Slavery Footprint

 

 

 è un sito web che vi farà riflettere. L’idea nasce dalla semplice domanda che ognuno di noi forse ha un po’ timore di porsi: oggigiorno quanti “schiavi” lavorano per noi? Ufficialmente la schiavitù venne abolita negli Stati Uniti nel 1865 dal presidente Abraham Lincoln, eppure nel XXI secolo non è esattamente così: perché ogni vestito che indossiamo, ogni oggetto di elettronica che utilizziamo, i mobili con cui arrediamo la nostra casa, spesso non sono stati realizzati seguendo modalità di lavoro corretto nel rispetto degli operai e degli artigiani. Più o meno tutti ne sono a conoscenza grazie ad articoli dei giornali e a reportage televisivi, ma nessuno di noi ha mai pensato di avere una responsabilità diretta nell’evoluzione delle nuove forme di schiavitù, attraverso semplici gesti quotidiani. Lo scopo del sito è proprio portare ognuno alla consapevolezza di quanto le nostre abitudini quotidiane influiscano sulla tratta e sullo sfruttamento dei nuovi schiavi.

 

 dopo una breve introduzione animata ed interattiva per attirare l’attenzione dell’utente su quanto la problematica sia attuale e quanto coinvolga ognuno di noi, si accede ad un test che prevede 11 semplici domande sulle nostre consuetudini di vita per capire quanto in realtà siamo fruitori delle aziende e delle multinazionali che sfruttano i lavoratori ridotti in schiavitù. La prima informazione da fornire è in quale città si risiede e, successivamente, andare avanti con i quesiti per rendere sempre più dettagliato il vostro profilo (che in ogni caso rimane completamente anonimo). Nei passaggi successivi sono chiesti il sesso, l’età e se si hanno figli. Da qui in poi vi sentirete, forse, all’interno di un gioco in cui mettervi a confronto con le vostre caratteristiche: di quante e quali stanze è composta la vostra casa ( per realizzarla dovrete trascinare le stanze nelle casa interattiva); quali sono i cibi che consumate maggiormente (una volta stabilita la percentuale dell’apporto di proteine, verdura e carboidrati, si aprirà una finestra laterale in cui potrete personalizzare per ogni pietanza la quantità che ne assumete); quanti sono invece i cosmetici e le medicine che contiene il vostro armadietto del bagno ( anche in questa sezione si aprirà una finestra laterale per personalizzare ogni prodotto); quanti e di che materiale sono fatti invece i gioielli che indossiamo; quanti e quali dispositivi elettronici usiamo; quali sport pratichiamo; quanti vestiti contiene il nostro armadio. Sino ad arrivare all’ultima domanda, quella relativa allo sfruttamento sessuale, per sensibilizzare tutti coloro che non sono abbastanza informati sui soprusi e le violenze che quotidianamente subiscono le ragazze costrette a prostituirsi. Siete pronti a vedere il risultato alla fine del test?

 il sito rappresenta una buona modalità per affrontare da un punto di vista diverso un tema molto importante che spesso viene tenuto sotto silenzio o che viene pubblicizzato con numeri astratti e generici. Essere coinvolti in prima persona e calcolare quale sia il peso della propria responsabilità nel mercato degli schiavi, non può far altro che avvicinarvi ad un tema spesso considerato estraneo alla nostra vita di tutti i giorni. Lo scopo del sito inoltre non termina qui: dopo il risultato del test, infatti, ognuno potrà visionare le soluzioni più indicate per capire quali siano le modalità di lavorazione di un prodotto, imparando ad acquistare oggetti tracciabili da un riconoscibile marchio “Made in a free World”. Perché non basta denunciare, bisogna anche offrire un’alternativa.

 il sito non è molto conosciuto sino ad oggi, forse anche perché per adesso è strutturato solo in lingua inglese. Sarebbe auspicabile che nel futuro anche chi non conosce questa lingua possa partecipare al test.

 

 tutti i cittadini dei paesi del cosiddetto occidente industrializzato affinché abbiano una maggiore consapevolezza su quale sia il modello economico alla base del proprio stile di vita.

 http://slaveryfootprint.org/