“Il turismo e’ l’unica leva su cui puntare per lo sviluppo del futuro e invece in Italia e’ stato sempre considerato una Cenerentola, diversamente da quanto succede all’estero.” Queste sono le parole del neo ministro del Turismo Piero Gnudi. Come non dargli ragione? In effetti, in un periodo di profonda crisi economica, nessuna strada potrebbe rivelarsi migliore che investire nelle potenzialità e nelle risorse turistiche: l’Italia benché povera di materie prime è fortunatamente dotata delle risorse naturali, paesaggistiche e culturali che costituiscono quella che viene considerata un’industria non ancora sviluppatasi appieno. Bisogna allora chiedersi quali siano le strade e le iniziative messe in campo per permetterne il potenziamento e quali siano gli organismi preposti ad occuparsene.

Sebbene sempre lo stesso Ministro abbia affermato che il turismo debba tornare ad essere materia concorrente, affinché Stato e Ragioni lavorino al meglio insieme per non sprecare i fondi, ad oggi in prima linea per la promozione turistica del territorio sono ancora le istituzioni regionali. In maniera autonoma o associandosi tra di loro, sono le Regioni, infatti, che decidono quali progetti realizzare e solo in seguito chiedono l’approvazione e il finanziamento al dipartimento ministeriale.

Qualche esempio: la regione Sardegna insieme a Liguria e Molise è capofila di un progetto interregionale denominato “Borghi d’eccellenza: identità, cultura e tradizioni”. Partito due anni fa, ha come obiettivo quello di promuovere e valorizzare maggiormente le specificità dei territori regionali, risaltando gli itinerari e i borghi quali tratti distintivi dell’identità regionale. In sostanza, si tratta di estendere il modello di quelli che in passato sono stati definiti borghi d’eccellenza partendo dai Comuni già insigniti dei titoli “La Bandiera Arancione” e “I Borghi più belli d’Italia”, marchi di qualità assegnati ai borghi italiani in grado di garantire servizi, qualità ambientali e presenza di elementi di pregio (storici, culturali e tradizioni locali) tali da soddisfare pienamente anche il turista più esigente. Questa almeno la definizione. Nella pratica si tratta di avviare progetti di riqualificazione dei piccoli centri, creare percorsi di accoglienza e rete tra le strutture ricettive e piccole imprese artigiane, al fine di incrementare in questo modo l’ attrattività dei borghi. L’obiettivo è quello di realizzare un vero e proprio brand intorno a queste realtà e poterle poi veicolare attraverso campagne di comunicazione mirate, volte ad attrarre flussi nuovi, in aggiunta agli utenti europei. Nella stessa Sardegna sono numerose anche le iniziative autonome: come il piano di cooperazione Italia- Francia che prevede la creazione di una rete interattiva dei porti, che dia vita ad un sistema informativo georeferenziato e che fornisca tutte le informazioni turistiche della zona ancor prima di attraccare in porto.

Spostandoci al nord, ugualmente, le idee da mettere in campo non mancano. La regione Friuli Venezia Giulia, piccola di superficie ma con un paesaggio variegato, promuove diversi itinerari ambientali e storici a tema. Oltre al percorso interregionale che porta alla riscoperta dei luoghi protagonisti della Grande Guerra, al fine di destagionalizzare gli afflussi turistici, la Regione si sta dedicando a progetti incentrati sulla meeting industry: in concreto si tratta di un piano di promozione turistica nel settore congressuale rivolto ad un target diverso rispetto al turista tradizionale, che si sposta non per piacere, bensì per lavoro. Il proposito della Regione è, inoltre, quello di potenziare il settore del turismo sportivo: si tratta di ampliare i campi da golf già presenti nel territorio e dar vita al progetto chiamato “Italy Golf and more”.

Questi sono solo alcuni esempi, sicuramente interessanti ed indicativi di come lo sviluppo di questo settore dipenda soprattutto dalla creatività unita all’intraprendenza. L’investimento mirato in questo comparto dipende dalla conoscenza approfondita del territorio e delle sue potenzialità, peculiarità implicita delle istituzioni regionali che lavorano a stretto contatto con il contesto ambientale e culturale e con gli operatori turistici ivi presenti.

Tutte le iniziative elencate sono per adesso solo delle proposte rimaste su carta. Al fine di essere realizzate e diventare operative, infatti, stanno aspettando l’avallo del dipartimento del turismo: in sostanza mancano i finanziamenti per avviarli e solo il governo può autorizzarli. Al fine di promuovere il settore turistico e fare in modo che questo arrivi realmente a garantire il 18% del Pil nazionale entro il 2020, come auspicato dallo stesso Gnudi, le sole idee su carta probabilmente non sono sufficienti. Per attirare i nuovi flussi turistici bisogna innanzitutto investire e valorizzare cercando di ampliare il più possibile l’offerta e senza finanziamenti questo scopo è difficilmente realizzabile. Inoltre sarebbe auspicabile che l’Italia si renda competitiva a livello internazionale anche riducendo i prezzi degli spostamenti. Ammesso ad esempio che il progetto dei “Borghi d’eccellenza” fosse realizzato, quanti avranno la possibilità di raggiungere la Sardegna con i prezzi così alti per i viaggi in traghetto o in aereo?