“Se tutto il mondo è un palcoscenico”, come scriveva Shakespeare, l’Italia , teatro in cui si trova il patrimonio artistico più ricco del mondo, in questo periodo di crisi dovrebbe provare a  riaccendere i riflettori sulla cultura.

Promuovere un rinnovato interesse per la tutela e lo sviluppo della cultura significa riscrivere un copione che porti di nuovo alla ribalta l’arte, attrice dimenticata e messa da parte dal ben più attraente mondo della tecnologia. Perciò tra le iniziative volte a riportare in scena la cultura non possono che esserci le nuove tecnologie. Arte e scienza, considerate discipline antitetiche, sono in realtà da sempre strettamente legate l’una all’altra, le loro strade hanno proseguito parallelamente, incrociandosi più spesso di quanto si immagini.

Nel panorama contemporaneo sono molteplici i campi e le aree di interesse dei beni culturali che possono trarre vantaggio dall’utilizzo delle nuove tecnologie: dalla salvaguardia alla sicurezza; dalla documentazione all’archiviazione; dalla fruizione alla valorizzazione. La tecnologia va intesa come chiave d’accesso alle opere d’arte e alla cultura in genere. L’utilizzo delle nuove tecnologie può dare la possibilità al pubblico di approcciarsi in maniera nuova e diversa alla cultura, permettendo un approccio personalizzato dal punto di vista dello spazio, del tempo e dei contenuti che possono essere gestiti in modo del tutto originale. Le tecnologie vanno impiegate sia per valorizzare gli spazi, creando percorsi dinamici e multisensoriali, sia come strumento di informazione che permette allo spettatore di interagire, in modo da comprendere meglio il significato e interpretarlo. I sistemi multimediali interattivi devono essere strumentali e non protagonisti, devono trovarsi dietro le quinte insomma.

La cultura non deve aspettare i suoi spettatori ma attrarli a sé adottando e adattando modelli appartenenti a  diversi settori, come la scienza appunto o come il marketing. La contaminazione, che è un elemento insito nell’arte e nella cultura, deve prendere parte alla sua gestione. Allora ecco che accanto agli scopi conservativi ed educativi si affianca  l’idea che la cultura possa essere considerata anche fonte di esperienze interessanti e indimenticabili, come ad esempio potrebbe esserlo un viaggio.

Dunque perché non adottare la formula dei last minute nei musei, nei teatri o in qualsiasi altra istituzione culturale? Variare i prezzi dei biglietti e quindi ottimizzare la tariffazione a seconda delle capacità disponibili, creare prezzi in relazione al periodo e alla domanda.
Ma forse l’unico modo per tutelare e sviluppare la cultura è guardare all’arte con occhi nuovi, curiosi, desiderosi, occhi in grado di scrutare al di là della crisi. In un momento in cui il futuro è incerto e velato da una fitta nebbia la cultura può e deve rappresentare la luce, il faro che indica la direzione da seguire, perché è lì che sono racchiusi anni, decenni, secoli di splendore, ma anche di oscurità, che se ha avuto dentro di sé una sola scintilla di luce, quella è rappresentata proprio dalla cultura. L’arte, e quindi la bellezza, costituisce la parte migliore dell’uomo, e forse è per questo che Dostoevskij, che tanto ha scavato nell’animo umano, gli attribuiva un ruolo da protagonista nella salvezza del mondo.

La rivoluzione deve stare nello sguardo che rivolgiamo all’arte, uno sguardo amorevole come quello di una madre verso il suo bambino, perché la cultura altro non è che una figlia dell’umanità intera, è l’uomo a crearla, a metterla al mondo, e deve essere l’uomo a proteggerla da sé stesso, dalla noncuranza e a regalarla nel massimo del suo splendore alle nuove generazioni.
Accendiamo i riflettori sulla cultura e prestiamole attenzione, ha tanto da mostrarci e svelarci.