Un artista vivente è come un vate, il possessore di tutti i significati, il detentore delle chiavi che interpretano i simboli della realtà e del sogno, come il vento che prima o poi si può alzare, uno spirito fluente che si potrebbe incontrare. E per il piacere di incontrarlo si percorrono strade, si sormontano ostacoli di tempo e di spazio solo per poterlo ascoltare, per leggere nei suoi occhi fulgidi la folgorazione di un’idea, possedere per un momento la nitida visione di un simbolo, il suo sogno.

Ed è vivente Fernando Botero, l’artista colombiano che il 19 Aprile prossimo festeggerà 80 anni nello scenario senza tempo della città di Assisi.

Per celebrare questo grande evento è stata inoltre organizzata una grande mostra, dal titolo “Fernando Botero, disegnatore e scultore” che si terrà a Pietrasanta fino al 2 settembre 2012.

Leggendo di Botero vengono in mente le tre parole d’ordine della Boheme che nella Francia del XIX secolo proclama tre concetti essenziali : miseria, sogno e libertà. Tre parole d’ordine contro i pregiudizi e le discriminazioni di ogni tipo.
Balzac riconosceva nella Boheme “la sintesi di tutti i possibili”ed in questa formidabile sintesi si stagliano le figure e le forme di Fernando Botero: l’impressione di una realtà rivista nel sogno, la realtà della propria terra nei ricordi di bambino, ricordi “attenti” basati su percezioni dilatate, suggestioni, memorie.
Ed in questo sogno, reso concreto dall’immagine senza contorno, si evince il bisogno di libertà dell’uomo, la libertà di interpretare un’idea, una raffigurazione del mondo, di dare voce alla sua espressione.

Le figure di Botero colpiscono per la loro abnorme grossolanità, per le espressioni perse, per le linee nitide, percorribili, curve, ellittiche, per gli sguardi vacanti a fronte di tanta rigogliosità di forme. Gli sguardi sbarrati nel vuoto sempre immobili nella fissità dello spazio e figure che gridano nel silenzio:  come quelle del dipinto “Massacro in Colombia” dove appare una pagina di sangue imbrattata di storia nelle figure esangui affogate nei contrasti sgargianti di colore e luce. E’ come guardare nel drappo rosso del torero, fissandolo e aspettando un movimento improvviso che irrompa per mutare gli eventi.
O come in “Musicisti” dove si avverte il suono del violino più stridente di uno sguardo che, invece di guardare all’esterno, punta verso l’interno come ad un orizzonte escatologico, non verso l’osservatore bensì dentro il quadro.

E dov’è la miseria in tanta opulenza? La miseria è ripercorribile nel dolore, quella povertà che inaridisce senza uccidere, ma che trattiene nel limbo dei mali che non si rimuovono, dei lutti che straziano, degli abbandoni e delle incomprensioni
La miseria è quella zona franca dove l’uomo, per salvare la propria arte, sceglie di vivere a limite delle sue possibilità, da derelitto, da sofferente, da esiliato senza però perdere la sua lucidità interiore, abbacinato dal sogno. E’ così che sopravvive l’arte, nella volontà di ripercorrere il sogno, l’impressione che lascia al risveglio.

“Credo che l’arte debba dare all’uomo momenti di felicità, un rifugio di esistenza straordinaria, parallela a quella quotidiana. Invece gli artisti oggi preferiscono lo shock e credono che basti provocare scandalo. La povertà dell’arte contemporanea è terribile, ma nessuno ha il coraggio di dire che il re è nudo”

Questo afferma Fernando Botero, un uomo che la felicità l’ha inseguita per tutta l’esistenza, una continua ricerca di rivincita contro il dolore.

Le figure grasse, pingui, dai muscoli enormi, dalle mani rigonfie, dalle caviglie abnormi, dalle pose goffe, dai volti obesi, dalle braccia possenti che si abbracciano esprimono la forza del destino di ogni uomo vivente che riflette una volontà interiore, la quale infonde dignità all’esistere superando il massacro, la guerra, il dolore.
L’arte non è solo astrazione ma è materializzazione di una astrazione. E’ visione concreta, necessità di dare forma al pensiero, all’idea e Botero ha reso la sua idea, la sua ideologia dilatando le forme e colorandole con nitidi e tenui contrasti di tinte. Contrasti in cui la realtà si mostra e si compie e dove le impressioni si fissano.

Buon compleanno Botero, oggi e sempre nella tua immortalità.

 

L’articolo è redatto in collaborazione con Marianna Scibetta