Vi ricordate la storia di Davide contro Golia? Vi diciamo che in questo caso Davide non vincerà e il più debole sarà costretto a sottostare alle spietate regole (economiche) del più forte.
La notizia che oggi impazza su quotidiani ma soprattutto sulla Rete (Twitter in testa) riguarda la chiusura di un noto blog d’arte contemporanea e lifestyle internazionale ma dallo staff tutto italiano di nome CocaColla.
Il nome forse farà apparire nella vostra mente un famoso marchio americano, re indiscusso di una bevanda zuccherina dal colore bruno.
E proprio la Coca-Cola Company ha fatto recapitare nella sede del blog 2 lettere di diffida che consigliano al team di sospendere ogni tipo di attività che abbia come nome “CocaColla”.
Questa la motivazione addotta:

“la registrazione e l’utilizzo del dominio www.cocacolla.it determina l’insorgere di un grave rischio di confusione per i consumatori che possono essere indotti a ritenere che il segno COCACOLLA ed il dominio ad esso collegato siano volti a contraddistinguere prodotti/servizi distribuiti, organizzati o sponsorizzati dalla nostra cliente e che comunque l’uso del segno COCACOLLA sia stato autorizzato dalla nostra assistita. L’uso del segno COCACOLLA  costituisce inoltre contraffazione dei celebri marchi costituiti dalla dicitura Coca-Cola della nostra assistita”.

Se tale spiegazione appare agli occhi dei più altamente opinabile, i legali di Cocacolla hanno comunque sconsigliato ai 4 ragazzi fondatori del blog di procedere per vie legali: “non avremmo mai potuto permetterci una battaglia legale contro una multinazionale del genere, sarebbe stato un massacro, soprattutto per le nostre tasche”.
Ed ecco quindi la decisione di chiudere il blog, che cesserà la propria attività il 5 marzo del 2012 ma che promette di ritornare sotto mentite spoglie con un’identità sempre all’avanguardia.
E per far sentire la propria voce, hanno smosso gran parte del popolo di Internet, unito oggi nell’hasthtag cinguettante #supportcocacolla che sta facendo il giro dell’Italia ed è Top trend su Twitter.
Se anche a voi non sono mai piaciute le storie in cui a perdere è il più debole, con meno possibilità (economiche, in questo caso) del suo avversario, fate del vostro per supportare questa causa.
In fondo, la nostra ricchezza non è rappresentata dai soldi ma dalla nostra voce (anche cinguettante). Basterà?