L’iniziativa è de Il Sole 24 ore, ma “l’impresa è di tutti” o almeno dovrebbe esserlo specie se riguarda  “la Cultura e la Ricerca”. Giovedì 23 febbraio nel 2° “Summit Arte e Cultura”, presso la sede di via Monte Rosa 91, sarà presentato il manifesto per una costituente della cultura (già anticipato nella prima pagina del Domenicale). E di impresa si tratterà,  perché nel nostro Paese voler ricondurre l’attenzione sull’importanza che rivestono Cultura e  Ricerca è compito assai arduo.

Se ne parlerà  in più accezioni, ma anche in senso stretto, e cioè come vero e proprio indice di sviluppo. Se si guarda agli ultimi decenni si comprendono le ragioni di questo bisogno manifesto di formare una costituente della cultura; basti considerare la sempre minore importanza attribuita agli investimenti da destinare all’Arte, ai Beni Culturali, alla Conoscenza e alla Ricerca da parte della politica dei Governi che si sono succeduti.
Un decrescere progressivo di importanza che ha determinato gravi tagli economici e che ha portato ad un esodo considerevole di giovani “cervelli”ed intelligenze verso Paesi e realtà in cui alla Cultura e alla Ricerca viene assegnato un posto d’onore, perché considerate capisaldi fondamentali della Civiltà ma anche dello sviluppo e dell’occupazione lavorativa. Di per sé la Cultura sembra a se stante, lontana da un mero discorso economico e di mercato. Ma la recessione culturale è forse la peggiore sventura di un popolo e per un popolo come il nostro sarebbe come negare la sua stessa esistenza. Con un rapido ritorno se non alla barbarie al più buio medioevo.
Non si può, in alcun modo, “tagliare” i fondi di questi settori che sono contemporaneamente tangenti e trasversali alla democrazia, alla civiltà, al benessere, all’economia e al futuro di un popolo, di tutti i popoli.

Ecco la necessità di un manifesto per una costituente della cultura, per “manifestare”  questo nuovo Illuminismo e, insieme, nuovo Rinascimento nei confronti dell’arte, del patrimonio culturale e dei Beni Culturali partendo dall’Istruzione e dalla Ricerca. Come è accaduto in passato. Basti pensare a quanti e quali investimenti si siano concentrati sull’Istruzione all’indomani dell’Unità d’Italia e negli anni del dopoguerra, specie dell’ultimo dopoguerra, in quanto la scuola e l’istruzione sono state ritenute canali indispensabili per la formazione culturale, la crescita e lo sviluppo delle società moderne, e per la costruzione di quel ponte saldo, indispensabile, che lega il passato al presente e che collega la memoria all’identità , ma con un gene di innovazione e capacità di proiezione che rende capaci di progettare il futuro.

Ci sono tutti gli elementi di una rivoluzione concettuale della Cultura, come possibile investimento nel mercato del lavoro, come fonte di ricchezza, giacimento fruibile di risorse umane, economiche, finanziarie. E’ certo che, come la Cultura, l’azione di governo di un simile sistema deve essere integrato, trasversale e deve avere basi di cooperazione nelle scelte, nelle responsabilità, nella individuazione di obiettivi e strategie comuni. Un lavoro concertato tra diversi Ministeri, un circolo virtuoso da creare tra le maggiori istituzioni ministeriali: Istruzione, arte, ricerca,Beni Culturali e Sviluppo, Welfare, Turismo e Ambiente per avere una marcia in più anche all’estero, per creare visibilità al nostro Paese, per farne un attrattore, un sistema forte e capace  di produrre economia.
E stando alle situazioni attuali, alle dinamiche economiche esistenti, riconoscendo valore di efficacia ai sistemi di cooperazione si intravede una possibilità di riuscita e di successo, nei sistemi collaborativi tra Enti pubblici e privati, per innescare quelle politiche vincenti in grado di rimettere in circolazione l’economia e di ottenere una crescita reale. In questa possibilità, ancora una volta, si avverte la necessità di un Governo responsabile, più aperto alle continue interfacce e con l’ intelligenza e il necessario coraggio di saper investire, attraverso programmi attuabili, le maggiori risorse nel patrimonio artistico- culturale, nella Ricerca, in altri termini nel futuro del Paese. E’ così che un Governo, uno Stato potranno essere lungimiranti: individuando politiche e strategie di lungo periodo  che solo la Cultura e la Ricerca possono garantire.
Solo in questo modo è possibile dare finalmente una concreta attuazione al dettato dello splendido art. 9 della Costituzione che non a caso i costituenti per antonomasia inserirono nei principi fondamentali. Forse, è proprio vero che “il nuovo dell’Italia è nel passato”.

L’articolo è stato redatto in collaborazione con Marianna Scibetta