La rassegna Bollywood, tenutasi al Teatro Quirinetta di Roma dal 29 novembre al 9 dicembre, ha riscosso il consenso del pubblico, sempre più numeroso, grazie alla varietà delle sue proposte.

 

DELHI BELLY
Regia di Abhinay Deo
Commedia 102’
India 2011 – v.o. inglese/hindi sottotitoli italiano/inglese

Consigliamo queste due ore, circa, di puro divertimento con il film: “Diarrea indiana” (traduzione italiana del titolo) proiettato venerdì 7 dicembre. Una commedia con un ritmo vivace, un po’ demenziale, un po’ splatter ma estremamente divertente, grazie al montaggio, alla scrittura di Akshat Verma e alla regia di Abhinay Deo, la cui provenienza dalla scuola degli spot pubblicitari ben si rintraccia nel dinamismo del film. Sullo sfondo c’è Delhi e la sua architettura fatiscente, come l’appartamento condiviso da tre amici creativi, ingenui e un po’ cialtroni: il giornalista Tashi (Imran Khan), il fotografo Nitin (Kunaal Roy Kapur) e il disegnatore Arup (Vir Das). La fidanzata incarica Tashi di consegnare un pacchetto, ma un disguido li costringerà a confrontarsi con una banda della malavita locale. La disavventura si trasforma in avventura grazie anche a Menaka (Poorna Jagannathan), collega di Tashi, che irrompe nella trama. A questo punto vi chiederete il perché del titolo?! I rumori intestinali di Nitin, che si è abbuffato di tandoori chicken, accompagnano i rocamboleschi inseguimenti, i travestimenti e le divertenti peripezie del gruppo. Irriverente commedia che ha riscosso consensi da parte del pubblico, ovunque è stata in programmazione: India, Inghilterra, Stati Uniti e Australia, ed anche da parte della critica che ha apprezzato questa nuova proposta bollywoodiana. Difficilmente, come nella migliore tradizione bollywoodiana, riuscirete a dimenticare il motivo: “I heate you, I love you…”

 

 

 

 

DHOBI GHAT (Mumbai Diaries)
Regia di Kiran Rao
Drammatico 100’
India 2010

Colpisce positivamente il debutto della giovane regista Kiran Rao (anche scrittrice di quest’opera), considerato dalla critica un film d’arte, rappresentante del cinema parallelo e non certo catalogabile come film bollywoodiano, mancano i balletti e le danze, nonostante la musica sia raffinata, spaziando oltre l’India con un brano di Ryuichi Sakamoto. Se nel passato di Kiran Rao c’è un’ottima scuola di regia – è stata assistente alla regia di Ashutosh Gowariker e Mira Nair – per il futuro, considerato questo esordio, ci aspettiamo grandi pellicole. Ultimamente Kiran Rao, come accade spesso nel cinema indiano, ha anche prodotto alcune pellicole di successo come Peeepli Live (2010) e Dhobi Ghat (2011). Inoltre è la moglie del protagonista (Arun) di Dhobi Ghat): Aamir Khan, con cui ha prodotto il film.
Nelle strade di Mumbai si incrociano le vite e si stringono rapporti tra quattro persone molto differenti tra loro: Arun, un pittore solitario che forse nasconde qualcosa, Shai, arrivata dagli Stati Uniti, un anno sabbatico per dedicarsi alla sua passione, la fotografia, Munna, giovane lavandaio che coltiva il sogno di diventare un attore di Bollywood, e Yasmin ragazza sconosciuta che ha affidato la sua storia a delle videocassette ritrovate in un appartamento. Il passato riemerge, inserti di video, fotografie, filmati contribuiscono al tessuto di una trama che con i suoi continui flash-back, dolori, solitudini e sentimenti mantiene alta l’attenzione dello spettatore.

 

DELHI-6
Regia di Rakeysh Omprakash Mehra
Drammatico 141’
India 2009

Rakeysh Omprakash Mehra è sceneggiatore, produttore e regista di Delhi-6, presentato a Venezia (fuori concorso) nel 2010, il cui titolo deriva dal codice postale della vecchia Delhi: 1000069. E’ in perfetto stile bollywoodiano, ma con un pregio in più rispetto agli altri dello stesso genere, affronta due tematiche delicate e attuali: i rapporti con gli intoccabili e il conflitto tra hindu e musulmani, scatenato spesso da interessi ‘altri’, e che qui ha come protagonista la “Scimmia Nera”, invenzione usata per spaventare la gente. Tuttavia nel rispetto dei canoni tipici del genere, le cause dei conflitti e problemi non vengono affrontati, ma ci si limita a medicare e guarire il tutto con un ‘happy-end’. E’ un viaggio, seduti in poltrona, nella Delhi più autentica con tutto il suo traffico e i suoi ingorghi: i vicoli di Chandni Chowk, il mercato della Old Delhi, la moschea Jama Masjid, la più grande dell’India e i siparietti come il parto della mucca sacra in mezzo al traffico. La musica, molto bella, è del premio Oscar 2009 per la colonna sonora di The Millionaire: Allahrakka Rahman. Immancabile è la storia d’amore tra i due protagonisti, complicata da un matrimonio combinato. Roshan (Abhishek Bachchan, figlio del più illustre Amitabh) è un giovane americano, di origine indiana, che accompagna la nonna nel suo ultimo viaggio in India per ritrovare la sua casa e la sua famiglia. L’espressione della crisi dei Non Resident Indians è l’anziana, partita con tutta l’intenzione di non tornare, di fronte ai cambiamenti e conflitti religiosi che trova in patria, ha alcune perplessità a rimanere, mentre Roshan è trattenuto dall’amore. Unica perplessità del film è il ritmo, lento con pause lunghe, una durata oltre le due ore che non si giustifica e che gli esordi di Rakeysh Omprakash Mehra, nel mondo degli spot pubblicitari e video musicali, avrebbero potuto evitare. Forse il pubblico romano ha maggiormente apprezzato il suo film-documentari: Bollywood: The Greatest Love Story Ever Told, co-diretto con Jeff Zimbalist.

 

GUZAARISH
Regia di Sanjay Leela Bhansali
Drammatico 126’
India 2010

Se vi piacciono le storie d’amore melodrammatiche e che riescono a strappare le lacrime, questo è il film per voi, anche se l’eutanasia, tematica che accompagna tutto il film, è trattata con garbo e leggerezza. Il regista, Sanjay Leela Bhansali, è radicato nel cinema come più non si potrebbe: sceneggiatore, regista, produttore e compositore, riesce a legittimare l’inserimento nella vita del protagonista tetraplegico persino di un balletto, con lui che sogna di danzare: forse la scena più bella del film. La storia inizia con il suo corpo completamente paralizzato a seguito di una caduta: lui è un ex illusionista e da questo deriva la sua costante ironia come se si confrontasse continuamente con un pubblico invisibile. I momenti di più intensa drammaticità sono alleggeriti da battute o spettacolari balletti e musiche. Lo stile inconfondibile del regista è lo stesso del suo film di maggior successo: Devdas (2002). La coppia di protagonisti è la stessa del kolossal Jodhaa Akbar (2008): Aishwarya Rai Bachchan e Hrithik Roshan. La sensibilità con cui è trattato un tema così serio è diluita però da una storia e una recitazione un po’ stucchevoli.