“La vità è bella”: un detto che spesso sentiamo ripetere e di cui, con altrettanta frequenza, ci dimentichiamo. Per fare in modo che questa frase rimanga bene impressa, l’artista iraniano Farhad Moshiri ha voluto esporre a palazzo Grassi, a Venezia, un’installazione particolare: dietro le forme curvilinee e i colori brillanti si nascondono infatti delle vere e proprie armi: sono 1242 coltelli di diverse forme, colore e dimensione conficcati nelle mura del muro. Secondo l’artista l’opera conterrebbe in questo modo la giusta misura tra romanticismo e cinismo.
Nello specifico, Moshiri fa riferimento alla pratica dadaista di creare opere d’arte a partire da oggetti di recupero, un concetto artistico poco apprezzato in Iran. Il corsivo tradizionale, inoltre, estremamente curato, non attenua la brutalità del mezzo espressivo e l’uso di oggetti quotidiani che possono diventare armi letali rivela il sarcasmo latente della dichiarazione di Moshiri, sullo sfondo di un Iran che fatica a definire che cosa “è bello” oggi.

via [mymodernmet]