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L’arte contemporanea è sempre più Pop. Non si tratta, però, della “popular art” di Andy Warhol, Keith Haring o Jeff Koons, piuttosto della commistione tra creazione artistica e personaggi della scena musicale pop odierna che ultimamente fa molto discutere. L’apripista è stata la celebre artista di Belgrado, Marina Abramovic, che ha collaborato con Lady Gaga e Jay Z. Le due icone del pop hanno affiancato la regina delle performance per aiutarla a raggiungere i 600.000 dollari necessari a dare vita a New York al suo MAI, il Marina Abramovic Institute, un centro artistico che rivoluzionerà il modo del pubblico di approcciarsi all’arte.
Lady Gaga ha posato nuda per l’artista serba e ha messo in pratica per tre giorni il famoso metodo Abramovic, il personalissimo sistema di meditazione ideato dall’artista. Jay Z ha duettato con Marina per sei ore in una sala della Pace Gallery di Manhattan, ripetendo il brano “Picasso Baby” e cimentandosi in una sorta di coreografia con scambio costante di sguardi che ha persino suscitato la commozione degli astanti. Lo scopo della Abramovic è stato raggiunto, la sua raccolta fondi su Kickstarter ha totalizzato e superato il budget previsto e il nugolo di commenti è esploso. I critici e il pubblico comune si è diviso, infatti, tra entusiasti e detrattori, anche perché i risultati di queste collaborazioni, oltre a non essere ortodossi, spesso rasentano il limite del buon gusto.
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Ne è ulteriore esempio l’ultima produzione di Damien Hirst che col buon gusto non è andato mai troppo d’accordo. Lo troviamo stavolta in veste di direttore artistico di un progetto fotografico davvero particolare, portato a compimento da Mariano Vivanco: Rihanna, la dea della musica pop, è stata trasformata in una Medusa mitologica, erotica e a tratti spaventosa. I capelli sono serpenti, i denti zanne velenose, il corpo mozzafiato ricorda nelle forme le sinuosità dei rettili più ammalianti. Le immagini scattate sicuramente fanno scalpore, catturano l’attenzione, centrando l’obiettivo del magazine GQ che le ha commissionate per la sua ultima copertina. Il magazine britannico compie, infatti, 25 anni il 31 ottobre e allora quale migliore occasione per far parlare di sé che associarsi ad uno degli artisti più chiacchierati della scena contemporanea e a una delle cantanti più sexy del momento?
I paragoni celebri sono subito venuti a galla. Il più azzardato è quello che associa l’immagine serpentesca di Rihanna, alla celebre Gorgone di Caravaggio. Poi ci sono i tableau vivant di Cindy Sherman, Adad Hanna o del maestro Luigi Ontani, che animano i quadri tradizionali con le tre dimensioni di veri corpi umani. Infine ci sono le modelle “zuccherose” dell’americano Will Cotton, anche loro ispirate a icone pop e al mondo della pubblicità.
Purtroppo per Damien Hirst, però, il suo progetto fotografico sembra animato da qualcosa di diverso rispetto a una ricerca creativa autentica. Sembra piuttosto emergere la necessità, effettivamente tipica della società contemporanea, di apparire, fare scalpore, e soprattutto farsi un bel po’ di fruttuosa pubblicità.