Apre oggi a Parigi il “24 h Museum” firmato Francesco Vezzoli per Prada, nel Palais d’Iéna, architettura di Perret sede del Consiglio Economico e Sociale francese (CESE).
La notizia è però che il Museo chiuderà già domani: l’esposizione “a breve scadenza” è infatti visibile dalle 8,30 odierne alle 20,30 del 25 gennaio; una mostra no-stop suddivisa in tre sezioni dedicate rispettivamente a spazi museali storici, contemporanei e dimenticati.
L’ideatore Francesco Vezzoli ha così pensato di creare il “Museo che non c’è”, uno spazio extratemporale in cui viene celebrata la figura femminile attraverso sculture classiche, installazioni che ricordano le dive del passato e i diversi approcci alla figura della donna nel tempo.
Non è un caso che Prada abbia scelto di affidare l’evento a questo giovane artista, classe 1971, che si è già distinto in passato per le sue performance creative, tra cui spicca una collaborazione con personaggi hollywoodiani come Sharon Stone e Bernard-Henri Lévy in The Democrazy video del 2007, mentre più di recente Vezzoli ha curato l’esibizione della cantante Lady Gaga al MOCA di Los Angeles.
Il creativo bresciano non è dunque nuovo a sperimentazioni che mixano arte, cinema e spettacolo, blend molto apprezzato anche nella moda. Prada ha dunque colto l’occasione di mettere in scena questo “24 h Museum” proprio a pochi giorni dall’inizio della settimana della moda parigina, quando i riflettori sono tutti accesi sulla Ville Lumiere.
Questo progetto visionario gode inoltre del sostegno autorevole di un altro grande nome: il gruppo AMO, task force di OMA, studio di ricerca dell’archistar Rem Koolhaas. La collaborazione tra Prada e OMA è in realtà già avviata, dato che la griffe italiana ha affidato allo studio di architettura la progettazione del suo nuovo centro espositivo milanese in Largo Isarco e il restyling di Ca’ Corner della Regina a Venezia, rilevato recentemente dalla maison.
Il “24 h Museum” è dunque un breve esperimento ma dall’alta eco mediatica, che ha già saputo conquistare il pubblico grazie ad una forte e sapiente campagna pubblicitaria, basata soprattutto sull’effetto sorpresa e sulla capacità di incuriosire. Possiamo parlare dell’ennesimo esempio di collaborazione vincente tra arte, moda, architettura e cultura, per lo più Made in Italy.