A quanto ammonta il danno economico prodotto dal giro d’affari sommerso della malavita organizzata? In questi in giorni in cui la lotta all’evasione fiscale si è inasprita fortemente non è un quesito fuori luogo. A giudicare dai beni immobili e dai patrimoni che ogni anno vengono confiscati a mafia e camorra, l’introito sottratto annualmente alle casse dello Stato non è di certo irrisorio. Secondo una statistica stilata dalla neonata Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, sono 11.954 le proprietà sottratte alla gestione malavitosa, di cui 10.438 sono immobili e 1.516 aziende. Tutti edifici, terreni e attività che divengono di proprietà della Stato, il quale è chiamato a riqualificarli ed eventualmente a riconvertirne le funzioni.
Grazie alla legge 109 del 1996, i patrimoni sottratti vengono riconvertiti ad un uso sociale: nella maggior parte dei casi la riconversione prevede che all’interno di questi terreni sorgano delle vere e proprie cooperative agricole dove vengono impiegati giovani e ragazzi che faticano a trovare occupazione soprattutto nel Mezzogiorno. Il metodo delle indagini patrimoniali e bancarie sui capitali mafiosi viene avviato, per la prima volta, da Falcone e Borsellino e da allora i beni patrimoniali dei boss, prima sequestrati e poi confiscati, divengono, una volta riconvertiti, armi di riscatto economico e sociale per aprire un futuro alla fascia più disagiata, quella dei giovani oppressa dalla disoccupazione e dalla mancanza di prospettive. Questo attraverso l’aiuto e l’impegno di associazioni che operano sul territorio nazionale, come Libera, nata nel 1995 e che ha sede a Roma, proprio in uno delle case espropriate ai boss della banda della Magliana, che da quest’anno è stata anche inserita dal The Global Journal nella classifica delle migliori 100 Ong del mondo.
Tuttavia la quantità di beni che arrivano in gestione allo Stato è spesso difficile da gestire: la sola destinazione sociale sembra essere insufficiente per rivalorizzare nel suo complesso tutta la mole di edifici e terreni di cui lo stato diviene proprietario. Ed è proprio in vista dello sfruttamento di ogni potenzialità di questi beni, al fine di trasformarli in opportunità di lavoro, che in questi giorni il governo Monti ha presentato nel decreto semplificazione la proposta di poter dare in concessione i beni confiscati e sequestrati a cooperative di giovani sotto i 35 anni al fine di sviluppare attività turistiche, come agriturismi. Una possibilità di sviluppo che ha in sé tutti i presupposti per il rilancio del settore turistico- fonte di guadagno principale soprattutto nel sud Italia – e per l’imprenditoria giovanile. Si tratta di un’apertura alla dimensione imprenditoriale e produttiva attraverso le agevolazioni al credito bancario per gli under 35 che piace anche alla stessa associazione Libera: “Abbiamo accolto con favore la proposta soprattutto perché si tratta di un ulteriore incentivo per creare un futuro occupazionale per i ragazzi- afferma Davide Pati, responsabile del settore Beni confiscati per conto di Libera– Noi chiediamo al Governo proprio questo: maggiore impegno per favorire tutti questi progetti di riscatto. Il prossimo passo in avanti è quello di togliere tutti quei lacci amministrativo-burocratici che impediscono il pieno sfruttamento del bene, come le ipoteche o il degrado provocato dall’abbandono. In questo senso bisognerebbe anche aumentare le risorse, non solo economiche ma anche di personale, all’interno della nuova Agenzia per i beni confiscati: si tratta infatti uno strumento utile per creare le condizioni affinché la mafia non riprenda il possesso di questi beni.”
Un’ulteriore strada da percorrere, quindi, per evitare che il degrado, l’incuria o la burocrazia porti alla perdita di questi beni, che spesso sono rimasti occupati dai vecchi proprietari o abbandonati proprio perché difficili da riqualificare per mancanza di fondi. Ora, come chiede Libera, bisogna mettere in campo tutte quelle azioni concrete affinché questa idea per favorire l’imprenditorialità giovanile si realizzi nella realtà quotidiana.