Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Nel Febbraio del 2012 abbiamo scritto su Tafter:
“Le fiere di arte contemporanea sono uno straordinario volano di economia, sia per il territorio sia per il Paese di appartenenza, a patto che seguano delle semplici regole: siano governate da persone del settore (Curatori e Art Consultant con taglio curatoriale), siano progettate per ospitare grandi opere, siano collegate ai circuiti internazionali, siano presidiate da commissioni di esame dei vari stand (e quindi delle varie gallerie) che sappiano cosa sia la qualità delle opere e degli artisti.Tutte queste condizioni sono venute meno nell’edizione 2012 di ArteFiera Bologna Art First (questo il nome intero della manifestazione di fine Gennaio di ogni anno).”
Adesso possiamo dire che queste condizioni si sono pienamente realizzate nell’edizione 2013 di Artissima, la Fiera internazionale di Arte Contemporanea di Torino (prima settimana di Novembre).
Cominciamo dall’inizio: cos’è una Fiera di Arte Contemporanea?
Di fiere ce ne sono centinaia; per l’esattezza 250 fiere di arte moderna e contemporanea in tutto il mondo.
Solo alcune rispondono ai requisiti di cui al virgolettato sopra e, come per tutta l’arte, solo quelle di qualità sono quelle fondamentali per il settore, per la città che le ospita e per l’economia del Paese di riferimento.
Una fiera di qualità è gestita da un Curatore esperto, preparato e con i risultati nel background: non il curriculum, i risultati. Un professionista che abbia selezionato vari artisti e teorizzato nuovi linguaggi e nuovi filoni culturali e che, in seguito, abbia visto riconosciute le sue intuizioni e accreditati i suoi studi. Uno scienziato in piena regola, come sono gli artisti stessi, d’altronde.
Questo Curatore deve saper scegliersi il Comitato Esecutivo della fiera stessa, cioè gallerie e altri critici/curatori che garantiscano l’integrità delle gallerie partecipanti (che fanno richiesta ma devono presentare un progetto credibile, altrimenti non vengono ammesse, anche se pagano…) dal punto di vista etico, di bilancio, qualitativo e, come nel caso di Torino, della ricerca. Perché Artissima ha un’identità precisa riconosciuta a livello internazionale: è la fiera dove si presentano gli artisti di ricerca, i risultati dell’ultimo anno di esperimenti e innovazioni, il panorama aggiornato internazionale di quella che una volta avremmo chiamato Avanguardia.Dici poco. Il meglio della cultura visiva mondiale condensato in 4 giorni di eventi, una kermesse divertentissima di mostre di altissimo profilo e progetti culturali di contaminazione tra le arti che durano invece due o tre mesi dopo la chiusura di Artissima. Tutta la città è pervasa dall’arte contemporanea (come Parigi durante la FIAC a fine Ottobre e Basilea durante Art Basel a metà Giugno), comprese le famose Luci d’Artista, straordinarie e giganteggianti luminarie natalizie che la Città di Torino, anni fa, ha commissionato a molti dei migliori artisti che avessero avuto un rapporto con Torino stessa.
Insomma, come tornare al barocco: arte ovunque ti giri. A partire dalla fiera, un fenomeno considerato commerciale che, invece, è assolutamente e altamente culturale ed economico per almeno 12 delle 250 fiere d’arte del mondo.
Ci siamo capiti?
Il meccanismo è semplice, si fa per dire: la Nazione comunica al mondo di avere un’anima colta, e una lucida e aggiornata attenzione intellettuale rispetto all’arte, disciplina che innerva la vita dell’uomo dalla notte dei tempi e gli insegna le possibilità di evoluzione (senza l’espressività non ci si specchia, senza specchi non si indagano ulteriori possibilità di evoluzione…). Una città per ogni Nazione (o due al massimo) organizza una fiera di arte contemporanea per offrire al mondo un compendio della produzione artistica dell’anno precedente (non letteralmente ma quasi) e, contestualmente, la possibilità di acquistare (e supportare) i giovani artisti o la ricerca in genere che, notoriamente, ha bisogno di risorse molto più dei fenomeni istituzionalizzati (conservatori come siamo…).
Tutto il mondo dell’arte, dai grandi musei alle grandi gallerie fino ai collezionisti grandi e piccoli, vengono a verificare gli stati d’avanzamento dell’arte evoluta, si fermano in città per 4 giorni, visitano le mostre, comprano le opere, mangiano nei ristoranti e dormono negli hotel ma, soprattutto, portano intelligenza; si forma un circolo virtuoso che noi chiamiamo Economia Neuronale: la gente cresce, i bambini si divertono in modo intelligente, gli imprenditori sviluppano aziende in un humus molto più favorevole. L’impresa nasce dalle idee, le idee vanno nutrite con una immaginazione strutturata, tutti i giorni….
Lo scriviamo dal 1999, ma stavolta Torino ha dimostrato che si può fare. Noi parliamo tutti i giorni con gli operatori e i collezionisti internazionali, e sono tutti entusiasti di questo pezzo d’Italia. Questa è l’Italia che gli piace, questo è quello che ci chiedono: insieme ai rubinetti, al vino e al bunga bunga, noi, da sempre, siamo il Paese dell’arte.
Per cui, adesso che abbiamo una fiera di altissimo profilo (Torino viene classificata come la quinta al mondo ed è un risultato eccellente perché ha cambiato gestione e indirizzo solo da pochissimi anni) dobbiamo risolvere un altro, annoso e dannoso problema: con un IVA ridicola al 22% sulle opere d’arte, tutto il lavoro viene vanificato.
I nostri collezionisti e tutti gli altri comprano nei Paesi evoluti, dove l’IVA sull’arte è al 7% o al 10% e le ricadute economiche, tra le quali l’enorme gettito fiscale, il lavoro dei corniciai, dei trasportatori, dei vetrai, dei galleristi e degli artisti, dei musei e degli addetti, vengono perse a favore dei Paesi che sanno fare i conti.
È una di quelle cose di cui la Nazione non può andare fiera.
Francesco Cascino è Contemporary Art Consultant e Presidente dell’Associazione Culturale ARTEPRIMA