Parte oggi sul sito del MIUR la consultazione pubblica relativa al mantenimento o meno del valore legale dei titoli di studio: 15 domande cui rispondere per decretare se diplomi, lauree e titoli specialistici vari debbano essere tenuti in considerazione per accedere alle professioni e al pubblico impiego.
Per far valere la propria opinione al riguardo il questionario dovrà essere compilato entro il 24 aprile, dopo di che si tireranno le somme.
La questione era già all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri dello scorso 27 gennaio, quando Mario Monti, citando Einaudi, dichiarò che “quei pezzi di carta che si chiamano diplomi di laurea, valgono meno della carta su cui sono scritti”: le premesse già allora lasciavano intuire in che direzione si tendeva. La mancata condivisione di tale posizione ha però indotto il Presidente del Consiglio, di concerto con il Ministro dell’istruzione Profumo, a coinvolgere nel dibattito la più vasta platea possibile.
Di qui il questionario on line compilabile previo rilascio dei propri dati, che danno accesso ad un username e password indispensabili per fornire le proprie risposte.
Tra le informazioni da rilasciare per registrarsi ci sono il titolo di studio e la professione, utili evidentemente a profilare gli interessati alla questione.
Il Ministero dichiara del resto che “gli interlocutori privilegiati sono quindi i singoli cittadini che operano nei settori dell’istruzione, della formazione, delle professioni e, più in generale, nel mondo del lavoro, pubblico e privato”.
Per fornire tutte le risposte si stima che occorra all’incirca un’ora, poiché vi sono termini tecnici la cui comprensione è facilitata attraverso dettagliate definizioni.
L’obiettivo ultimo di questo referendum virtuale è comunque quello di porre definitivamente ordine in materia di valore legale dei titoli di studio per quel che concerne l’accesso alle professioni regolamentate e al pubblico impiego. Ciò significa che dai risultati che emergeranno si stabilirà in futuro se i titoli scolastici daranno diritto ad un maggior punteggio nei concorsi per posti pubblici, così come per l’iscrizione ad un Albo professionale.
Tale modalità di coinvolgimento popolare è inoltre secondo il MIUR un esperimento utile per testare il “livello di apprezzamento degli utenti, al fine di orientare la programmazione di consultazioni future sulle effettive esigenze, aspettative e richieste dei cittadini”; la scelta di procedere in tal maniera risponderebbe poi ad esigenze di trasparenza, accessibilità e si andrebbe ad allineare ad una pratica già diffusa nel resto d’Europa.
Il tema è comunque molto delicato, in un momento in cui l’occupazione è in netto calo come la fiducia nella formazione scolastica: si conta infatti che le iscrizioni universitarie stiano scemando di anno in anno, mentre il tasso di disoccupazione registra delle forti impennate. La decisione che verrà presa in merito al valore legale dei titoli di studio avrà quindi conseguenze decisive su ciascuno di questi aspetti: stavolta la parola passa ai cittadini.