembre 2010 la sospensione dei lavori da parte del Comune e successivamente, portando l’ente alla rescissione del contratto, venne bandita una nuova gara d’appalto ed affidato un nuovo incarico alla ditta Usai per l’elaborazione di un progetto di restauro, che in questo caso ha previsto la sola manutenzione in loco. Nel frattempo erano stati stanziati 277 mila euro dalla Regione ed, inoltre, il Comune aveva aperto un conto corrente per libere donazioni dei cittadini – che ammontavano a circa 12.500 euro – per il restauro della statua, anche se molti avevano lamentato la poca chiarezza con cui il Comune ha gestito i fondi ed i soldi dei cittadini, visto lo stallo nei lavori di restauro e la decisione di attuare un differente intervento rispetto a quello originario.

Finalmente, con grandi ritardi ed il malcontento generale, poiché la statua non aveva il suo solito aspetto durante l’ultima festa del Redentore, nel settembre 2011, al costo di 146.200 euro è iniziato un lavoro esclusivamente di consolidamento e mantenimento – con un nuovo ancoraggio della statua al basamento di granito tramite perni d’acciaio, creazione di un sistema di scolo interno per l’eliminazione dell’acqua che si forma a seguito della condensa e della pioggia, eliminazione di precedenti bullonature e saldature – poiché secondo il team di esperti la corrosione non comprometteva la stabilità della statua. Ed al di là delle responsabilità politiche e di gestione delle modalità di intervento, sperando che il restauro possa essere duraturo e possa preservare la statua per molto tempo, la città di Nuoro, e non solo, ha riavuto il suo simbolo più vitale.