Mentre in questi mesi l’Europa economica e politica vive la sua crisi piú profonda, i suoi giovani cittadini, gli stessi che dall’87 possono usufruire del progetto Erasmus, del programma inter-rail, prima, e dei voli low cost, poi, si giocano proprio la carta dell’unità.

Se i social network e l’inglese, come lingua di “scambio”, hanno avvicinato le persone e assottigliato i confini, é indubbio che la molla, per molti, é rappresentata dall’insufficienza di stimoli e risorse dei singoli stati nazionali. In fin dei conti é difficile resistere al fascino di un “super-stato” che va dai castelli della Scozia ai templi di Agrigento, dallo stadio del Barcellona ai fiordi della Norvegia, che parla oltre dieci lingue, ospita le tre grandi religioni monoteiste e non solo, rifiuta la pena di morte, garantisce le libertà individuali e racchiude gran parte della storia dell’Occidente.

Da questa terra di latte e miele in crisi di identità arriva il collettivo The mainStream. Cinque musicisti che, dal 2004, lavorano insieme a distanza. Sì perché, come nelle peggiori barzellette, tre sono tedeschi, uno è francese ed il quinto è italiano. In sette anni hanno prodotto tre dischi, di cui l’ultimo in uscita questo mese, intitolato Have no fear, una mole di videoclip e suonato in tre continenti. Ballate blues e pennate rock and roll, l’hip hop e il downbeat si fondono in una esperienza musicale generosa e coinvolgente che punta a superare la rigidità degli stilemi e delle forme convenzionali. Chiaramente la gran parte del lavoro di scrittura avviene a distanza, mentre “ci si vede” per gli arrangimenti, le prove dei live e le registrazioni.

Tuttavia la cosa davvero sorprendente non è la “relazione a distanza” tra i cinque The mainStream, bensì quella con il resto del mondo. La band, infatti, non paga della propria condizione ha iniziato da subito ad intessere rapporti (che in in musica vengono anche detti featuring) con artisti sudafricani, americani, canadesi e cileni. Da qui la formula “collettivo”.
La logica di fondo è che tutti rinunciano a qualcosa – prima di tutto alla lingua madre – per condividere stili musicali, idee e modi di lavorare nel quotidiamo – in questo quadro anche il fuso orario fa la differenza. Gli stessi componenti infatti, prima che un’esperienza musicale, descrivono The mainStream come l’esperienza umana (the stream).

Che la musica sia un viatico privilegiato per supportare il sogno dell’Europa unita, lo deve aver intuito anche la Commissione Europea che si attesta come uno tra i principali sponsor dell’Eurosonic Festival.
L’evento, che si svolge dal 1986 a Groningen, in Olanda, e quest’anno si tiene fino al 14 gennaio, è strutturato come un weekend di showcase e incontri dell’industria musicale, e vede la partecipazione di centinaia di operatori e artisti.
L’obiettivo dichiarato degli organizzatori è concentrare l’attenzione dei media internazionali sulle migliori produzioni in ambito europeo, promuovendo il teorema: se esistono artisti europei, esiste un pubblico europeo.

Nell’attesa di intravedere nuovi e virtuosi leader politici europei, proviamo a riconoscere nuove e talentuose rockstar per salvare il Vecchio continente.

Approfondimenti:
www.themainstream.eu
http://festival.eurosonic-noorderslag.nl

Ascoltate qui il loro brano “Birds”

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