herNel futuro prossimo, in The Zero Theorem di Terry Gilliam la tecnologia intrappola una game-society disumanizzata, in Her, scritto e diretto da Spike Jonze, la tecnologia è invece friendly e così rassicurante da farci innamorare. Il protagonista del film di Jonze, ricorda molto quello di “I love you” (1986), del profetico Marco Ferreri: era un uomo realizzato e di successo, ma annoiato e demotivato, e a cambiargli la vita è la voce femminile e sensuale di un portachiavi.

In “Her”, la paura del confronto, delle emozioni, dell’amore che cambia negli anni e che può lasciare soli, induce Theodore (il bravissimo Joaquin Phoenix) a rifugiarsi nelle anonime chat per soddisfare pulsioni immediate, ma rimane insoddisfatto poiché non risolve il suo desiderio di condivisione.

E’ lo stesso Spike Jonze, nell’incontro di lunedì all’Auditorium, dove la pellicola è stata presentata nel corso del Festival Internazionale del Film di Roma, a dichiarare: “Credo che questo bisogno di intimità sia un bisogno di sempre… Il film aveva bisogno di intimità: quando abbiamo preso Scarlett cercavamo di catturare questo senso di intimità”. Così Theodore, il cui lavoro è scrivere lettere con grafia manuale per una clientela che non ha più tempo di farlo, a poco a poco riesce ad instaurare un rapporto sempre più intimo con una voce femminile senza corpo (Scarlett Johansson). Questa è Samantha, ovvero il suo nuovo sistema operativo avanzato, che riesce a elaborare quotidianamente emozioni e conversazioni con l’utente, organizzando così la sua vita, ma soprattutto prendendone parte.

In un mondo occidentale confortevole, supportato dalla migliore tecnologia, che consente più tempo libero per le relazioni, in realtà migliaia di persone vivono ogni giorno pigiate l’una con l’altra, ma sempre più sole: si limitano infatti a dialogare con uno smartphone o con un pc. Diventa facile per il protagonista, dopo un matrimonio fallito, innamorarsi di Samantha, superando così le difficoltà relazionali di un confronto con l’altro all’interno di un rapporto profondo e duraturo. Samantha è l’oggetto ideale di amore, quello classico di sempre, che coincide con una nostra proiezione. Funziona così bene da rendere superflua la corporeità.

Se agli amici sembra naturale che lui condivida le sue giornate e la sua vita sociale con Samantha, l’ex moglie mette invece a nudo la sua incapacità di relazione, di confronto con le esigenze e richieste reali di una donna-compagna. Lo stesso Jonze ha affermato: “Uno degli aspetti più impegnativi in una relazione è la capacità di essere autenticamente sinceri, di mettersi a nudo e di permettere alla persona amata di essere se stessa”. Alla domanda sulla provenienza di Samantha, Jonze ha risposto: “E’ anche lei nuova nel mondo. E’ nuova come un bambino. Ha un’intelligenza e rapidità di pensiero, ma ancora non ha paura e impara la paura.”

L’attesissima attrice presente sul red carpet capitolino, non compare mai nel film e rimane la curiosità di conoscere la voce italiana che sostituirà, nel doppiaggio, quella carezzevole e seduttiva di Scarlett, vera coprotagonista in “Her”.
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