Sono passati quasi 11 anni dall’emanazione con Decreto Ministeriale dell’Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei –10 maggio 2001- in cui il MiBAC ha stabilito i livelli minimi di qualità che una struttura espositiva dovrebbe garantire. La necessità di definire degli standard per i musei italiani, è nata con la frammentazione della loro gestione a seguito della pubblicazione del D. Lgs. 112/98 dove, all’art.150, lo Stato ha affidato agli Enti Locali l’amministrazione di alcune strutture individuate da una Commissione paritetica.

Nell’Atto di Indirizzo il Ministero elenca otto ambiti di applicazione per gli standard: 1. Status Giuridico; 2. Assetto finanziario; 3. Strutture del Museo; 4. Personale; 5. Sicurezza; 6. Gestione e cura delle collezioni; 7. Rapporti con il pubblico e relativi servizi; 8. Rapporti con il Territorio.

Stabiliti a livello centrale, gli standard sono stati recepiti dalle Regioni e da ciascuna sviluppati in questionari e/o modelli di relazione atti a facilitare l’autovalutazione e la successiva comunicazione dei risultati da parte dei direttori dei musei locali per il riconoscimento/accreditamento delle strutture di qualità all’interno delle liste regionali.

Il lavoro di adattamento ha dato avvio ad un processo lungo ed impegnativo che ha reso meno omogenei i parametri diffusi sul territorio nazionale e che non sembra essere stato condotto con la stessa prontezza da tutte le Regioni. Talvolta a rallentare il percorso, sono gli stessi musei che hanno difficoltà a rispondere rapidamente a causa della mancanza di risorse umane da dedicare alle attività di valutazione.

Nonostante le difficoltà citate, l’utilità di livelli minimi e di linee guida per verificare la qualità di un museo è comunque evidente, soprattutto in un periodo di crisi come quello che si sta affrontando, la diffusione di buone pratiche che favoriscano una gestione più efficiente delle risorse diventa centrale per la sopravvivenza di alcune strutture culturali.

Come le Balanced Scorecard, gli standard costituiscono uno strumento per l’autovalutazione e per il controllo del raggiungimento degli obiettivi considerando prospettive diverse (riguardanti il pubblico, il territorio, il personale, ecc…).
Oltre ad essere dei punti di riferimento per lo sviluppo strategico delle attività di un museo, sono quindi strumenti di misurazione funzionali alla pianificazione e al supporto del processo decisionale, aiutando ad individuare punti deboli e a stabilire delle priorità. È un mezzo utile alla divulgazione di buone pratiche come l’importanza di un bilancio sostenibile, della definizione precisa di obiettivi ed attività. È uno strumento di comunicazione dello status dei musei, incentiva lo scambio di informazioni tra musei e territorio e forse anche la creazione di reti di tecnici per la condivisione di problemi e soluzioni di carattere strutturale ed organizzativo.

Negli ultimi anni i tagli alla cultura sono stati notevoli, incoraggiare la diffusione di best practises e di una mentalità imprenditoriale (bilancio sostenibile, definizione di obiettivi e strumenti di controllo di gestione) tra i direttori di enti culturali sembra un buon inizio per favorire la sostenibilità economica del patrimonio culturale. Il cammino intrapreso con l’Atto di Indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei del 2001 è sicuramente ancora lontano dal concludersi, l’augurio è che prosegua divulgando in Italia modalità operative da tempo affermate all’estero.