Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Giovanni Muciaccia e Art Attack impalledirebbero di fronte a quello che sa fare solo con della semplice carta Jaroslav Mishchenko.
Un cobra rosso fuoco, un’aquila maestosa, un gufo con le ali spiegate, un piccolo scarabeo o persino un unicorno. Tutto può essere riprodotto con delle mani abili a modellare della buona carta. E la scelta dei colori adatti fa sembrare ogni soggetto ancora più realistico e naturale.
Il fatto divertente è che questo mago degli origami si definisce in realtà un semplice creatore amatoriale e le foto delle sue opere sono scattate utilizzando solo uno smartphone.
Ecco qui la sua pagina Flickr.
“Quando la baciai la prima volta, era notte e suonavano sulla spiaggia quella canzone, il tormentone dell’estate 2000, quella che, proprio quell’anno, aveva scalato tutte le classifiche. Ma… Non ricordo il titolo!”. Se questo è un discorso che fate spesso con voi stessi, o con gli amici, tormentandoli, sappiate che c’è un sito che vi può aiutare: Who was number one in history è una web application che, usando come fonti la Billboard Chart USA, officialcharts.com e le classifiche di HitParadeItalia, riesce a scovare quale canzone occupava la prima posizione in classifica in un determinato momento storico.
Who was number one in history si presenta come una pagina web facilissima da usare: sulla home basta indicare anno, mese e giorno oggetto di interesse, cliccare su “Trova il tuo numero uno” e il gioco è fatto. Si può scegliere la canzone prima in classifica negli Stati Uniti, nel Regno Unito o in Italia, e il periodo di ricerca possibile va dagli anni ’60 ad oggi. Una volta scovata la hit del cuore, è possibile ascoltarla gratuitamente tramite il servizio di musica digitale, Spotify, e poi condividere la scoperta musicale attraverso i social.
È un’applicazione divertente e davvero di semplice utilizzo, resa interattiva e completa dalla connessione con Spotify.
Una volta esauriti i giorni memorabili della propria vita a cui associare una canzone, potrebbe stancare. Ma si tratta di un progetto in espansione che prevede l’inserimento delle classifiche musicali anche di altri Paesi.
Il creatore di è il giovanissimo Oscar Chinellato, responsabile di un’azienda di creazione e gestione di siti web, Sickdevelopers, che opera in Veneto. Il progetto, Who was number one in history, come il suo stesso creatore afferma, è nato per caso, una notte dell’aprile di quest’anno.
Gli appassionati di musica, i curiosi, i romantici.
Acqua e sapone, senza ritocchi chirurgici e anche con qualche difetto: è così che l’artista Nikolay Lamm ci presenta le irraggiungibili Barbie, che assumono subito un aspetto più realistico e vicino alle donne reali. Come lui anche altri artisti hanno voluto sfatare il mito delle bambole perfette, presentandole prive di trucco e al naturale. Per chi avesse guardato a queste super-donne come ad odiosi modelli impossibili può prendersi così una piccola rivincita.
Guardate e giudicate voi il risultato.
Léo Caillard è un artista ironico e creativo, cui piace molto giocare con le contaminazioni tra arte classica, nuove tecnologie, e fenomeni contemporanei. Vi proponiamo due sue serie di scatti in cui, con l’aiuto di photoshop, si diverte ad immaginare un Museo del Louvre invaso dalle nuove tecnologie (Art Game) e nudi scultorei vestire i panni di hipster (Street Stone).
Questo il suo sito e queste le sue opere!
Anno 2013: Atari vende i gioielli di famiglia, Zynga crolla in Borsa, la depressione sembra attaccare anche il mondo dorato dei videogiochi, notoriamente distante dai cicli di business degli altri settori e legato ad altri fattori di mercato.
A sorpresa, la crisi attacca anche un business vertiginosamente in crescita come quello del Social Gaming, perché di Atari forse ce l’aspettavamo un po’ tutti, ma non certo era pensabile un percorso simile per uno dei partner più promettenti della galassia di Facebook.
Il tam tam mediatico ci illustra la principale ragione di questo momento di crisi: la concorrenza spietata, che ha affollato un mercato già saturo, sull’illusione di una crescita illimitata di utilizzatori grazie ad Internet e al mobile, e l’irriconoscenza dei videogamers, che giocano gratis e sono disposti a pagare sempre meno.
Mi ricorda qualcosa e cerco su Wikipedia.
Era il lontano 1983, l’anno che dettò la fine della cosiddetta “seconda generazione dei videogiochi” o, per i nostalgici, l’epoca delle ingombranti cartucce di plastica nera. Accadde in quegli anni che colossi come la Mattel e l’Atari (toh, anche qui) entrarono in crisi fino al ritiro di massa dal mercato delle console domestiche.
Le ragioni erano anche allora piuttosto chiare: la concorrenza spietata, cha aveva affollato un mercato già saturo, sull’illusione di una crescita illimitata di utenti, e l’abbattimento selvaggio dei prezzi dovuto a videogiocatori sempre meno disposti a pagare per cose già viste.
La crisi riportò alla luce il mondo dei videogiochi arcade, che offrivano modelli di gioco innovativi e una qualità migliore, in una tregua che durò fino al 1987, anno in cui il Giappone divenne il leader delle console domestiche grazie al NES.
Sono passati circa 30 anni da allora.
Si può dire che la storia ha dei cicli molto interessanti che lasciano ben sperare.
Andrea Pompili è un informatico ex coordinatore del “Tiger Team” di Telecom
Tutte le bambine, chi più chi meno, ha la sua collezione di Barbie: questa splendida bambola dalle sembianze di top model in miniatura ha infatti conquistato generazioni di ragazzine, intente a scegliere tra le innumerevoli diverse versioni che la Mattel ne ha proposto. Per festeggiare i 50 anni suonati della Barbie, è stato creato nel 2009 un sito in cui la creazione di Ruth Handler viene presentata in abiti davvero estrosi e molto artistici. Guardate e indovinate la citazione!
Amate le sfide? Dovete sempre dimostrare qualcosa agli altri? Siete affetti dal morbo della scommessa in stile anglofono? Allora Klash è l’applicazione che fa per voi!
Tutto ebbe letteralmente inizio da una scommesse di tre ragazzi di diverse nazionalità: l’italiano Alessandro Petrucciani, l’austriaco Alex Napetschnig ed il turco-tedesco Baris Tamer. Il trio si trovava sulle spiagge di Fuerteventura e, come accade spesso tra amici, si sono sfidati sulla tavola da surf. Il colpo di genio è arrivato nel pieno del divertimento: perché non condividere la sfida con gli altri, sfruttando i potenti mezzi social?
Tornati dalle vacanze si sono ritrovati a Berlino dove insieme ad altri amici hanno fondato la loro start up, trasformando l’idea in realtà.
E’ nata così Klash, un’app per condividere sfide e scommesse goliardiche: il denaro non c’entra, si tratta solo di coraggio e voglia di mettersi in gioco.
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=4L2lHYpDCHM?feature=player_embedded]
Ora vi starete chiedendo come funziona. Ebbene Klash si può utilizzare in due modi: o la sfida si lancia ad un amico, che deve superarla dandone prova all’intera community con foto, audio e video, per vincere il premio concordato con lo sfidante, oppure si rivolge la scommessa a tutti, e in tal caso si innesta un voto popolare per decretare il vincitore.
Per lanciare l’applicazione, lo stesso ideatore Alessandro Petrucciani ci ha messo la faccia, irrompendo sullo sfondo della trasmissione statunitense Twist in una mise alquanto succinta.
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=TXixP1oMb1k?feature=player_detailpage]
Klash è scaricabile gratuitamente sull’Apple store ed è per ora disponibile solo in lingua inglese. Il dispositivo è infatti ancora in via di sperimentazione, ma i giovani creatori sono pronti a scommettere sul suo successo. E voi? Siete pronti a “klashare”?