L’emergenza maltempo colpisce anche i beni culturali. Le notizie dei crolli sono passate in modo dissimulato rispetto a quelle relative ai blocchi della circolazione e a quelle di interi paesi isolati. Sicuramente quest’ultime hanno richiesto maggiore attenzione da parte delle autorità perché devono essere risolte nell’immediato, tuttavia le intense nevicate di questi giorni hanno arrecato gravi danni anche agli edifici storici e siti archeologici e una stima esatta delle conseguenze non è ancora stata effettuata. Soprintendenze provinciali e protezione civile sono al lavoro per effettuare un censimento nelle regioni maggiormente colpite come l’Emilia Romagna, le Marche e l’Abruzzo. A fare più scalpore sono stati gli smottamenti nella provincia di Urbino, nel convento dei frati Cappuccini, dove ha ceduto una trave e nel santuario del SS Crocefisso in cui è crollata l’intera navata centrale sotto un manto di tre metri di neve. Situazioni analoghe si sono ripetute però indistintamente su tutta la penisola. Sempre ad Urbino, in queste ore, si teme per la stabilità di Palazzo Ducale il cui tetto potrebbe cedere per l’eccessivo peso della neve. Secondo quanto rilevato dal Fai preoccupante sarebbe anche la situazione delle chiese e i palazzi storici del Montefeltro.
In Abruzzo il vice commissario per i beni culturali, Luciano Marchetti, in una nota ha dichiarato che nella Regione, in particolar modo nelle zone colpite dal sisma, numerosi edifici storici non puntellati sono a rischio crolli imminenti mentre nei prossimi giorni le infiltrazioni d’acqua, una volta che la neve si sarà sciolta, potrebbero causare ulteriori danni alle opere d’arte all’interno delle strutture. Le prime conferme ai suoi timori sono arrivate quest’oggi con la notizia di frane in alcuni centri storici di paesi colpiti dal sisma, in particolar modo a Paganica, in provincia dell’Aquila.
Anche il sud non è stato risparmiato: in Calabria ha ceduto parte del tetto del tetto della cappella minore della Certosa di San Bruno, il centro spirituale del Vibonese.
Disagi anche per le zone archeologiche di Roma, città che si è trovata ad affrontare la neve dopo un’assenza di quasi trent’anni: i siti archeologici del centro storico sono rimasti chiusi davanti ai turisti un po’ spaesati. Con la serrata degli uffici pubblici gli sfortunati viaggiatori nella capitale non hanno potuto visitare neanche i musei.
Una situazione di emergenza che ha ancora una volta portato alla ribalta lo stato di degrado ed incuria con cui sono gestiti molti siti culturali nel Bel Paese. Nei prossimi giorni, dopo i sopralluoghi, la stima complessiva dei danneggiamenti sarà più chiara, ma quello che emerge è una condizione di rischio generalizzata in cui versano i diversi beni che avrebbero una necessità urgente e improrogabile di essere restaurati e messi in sicurezza. E le notizie sono giunte solo dai siti che sebbene fatiscenti vengono ogni giorno ancora visitati e sono ancora fruibili al pubblico. Chissà quanti e quali danni ha provocato la neve in questi giorni in quei luoghi chiusi e inaccessibili al pubblico e che già normalmente versano in stato di degrado e dove le condizioni atmosferiche hanno perpetrato danni nel corso degli anni.
Forse ora scoppieranno le polemiche e si parlerà di emergenza restauro, per poi ricadere nell’oblio sino al prossimo evento eccezionale.