Si è tenuto ieri, presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma, l’incontro presieduto da Ilaria Borletti Buitoni del FAI, Andrea Ranieri dell’ANCI e Roberto Grossi di Federculture, riuniti per rivolgere un appello al governo.
In vista dell’approvazione del decreto liberalizzazioni, questi esponenti del mondo della cultura hanno ritenuto importante sottolineare come tale norma produrrà effetti negativi nel settore: in particolare è stato argomentato che l’estensione alle società in house, alle aziende speciali e alle istituzioni delle disposizioni previste per gli enti locali, inclusa la legge 122 del 2010, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica, possa irretire l’attività culturale in Italia.
In questo modo, secondo il presidente di Federculture Roberto Grossi, si arriverebbe a perdite stimate attorno al 20%. Grossi ha poi evidenziato come ci si ostini a guardare alla cultura come ad un costo e non invece come ad un’importante fonte di introiti, soprattutto nell’odierno periodo di crisi.
Il responsabile cultura dell’Anci, Andrea Ranieri, ricordando come l’investimento in cultura da parte dei Comuni raggiunga in media il 3,9 % della spesa, mentre quello statale si ferma appena allo 0,19%, ha voluto invece porre l’attenzione sul fatto che non esistono solo i grandi poli come Roma e Pompei, ma ci sono tante altre piccole realtà che, in evidente affanno, necessitano della dovuta attenzione.
In occasione dell’incontro, cui è convenuta una platea di rappresentanti pubblici e privati, sono state inoltre avanzate proposte utili a mantenere il trend positivo della cultura in Italia che, nonostante i tagli subiti pari ad un miliardo di euro, copre comunque il 2,6% del Pil nazionale, occupando circa 1,4 milioni di lavoratori.
A fronte di tali risultati l’appello sottoscritto da FAI, ANCI e Federculture preme affinché venga assicurata una programmazione pluriennale dei fondi destinati alla cultura, la destinazione anche parziale degli introiti derivanti dalla tassa di soggiorno ai beni culturali e l’allineamento dell’Iva del settore agli standard europei, decisamente inferiore. Tra i suggerimenti c’è inoltre la richiesta di consentire la destinazione dell’8 per mille alla musica e al teatro, oltre a dare la possibilità di indicare nominalmente le istituzioni cui devolvere il 5 per mille dell’Irpef.
Ilaria Borletti Buitoni ha infine posto l’accento sulla questione etica, intesa come scatto d’orgoglio per contribuire al risorgere del mondo culturale italiano, non senza un forte impegno morale.
Questa affermazione sembra trovare d’accordo gli italiani, il 70 % dei quali, secondo una recente ricerca del Censis, ritiene che il patrimonio artistico del Belpaese rappresenta il punto di partenza per rilanciare l’Italia in questo periodo di crisi.