A leggere il sondaggio condotto da Focus Extra sembra di tornare ai tempi di Giotto, quando l’innovazione era eretica e la gente viveva di quello che gli veniva dato in pasto dalla propaganda. Quando Giotto fu capito, i suoi detrattori erano morti. Di noia. E i loro figli, diseducati all’intelligenza visiva costruita dall’arte di ricerca, finiti in qualche bottega di artigiano a lavorare il legno tutta la vita.

La ricerca nell’arte allarga le visioni, aumenta il lavoro delle sinapsi e sviluppa i neuroni, costringendo mente e sensi a decodificare il rebus progettato per trasferire un concetto (non una semplice riflessione ma un “senso” intellettuale) attraverso le immagini. Uno sport tutto italiano, nato nella preistoria quando gli uomini disegnavano se stessi sulle pareti delle caverne per avere il senso della vita e poterlo guardare fuori da se.

Prima vennero i graffiti, poi il fuoco e la ruota. Senza i graffiti l’Uomo non avrebbe capito le sue immense potenzialità. Adesso Cattelan, con il suo dito medio scolpito alla maniera del Canova, racconta questa storia, sempre tutta italiana, di grandi glorie del passato che, a furia di non essere innovate e reinterpretate, ci hanno portato dal saluto romano a quello padano, cioè l’ignoranza più becera e inconcludente in entrambi i casi. Mai arte fu più alta e priva di provocazione come quel dito, una sintesi unica e mirabile di De Sica, Totò, Sordi e la grande classicità italiana da Michelangelo a Donatello, da Bernini a Canova. Chi non capisce queste metafore nascoste, non capisce l’arte, punto e basta.

L’arte è una disciplina, ha delle regole precise che sono fatte per condurre alla loro rottura, al loro stesso superamento. Così è sempre stato e così deve essere per sempre. Salvo però attivare la memoria: ricordarsi cioè che in tutte le epoche i grandi artisti sono stati compresi post mortem. Ecco, nei contesti evoluti questo non avviene più e non avverrà mai più. Dopo i madornali errori di Giotto e degli Impressionisti, la gente ha scelto di studiare e porsi umilmente davanti all’arte, disciplina guida per antonomasia.

 

In Italia si sono sottovalutati artisti che all’estero hanno capito per via dell’attitudine a valutare il nuovo, la ricerca, l’evoluzione dei linguaggi e, più in generale, delle cose umane. L’evoluzione è il DNA dell’uomo intelligente. Certo non del Paese dove tutti sono allenatori e dove tutti pensano di poter fare tutto; questo atteggiamento sbadato e sbandato porta alla recessione, alla decadenza, alla perdita di identità.

Infine, basta con questa storia degli artisti milionari: se un calciatore con la terza media può guadagnare 30 milioni di euro l’anno, potranno gli artisti che ci portano al futuro guadagnarne almeno il doppio…?

Il Dio Mercato non esiste, esistono la qualità e i circuiti di misurazione della qualità. Quel dito medio davanti al regno del Mercato, la Borsa di Milano, è un monito vitale e immortale: non osi un dio qualunque distruggere quel che l’Uomo ha costruito… Secoli di storia e cultura italiani svenduti per qualche titolo tossico, questo è l’altissimo senso del lavoro di Cattelan.