Si fa un gran parlare di declino, decadenza, regressione. Sono tutti sinonimi di incompetenza, insipienza, mancata evoluzione, superficialità.
Ma cominciamo dall’inizio.

La Fiera dell’Arte Moderna e Contemporanea di Bologna è la più importante d’Italia, oltre che tra le più anziane del mondo. Tra le più anziane ho detto, guardandomi bene dal dire “tra le più importanti al mondo”: qualche anno fa, Silvia Evangelisti, attuale Direttore e Curatore Scientifico della Fiera, insieme al precedente Presidente di Bologna Fiere Luca Cordero di Montezemolo, ha cercato di svecchiarla. ingrandirla e rinvigorirla ma i loro intenti sono oggi andati completamente perduti.
Le fiere di arte contemporanea sono senza dubbio uno straordinario volano di economia, sia per il territorio sia per il Paese di appartenenza, a patto che seguano delle semplici regole: siano cioè governate da persone del settore, siano progettate per ospitare grandi opere, siano collegate ai circuiti internazionali, siano presidiate da commissioni di esame dei vari stand (e quindi delle varie gallerie) che sappiano cos’è la qualità delle opere e degli artisti.

Ecco, tutte queste condizioni sono venute meno nell’edizione 2012 di ArteFiera Bologna Art First (questo il nome intero della manifestazione di fine Gennaio).

Il board attuale della fiera di Bologna è pieno di uomini impegnatissimi nel decidere fattori determinanti come le dimensioni degli stand, i servizi, i criteri di ospitalità. Senza riuscire a capire che se le pareti sono piccole, ad esempio, questo impedirà alle grandi opere di essere presentate, ai direttori di musei internazionali di provare interesse e ai grandi investitori di avere curiosità e necessità di passare per Bologna…. Interessante no? 
I visitatori saranno allora solo semplici curiosi che non comprano arte, i galleristi (i veri clienti della fiera…) non saranno soddisfatti e non torneranno, per cui la fiera perderà chi paga gli stand. La Prof.ssa Evangelisti lo sta gridando da mesi, rimanendo del tutto inascoltata.

Risultato: una noia mortale quest’anno ad ArteFiera. Opere bellissime ma già viste, nessuna ricerca, nessuna vera novità di rilievo. Per l’arte è un suicidio professionale.

Non dimentichiamo che il principale scopo delle fiere è quello di presentare al pubblico le NOVITA’ dell’anno trascorso, altrimenti si potrebbe andare comodamente in galleria a comprare opere: sarebbe più comodo e sicuro, anche perché c’è molta più scelta.
La fiera, invece, è un contesto tecnico professionale molto sofisticato; gli avventori No Alpitour sono ad altissimo rischio, per cui è un’attività di alto profilo che richiede competenze di alto profilo.

In sintesi lo scorso week end a Bologna c’erano sì e no una decina di opere da comprare su un totale enorme di opere. Ad usare intelligenza e metodo, questo è tutto. Una decina di opere.

Vi pare che valga la pena di mettere su un circo di quelle dimensioni, come dicono a Milano? Forse sì, per dar modo a degli omuncoli che passano l’adolescenza in silenzio e al buio, di mostrare la bellissima fiera che hanno domato da uno spioncino.
Per dar modo ai figli di papà di questa imbarazzante politica di vantarsi di aver ucciso la vitalità dell’unico mercato che produce benessere e profitto. Per consentire loro di pavoneggiarsi di aver finalmente messo in gabbia qualcosa: una fiera che sembrava indomabile.

 

Francesco Cascino è Contemporary Art Consultant  e Presidente Associazione Culturale ARTEPRIMA