È stato presentato, in vista dell’edizione 2012 di Arte Fiera, Art First di Bologna (che inaugurerà domenica), il Focus 2012 sull’arte moderna e contemporanea, elaborato dall’Osservatorio di studi economici Nomisma con la collaborazione dell’Università Lum Jean Monnet di Bari.
I risultati dell’indagine hanno confermato il dato positivo del settore artistico, considerato in questo periodo di crisi un bene rifugio sul quale investire, portando però alla luce anche le grandi difficoltà che il comparto continua ad incontrare nel mercato italiano.

A differenza del giro d’affari internazionale sull’arte, infatti, si registra nel Belpaese un calo rilevante delle vendite nel corso del 2011 soprattutto a causa dei prezzi ancora molto alti, sia per il moderno che per il contemporaneo.
La conseguenza immediatamente riscontrabile è stata infatti la contrazione del fatturato delle sette principali case d’asta operanti in Italia (Sotheby’s, Christies’s, Meeting Art, Farsettiarte, Wannanes, Pandolfini e Porro) che si è ridotto nel 2011 del 2% rispetto all’anno precedente.
Un dato che, effettivamente, non stupisce visto anche il ridimensionamento di molte di queste istituzioni in territorio italiano: Christie’s e Sotheby’s hanno infatti da poco comunicato la loro intenzione di diminuire sostanzialmente il numero delle aste in Italia e di avviare una serie di licenziamenti volti allo snellimento degli impegni in Italia.

Il contemporaneo sembra però esimersi da questo trend negativo: con un tasso di rendimento medio annuale del 4,65% (anno 1995-2011), va meglio del moderno e viene considerato un asset strategico sul quale investire. Con più rischio, certo, ma anche con ottime aspettative vista la vivacità del mercato.
Il rendimento generato, inoltre, è di lunga superiore a quello di altri settori: a fronte di un +3,39% dell’arte contemporanea nel 2011, infatti, le nuove abitazioni nelle grandi città rendono solo +1,68% l’anno, le opere d’arte moderna + 0,78% l’anno e i titoli azionari +0,69%.