A. Clesinger, Femme piquèe par un serpent, 1857.

Topografia della prostituzione. In Angelus Novus, Walter Benjamin osserva, nel saggio su Parigi,  come la merce, con la sua diffusione,  conformi la città (si realizzano le prime gallerie commerciali, mercati stabili dell’800) e cita Baudelaire che, a sua volta, aveva denunciato la mercificazione dell’arte e dell’artista.
Fatto al quale si era opposto seguendo una particolare “via” del nuovo urbanesimo commerciale: la prostituzione che, secondo Benjamin, “colora in modo particolare la sua poesia”. Il senso della diffusione labirintica della prostituzione Baudelaire l’ha data nei Les Fleurs du Mal, in “Il crepuscolo della sera” dove “Nelle vie,  fra le luci che la bora tormenta, s’accende il Meretricio, e si scava, alla pari di un formicaio, mille labirinti e ripari, aprendosi dovunque qualche varco nascosto, come avanza nell’ombra furtivo un’avamposto, e nel grembo di fango delle città malsane di soppiatto muovendosi, come il verme nel pane”. Quella che Baudelaire descrive è una particolate topografia. Lui ritiene, inoltre, che un buon ritrattista debba rappresentare, per ogni ceto sociale, la corrispondente prostituta – la prova Baudelaire secondo Roberto Calasso. La prostituzione, come le merci, crea itinerari nella città, anche se non in modo stabile e sistematico. Si può ad esempio immaginare Baudelaire che circola fra le sale del Louvre con la prostituta Louise Villedieu, probabilmente prelevata dal vecchio quartiere Carrousell, come da lui stesso riportato “Nel mio cuore messo a nudo” .

Mercificazione. Marx nei “Manoscritti economico-filosofici” del 1844 individuava, in modo radicale, nella proprietà privata “l’espressione materiale e sensibile della vita umana estraniata. Il suo movimento – la produzione e il consumo – è la rivelazione sensibile del movimento di tutta la produzione sino ad oggi, cioè della realizzazione o realtà dell’uomo.”  Se si prescinde dalla causalità, da Marx esclusivamente imputata alla proprietà privata, la rappresentazione della società consumistica era già perfettamente definita.
La proiezione degenerativa del modello è colta da Baudelaire in poche pagine scritte fra il 1855 e il 1862 nei Fusèes: “Io chiedo a ogni uomo che pensa di mostrarmi quel che rimanga della vita.(…) Ma non attraverso le istituzioni politiche in special modo si manifesterà la rovina universale, o il progresso universale; perché il nome mi importa poco. Sarà attraverso l’avvilimento dei cuori”.
Baudelaire non vede alternativa al commercializzare l’autore e la sua opera. E’ il suo “complesso” che lo fa sentire sullo stesso piano con le cortigiane che ama e frequenta. E’ il caso di Apollonie Sabatier, alla quale, dopo averla corteggiata con lettere anonime per oltre un anno, si dichiara invocandone l’aiuto, nell’estate del 1857, per l’imminente processo per la pubblicazione de Les fleurs du mal.  La donna, denonimata la “Presidente”, si era fatta ritrarre dal suo amante scultore, August Clèssinger, inarcata nell’abbandono amoroso, in un nudo denominato “Femme piquèe par un serpent”.

 

Place du Carrousel nel 1852, durante le demolizioni

In Baudelaire l’allegoria si attiva se vengono stravolti i luoghi del passato e del ricordo, come accadde con la demolizione delle costruzioni del vecchio quartiere del Carrousel, attorno al Louvre (foto 1852), che il riassetto urbanistico di Haussmann comportò.
  
Dopo 150 anni il caso del quartiere parigino è ancora attuale e paragonabile a molte realtà europee ed occidentali. Fra realtà per lo più costituite da architettura minore, il vero patrimonio di queste “periferie centrali” è la diversità umana, come nel bosco (in tal senso citato da Baudelaire in Le Cygne) è la biodiversità.
In Italia in molti casi la politica urbana (Roma, Milano, ecc.) è condizionata dagli imprenditori che tramite “accordi di programma”, convenzioni con enti pubblici per opere dichiarate di pubblica utilità, sviluppano in modo indiscriminato città dormitorio o commerciali.
Ma non a Genova nel 2008. Il sindaco, recependo le direttive del Decreto Legge sulla prostituzione del Ministro per le pari opportunità e le misure sulla “sicurezza” del Ministero dell’Interno, presentava un progetto di “riqualificazione urbana” che, tramite “accordo di programma” siglato con vari imprenditori, avrebbe trasformato il vecchio quartiere portuale dei Carrugi in zona turistica e commerciale, liberandola dalle prostitute, e dalle altre presenze umane – quali transessuali e immigrati – non compatibili con un comparto urbano di lusso.
La presidente nazionale del comitato per i diritti civili delle prostitute (CDCP) Pia Covre, ribatteva al Comune, che vietava il fitto dei bassi alle prostitute per disposizioni dell’azienda sanitaria, che l’ASL non aveva competenza in materia di prostituzione. La Covre affermava anche che se il quartiere fosse stato totalmente riqualificato avrebbe perso parte delle caratteristiche che lo rendevano attrattivo. Dopo varie manifestazioni l’accordo con gli imprenditori fu messo in crisi. E iniziò invece un processo partecipativo che coinvolgeva le parti sociali presenti nel territorio. L’assessore comunale ai servizi sociali e pari opportunità, Roberta Papi, propose “un progetto che coinvolga insieme prostitute, abitanti dei vicoli, commercianti”. L’accordo raggiunto, del gennaio 2009, rappresenta secondo Emanuela Costa, responsabile del CDCP “Le graziose” di Genova, “la prima volta che le prostitute vengono riconosciute come soggetto sociale”.

L’articolo è un estratto di un saggio più esteso. Se vuoi leggere la versione integrale dell’articolo, scarica il pdf.