old film projector with dramatic lightingQualche decennio di esperienza professionale (consulenziale e giornalistica) ci consentono di “leggere” alcune dinamiche con sereno distacco, e forse con un discreto “valore aggiunto” critico, anche rispetto al “dietro le quinte”: come è noto, il 5 novembre scorso, si è tenuta presso il Centro Sperimentale di Cinematografia la “Conferenza Nazionale del Cinema”, fortemente voluta dal ministro Massimo Bray e dal direttore generale Nicola Borrelli (ne abbiamo già scritto con scetticismo su queste colonne); come annunciato, il 9 novembre, i risultati di quella giornata di lavoro sarebbero stati presentati al Ministro, durante un evento ad hoc del Festival del Cinema di Roma.

Da giornalisti, abbiamo atteso che il 9 novembre l’ufficio stampa del Ministero diramasse un comunicato. Il che curiosamente non è avvenuto, anche se l’ufficio stampa del Mibact è ormai discretamente famoso nell’ambiente giornalistico perché inonda le redazioni di comunicati sulle più variegate questioni riguardanti la ricca agenda del Ministro. Abbiamo osservato, con relativo stupore, domenica mattina, che la rassegna stampa dell’iniziativa è stata ridicola (articoletti soltanto su “Avvenire” e “Il Tempo” e “il Messaggero”), ma d’altronde non brilla oggettivamente per intelligenza (mediologica e politica) organizzare un incontro istituzionale durante un festival, dato che i riflettori giornalistici sono ovviamente concentrati sui film, sulle polemiche cinefile, e sulla scollatura dell’attricetta di turno. Peraltro, chi redige queste noterelle è schierato con coloro (non pochi) che ritengono errata “ab origine” l’idea di un festival romano nato con l’ambizione (presto fallita) di competere con quella che dovrebbe essere l’unica iniziativa festivaliera nazionale di respiro realmente internazionale (il Festival di Venezia), ma… questo è un altro discorso.

Quel che stupisce, e che qui vogliamo segnalare, è che non nella giornata di sabato, ma l’indomani, domenica mattina (forse resisi conto alcuni dei promotori della modestissima rassegna stampa?!), viene diramato un lunghissimo comunicato stampa sulla giornata conclusiva della Conferenza Nazionale del Cinema. Dal Mibact? No, dall’Anica (vedi la riproduzione del testo in calce: interessante esempio di velina da “captatio benevolantie”, con tono che trasuda piaggeria nei confronti delle istituzioni). Ovvero dalla maggiore associazione dei produttori cinematografici italiani, che pure tutti non li rappresenta, e che comunque incarna una soltanto delle anime del cinema (quella mercantile). Si tratta di stessa Anica che tanta parte ha avuto nella strutturazione della “Conferenza Nazionale del Cinema”, se è vero che due dei tre “tavoli di lavoro” del 5 novembre hanno visto come “rapporteur” rispettivamente una qualificata dirigente dell’associazione ed un qualificato consulente dell’Anica stessa. E ricordiamo che, qualche mese fa, furono Mibact ed Anica assieme a presentare un dossier pomposamente denominato “Tutti i numeri del cinema italiano”, che proponeva in verità un set di dati parziale, se non partigiano.

Da cittadini, prima che da ricercatori e giornalisti, ci domandiamo cosa succederebbe se il Ministero della Salute appaltasse ricerche e convegni – e finanche una… “Conferenza Nazionale della Salute” – all’associazione dei proprietari di ospedali privati: qualcuno – saggiamente – obietterebbe almeno sull’opportunità, e forse su una qualche contraddizione interna del rapporto tra “pubblico” e “privato”, e finanche su qualche rischio di conflitto di interessi (anche se viviamo in un Paese nel quale, in materia, sembra tutti o quasi digeriscano anche i sassi).

In Anica, ci sono sicuramente intelligenze interne di alta qualificazione (tra le migliori del Paese, riteniamo), ma forse le strategie cognitive e politiche del Ministero dovrebbero avvalersi anche di intelligenze più plurali, data l’estrema delicatezza della politica culturale in un Paese come l’Italia, e data anche la qualità del suo estremo policentrismo.

E non dimentichiamo che presso il Mibact esiste (sulla carta, ormai) un Osservatorio dello Spettacolo (istituito dalla cosiddetta “legge madre” del 1985, che creò il famigerato Fondo Unico per lo Spettacolo alias Fus), struttura che è stata via via depotenziata (e definanziata) nel corso degli anni, “subappaltando” a soggetti come la confindustriale Anica e la ecclesiale Fondazione Ente dello Spettacolo (per molte centinaia di migliaia di euro l’anno) segmenti di quello che dovrebbe essere un “sistema informativo” centrale del Ministero, e soprattutto l’analisi critica del settore e delle sue potenziali strategie di sviluppo.

Attendiamo di leggere i lavori ed i risultati della Conferenza Nazionale del Cinema, non appena il Ministero li renderà pubblici (il che, ad oggi, non è). Ci auguriamo di non dover andare a cercare gli atti della Conferenza sul sito web dell’Anica…

Per ora, dalla rassegna stampa (e da quel che ci ha raccontato qualcuno dei partecipanti alla kermesse), emerge un gran bel concetto, non riusciamo a comprendere (un nostro limite, certamente) quanto innovativo e rivoluzionario: il Ministro Bray ha sostenuto che l’intervento pubblico dello Stato a favore della cinematografia deve passare da uno stadio soltanto “dativo” ad uno stadio “interattivo”. Potenza degli slogan!

Post scriptum.

Ecco il comunicato stampa diramato dal Mibact a fine mattinata di sabato 9 novembre:

Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Massimo Bray, sarà lunedì 11 novembre in Sicilia, a Racalmuto, per la presentazione del progetto “La strada degli scrittori”. Un itinerario turistico – culturale legato a tre grandi autori siciliani: Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia e Andrea Camilleri. Dopo la presentazione il Ministro percorrerà con un breve tour i luoghi amati dagli scrittori: a partire da Racalmuto per arrivare a Porto Empedocle attraverso la Valle dei Templi di Agrigento, visitando le case natali, le statue, i teatri, paesaggi amati dai maestri della narrativa.

 

Ecco il testo del comunicato stampa diramato dall’Anica nella prima mattinata di domenica 10 novembre 2013:

 

Conferenza nazionale del cinema.
Bray: il comparto che si unisce crea positività e insieme si possono superare gli ostacoli
Tozzi: Bray sia il referente istituzionale della nuova Governance

Si è tenuta il 9 novembre presso il Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica la seconda fase della Conferenza nazionale del Cinema convocata dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Massimo Bray. Nel corso dell’incontro pubblico sono state esposte le relazioni di sintesi dei tre tavoli di discussione che avevano caratterizzato la prima fase della Conferenza nazionale. Organizzati presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, i tre tavoli avevano analizzato temi di rilevanza per il settore quali il mercato nazionale, i modelli di distribuzione e le politiche pubbliche.

Condotta dal Direttore Generale per il Cinema Nicola Borrelli, in un clima di positiva collaborazione tra gli esponenti della politica e quelli della filiera cinematografica presenti, la conferenza ha fornito un quadro lucido della situazione attuale analizzando le criticità che attanagliano il settore e prospettando delle soluzioni ai problemi, da realizzare sotto l’egida di una nuova Governance di settore, ben definita, che tuteli tutte le parti in gioco.

Il Ministro Bray ha espresso consapevolezza per la complessità del settore e per le sue problematicità ma ha dichiarato la volontà di superare gli ostacoli attraverso questi tavoli di lavoro e di confronto (“da non abbandonare mai”), simbolo di un nuovo sistema più ricettivo alle richieste del settore culturale.

L’unione di intenti tra istituzioni e industria ha fatto sì che il Presidente Anica Riccardo Tozzi proponesse pubblicamente il Ministro Bray come riferimento istituzionale di questa Governance e come portavoce di questa collaborazione a tutela dei diritti dei consumatori e di quelli dell’industria.

L’analisi.

Il sistema industriale audiovisivo e gli assetti del mercato in Italia ruotano attorno alle televisioni. La quasi totalità delle risorse però è a vantaggio di un numero ristretto di tv generaliste e di un duopolio editoriale. Il risultato è che tutto il potere assegnato a sole due imprese ha creato uno squilibrio tra produttori di contenuto e distributori, influendo negativamente sul prodotto. La chiusura del mercato distributivo non poteva che omogeneizzare il prodotto, che si è ormai etichettato e customizzato secondo uno schema rigido che prevede produzioni sicure per un target di pubblico di massa. Nessuna serialità con respiro internazionale, una produzione chiusa, un mercato chiuso con pochissime possibilità per la produzione indipendente.

Uno dei primi obiettivi di questa Governance sarebbe di diminuire il numero di tv generaliste, di aumentare e di rinnovare le linee editoriali e, soprattutto, di rendere obbligatori gli investimenti e la programmazione di prodotti provenienti da produzioni indipendenti.

Questa Governance deve essere centrale, statale, ed avere una visione totale della produzione dell’audiovisivo nazionale, ovvero lavorare a contatto con le regioni e con le film Commission, coordinandole e assegnando loro ruoli definiti e precisi ma non delegando gli oneri.

Nel contesto del mercato, il primo tema analizzato è stato quello relativo all’esercizio, con un grido d’allarme per la chiusura di un numero sempre maggiore di monosale cittadine, penalizzate da una pressione fiscale sempre in aumento, dalla impossibilità alla multiprogrammazione e dai costi per la digitalizzazione. In generale, tutto l’esercizio ha lamentato il problema fiscale e, soprattutto, il fenomeno sempre più crescente della pirateria.

A questo proposito è intervenuto Francesco Posteraro dell’Agcom, che ha confermato l’arrivo a breve termine di una regolamentazione precisa e più rigida sulla pirateria digitale, crimine da combattere prima che distrugga la produzione, ovvero un regolamento per la “protezione dei contenuti contro la predazione degli stessi”. L’attività di repressione non sarà quella di un controllo poliziesco della rete ma, su richiesta della parte lesa, si andrà a colpire i siti e i provider coinvolti nella diffusione illecita di materiale protetto da diritto d’autore.

Altro tema fondamentale è stato l’aggiornamento degli strumenti di implementazione delle risorse. Tutti gli strumenti, dal fus al credito d’imposta passando per i contributi agli incassi, al sostegno alle produzioni ritenute di interesse culturale o di autori di opere prime, vanno analizzati e ricalibrati. Inoltre si potrebbero ripristinare alcuni vecchi contributi ormai in disuso, purché aggiornati, e prendere in prestito dall’estero i modelli di contributo più più vincenti come il crowfunding, le lotterie e i gruppi di investitori per pacchetti di film.

 

 

Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult