Aprirà i battenti quest’oggi all’interno dei saloni del Palazzo delle Esposizioni la mostra dedicata alla collezione della Solomon R. Guggenheim Foundation di New York. Organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo, che gestisce la struttura e curata da Lauren Hinkson, l’esposizione “Il Guggenheim: l’avanguardia americana 1945-1980” ospita in un percorso che si snoda lungo sette sale, più di 50 opere tra istallazioni, fotografie, dipinti provenienti non solo dalla collezione americana ma anche dalla Peggy Guggenheim Collection di Venezia e dal Guggenheim Museum di Bilbao. Filo conduttore della mostra è quello di illustrare i principali momenti che hanno caratterizzato lo sviluppo dell’arte americana a partire dal secondo dopo guerra: la Pop Art, l’Espressionismo astratto, il Minimalismo e il Post-minimalismo, il Fotorealismo. Tra gli artisti selezionati ci sono Jackson Pollock, Willem de Kooning, Mark Rothko, Arshile Gorky, Alexander Calder, Roy Lichtenstein, Robert Rauschenberg, Andy Warhol, Richard Serra, Kenneth Noland, Chuck Close. Alcuni di questi erano artisti nati europei ma che solo emigrando negli Stati Uniti, durante gli  anni in cui l’Europa era devastata dalla guerra, sono riusciti ad esprimere la loro arte ponendo le basi per lo sviluppo delle avanguardie del contemporaneo americano. Un modo per ripercorrere l’evoluzione dell’arte statunitense partendo dalla collezione del Museum of Non- Objective painting nato dalla collezione privata del mecenate Solomon Robert Guggenheim che ne ha posto le fondamenta. Attraverso la sua acquisizione di opere d’arte prima e incrementando le proprie collezioni nel tempo, l’istituzione culturale Guggenheim è divenuta il punto di riferimento per il panorama dell’arte moderna e contemporanea.
In occasione della conferenza stampa di presentazione della mostra Tafter è andata a curiosare tra le sale dell’esposizione e ha inoltre intervistato il direttore generale dell’Azienda Speciale Palaexpo, il dott. Mario De Simoni.

Dott. De Simoni negli ultimi anni c’è stata un’evoluzione nel panorama dell’arte contemporanea della città di Roma. Con la nascita del Maxxi e l’ampliamento del Macro, è aumentata l’offerta culturale in una città dove spesso il contemporaneo veniva oscurato dall’imperante arte classica. Quale ruolo riveste l’Azienda Palaexpo in questo percorso evolutivo? A Roma esistono da pochi anni ma si sono già affermati sia il Macro che il Maxxi destinati a rappresentare il contemporaneo: il ruolo del Palazzo delle Esposizioni in questo scenario è quindi non quello di dare spazio al “contemporaneo puro” bensì a quello che potremmo chiamare il “contemporaneo storicizzato” e quindi la grande arte del XX secolo. E questa mostra sulla collezione statunitense del Guggenheim si inserisce esattamente in questa prospettiva: ospita infatti prestiti di altissima qualità e il suo allestimento suddiviso agilmente all’interno delle sette sale monumentali del palazzo offre un panorama sufficientemente completo per dare un’idea delle avanguardie artistiche degli Stati Uniti che si sono sviluppate dagli anni quaranta in poi.

L’arte contemporanea dunque che inizia a prendersi i suoi spazi a Roma, una città dove per molti anni ha dominato un’offerta culturale incentrata sulla classicità. Prevede una grande affluenza di pubblico per questa mostra che porta per la prima volta nella culla della classicità l’avanguardia d’oltre oceano? L’eccesso di classicità a Roma ha comportato qualche problema per trasmettere l’arte contemporanea al grande pubblico, sebbene la città, dal dopoguerra, sia sempre stata al centro del fermento e dello sviluppo dell’arte contemporanea in Italia. Perciò abbiamo portato a Roma quadri di artisti molto noti con le loro opere più famose e per la prima volta c’è la possibilità di vederli riuniti in una mostra tematizzata in ambienti più tradizionalmente museali come quelli del Palazzo delle Esposizioni, rispetto al museo progettato da Frank Lloyd Wright nel 1943 a New York. Alcuni di questi quadri infatti spesso non si possono vedere perché in prestito per alcune grandi esposizioni in giro per il mondo. Perciò è una grande occasione quelle di poterli visitare riuniti in un unico spazio espositivo.

Il Palazzo delle Esposizioni non ha una collezione propria. C’è mai stato un progetto per riunire nuove espressioni della Pop Art attuale e per rendere il Palazzo delle Esposizioni il punto di riferimento per formalizzare alcune espressioni artistiche non istituzionalizzate? Non è mai stato ideato un progetto di questo genere perché Macro e Maxxi  svolgono già questo ruolo egregiamente continuando nella costituzione delle loro collezioni,  mentre il Palazzo delle Esposizioni, come insito nel nome stesso, si attiene al suo ruolo di grande spazio espositivo dedito a rappresentare una varietà di offerta espositiva, per mantenere ordine nell’offerta culturale della città e far sì che le tre strutture mantengano ruoli diversi.