porticusfaimarathonFAIMARATHON nasce come passeggiata non competitiva, una “maratona culturale” a tappe che ha come obiettivo principale quello di far riscoprire agli italiani, attraverso itinerari interessanti e curiosi, quanti sorprendenti tesori si nascondano tra i luoghi della loro vita quotidiana.

Nel secondo anno dalla creazione dell’evento la Delegazione FAI di Bologna ha scelto di accompagnare i suoi concittadini in un percorso lungo i portici, riconfermati recentemente nella candidatura a patrimonio dell’umanità presso l’Unesco, per offrire una visione diversa e non scontata di beni che tutti i bolognesi sono forse ormai abituati a godere ma non più ad apprezzare e comprendere.

Claudia Tonelli Rossi, Capo della Delegazione FAI di Bologna tiene in particolar modo a sottolineare il carattere “internazionale” dell’evento di quest’anno: “E’ stata un’esperienza entusiasmante, sia per noi volontari FAI che per tutti coloro che hanno partecipato. Diverse centinaia di “maratoneti” hanno percorso i circa 6 km di portici proposti, unendo al piacere della passeggiata la possibilità di approfondire la conoscenza del bene forse più caratteristico della nostra città.” Ma anche l’esplorazione di un territorio nuovo: questo è stato dimostrato dalla “nutrita partecipazione di cittadini extracomunitari, che hanno effettuato il percorso accompagnati da volontari FAI che hanno illustrato loro le principali caratteristiche dei portici oggetto di visita. Crediamo sinceramente che la conoscenza del territorio in cui si vive e lavora possa accrescere il senso di appartenenza alla comunità”.

La novità del percorso della FAI Marathon di quest’anno è stato l’utilizzo della tecnologia digitale: durante la maratona i partecipanti potevano infatti “leggere” alcune tappe dell’ itinerario fra i portici di Bologna grazie ad un’applicazione per smartphone ed un codice QR (codice a barre bidimensionale, composto da moduli neri disposti all’interno di uno schema di forma quadrata) che applicato fisicamente ad ogni tappa reindirizzava sulla pagina web di “Porticus”, un sito interamente dedicato a tali strutture architettoniche. In questo modo si ricreava l’impressione che i monumenti “parlassero” a chi li visitava, passando loro accanto.

“L’idea di “far parlare i monumenti” ha delle solide radici” ci dice Francesco Ceccarelli, Docente di Storia dell’Architettura dell’Università di Bologna che ha creato il progetto “Porticus”: “basti pensare alla grande tradizione letteraria delle guide che hanno avuto un ruolo fondamentale nel raccontare a generazioni di viaggiatori le città italiane e le loro architetture”.
Oggi l’evoluzione degli strumenti informatici e la diffusione di Internet aprono le porte ad esperienze innovative davvero inimmaginabili fino a pochi anni fa.
“Quando ho cominciato a elaborare il progetto Porticus con i miei studenti, l’idea che ci guidava era quella di provare a mettere in piedi il nucleo sperimentale di un museo della città di nuova concezione, in cui il patrimonio coincide con i monumenti e dove ciò che davvero conta è saperli mettere in rete nel modo più efficace, semplice e interattivo. Alla base di questi ragionamenti c’è la convinzione che il vero museo della città non sia altro che la città stessa e che questa possa raccontarci la sua storia attraverso la sua struttura fisica e architettonica.”

Il progetto è stato lanciato durante l’evento FAI proprio per la specifica caratteristica di strumento in grado di contribuire alla diffusione della conoscenza del patrimonio architettonico storico di una città “la sua forza sta proprio nel perseguire esplicitamente l’obiettivo di diffondere il più possibile i risultati della ricerca a un pubblico molto vasto”; ecco perché il Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna è stato coinvolto dal Comune, assieme alla Fondazione Cineteca e ad altri partners istituzionali in un progetto di ricerca sui portici di Bologna che permetta di elaborare per il prossimo anno un solido dossier su questa peculiarità urbanistica, nell’intento di entrare a far parte della World Heritage list dell’UNESCO.

Ma quanto le nuove tecnologie sono realmente in grado di facilitare la fruizione dei beni artistici e culturali di una città? Il Professor Ceccarelli prevede per il prossimo futuro lo sviluppo di quello che va sotto il nome di “ecosistema digitale”: “una città interattiva, a patto che si riesca a favorire nel migliore dei modi lo sviluppo delle necessarie infrastrutture. Il che significa diffondere il più possibile la rete wi-fi, ma anche favorire l’installazione di strumenti oramai ampiamente usati in diversi contesti urbani e museali come i codici QR che abbiamo impiegato il giorno della FAI Marathon.”

I monumenti ci parlano quindi, basta saperli ascoltare.

 

Non è un caso se Göteborg è conosciuta come la città del Natale: già dal mese di novembre questo grande centro della Svezia sud-occidentale, nella contea di Västra Götaland, si accende di milioni di luminarie e si veste a festa con le tipiche decorazione del periodo.
La città si anima per celebrare con le sue antiche tradizioni questa festività, tra cori natalizi attorno ad abeti decorati, case adorne di coccarde e luci sfavillanti, tutto avvolto dal soffice manto della neve candida.
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Il 16 novembre si inaugura la Via della Luce, il tipico viale illuminato della città che collega il centro al parco di Liseberg: uno sfavillante percorso tra addobbi e angoli pittoreschi, ravvivati da cori e festose vetrine dei negozi, aperti in questo periodo tutti i giorni.
A metà della via, in piazza Götaplatsen, le splendide facciate del Museo dell’Arte, del teatro Stadsteatern e del Conservatorio sono colorate da variopinti giochi di luci, ovviamente a tema natalizio.

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I mercatini sono il simbolo di questa magica stagione e, passeggiando per Göteborg riscaldati da vin brulé o dal caffè tipico, se ne scovano molti.

 

Uno dei più pittoreschi è quello al centro di Göteborg, nel quartiere ottocentesco di Haga dove, tra le boutique e i negozi vintage, si possono trovare negli stand all’aperto fantastiche creazioni di artigianato artistico. Apre il sabato e domenica dal 24 novembre al 16 dicembre.

Il mercatino di Kronhuset è invece un’ottima occasione per visitare questo splendido palazzo, il più antico di Göteborg, risalente al XVII secolo. Dove un tempo c’erano stalle e officine, ci sono ora botteghe e negozi che, nel mese di dicembre, ospitano commessi in abiti d’epoca intenti a far bella mostra di dolciumi e curiosi oggetti. 

 

Allontanandosi un po’ dalla città, e dirigendosi verso la campagna, capace di regalare scorci e panorami mozzafiato, è possibile raggiungere il castello di Gunnebo. Questa meravigliosa dimora del ‘700, vicina al lago Stensjön, ospita annualmente un mercatino di natale davvero unico, che vede protagonisti prodotti biologici e manifatturieri. L’appuntamento è per il 17 e 18 novembre, con replica il 24 e 25 novembre.

 

Uno degli eventi più caratteristici nel periodo di Avvento è la Festa di Santa Lucia, celebrata il 13 dicembre in tutta la Svezia: ogni città elegge tra le giovani la sua “Lucia” che, accompagnata da altre ragazze e bambini, canta nei luoghi pubblici, nei centri per gli anziani e negli ospedali.
Nella città di Göteborg, il 12 dicembre alle sei del pomeriggio si festeggia l’incoronazione della Santa, nella piazza di Kungstorget. Il giorno successivo una processione attraversa le vie della città con i bambini vestiti di bianco e illuminati dalla luce delle candele, che seguono la Santa e intonano canti tradizionali in diversi luoghi di culto e non, donando biscotti al pubblico.
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Raggiungere Goteborg:

In aereo:

Due sono gli aeroporti attraverso i quali raggiungere questa meravigliosa cittadina svedese, ma se avete fretta di visitare i mercatini di Natale e un budget ristretto, piuttosto che scendere all’ aeroporto di Goteborg-Landvetter (GOT) che dista 25 km dalla città, scegliete direttamente Göteborg City Airport (GSE) e volate con una compagnia lowcost come Ryanair. Infatti la compagnia irlandese offre ai viaggiatori che provengono dal Belpaese numerose rotte distribuite in tutta Italia, da Milano, Pisa e Roma.

Arrivati all’aeroporto di Goteborg City, 10 km vi separeranno dal centro cittadino; a questo punto, non esitate a prendere il bus che vi attenderà al vostro arrivo e che vi porterà in pochissimo tempo nel cuore della cittadina. Se preferite prendere un Taxi, invece, affidatevi a compagnie più grandi che effettuano vantaggiose corse a prezzo fisso.

Se desiderate spostarvi da Goteborg potete recarvi alla stazione centrale di Centralstationen.

Questa, oltre ad essere la più antica stazione svedese ( è infatti inserita tra gli edifici protetti per la sua rilevanza storico artistica) rappresenta un importante snodo ferroviario poiché tutti i treni in partenza e in arrivo dal territorio svedese si fermano in questa meravigliosa stazione.

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Oltre alla storica stazione ferroviaria di Goteborg, adiacente, vi è anche la stazione degli autobus: la Nils Ericson Terminalen con collegamenti anche internazionali .Se scegliete un mezzo alternativo per spostarvi dalla città e visitarne delle altre. sono a vostra disposizione bus delle compagnie come Eurolines, Säfflebussen, GoByBus, Bus4you e Swebus Express.

Viaggiare in autobus, infatti ,è economico e facile. La rete di collegamenti svedesi vi assicura viaggi rapidi ed economici in tutto il territorio: con Swebus per esempio non spenderete oltre 50 euro per spostarvi e se avete meno di 25 anni usufruirete di uno sconto del 25%. Inoltre, se con voi ci sono dei bambini al di sotto dei sei anni, questi, viaggeranno gratis. Ottimali sono inoltre i collegamenti con Stoccolma e tutta la costa nord.

 

 

 

Punto di riferimento dell’isola è Cagliari, con il suo porto, legato alle alterne fortune di fenici e cartaginesi: la passeggiata inizia da qui, l’aerea portuale che d’estate si anima di eventi e rassegne, accompagnano il visitatore durante le splendide serate estive all’aperto.
Il cuore di Cagliari è la Cittadella dei Musei che comprende il Museo Archeologico Nazionale, la Pinacoteca, il Museo d’arte siamese e il Museo delle cere.
In Piazza, nel Palazzo Regio, è possibile ammirare le prestigiose collezioni civiche e, adiacente si erge la Cattedrale di Santa Maria di Castello, di epoca romanica decorata con marmi policromi e ricca di numerose testimonianze storiche.
Il Bastione di Saint Remy è invece il luogo ideale da cui ammirare per intero tutta la città: dal porto fino agli stagni di Molentarguis e Santa Gilla, questi ultimi popolati da numerosi fenicotteri rosa. Non è possibile lasciare la città senza essere stati al Poetto, la spiaggia per eccellenza di Cagliari, dal mare cristallino e sabbia bianca, ricca di chioschi e punto di riferimento per lunghe passeggiate nel lungomare.

 

Le spiagge più belle, la costa orientale.
Percorrendo la strada litoranea verso Villasimius si aprono paesaggi mozzafiato a strapiombo sul mare, piccole insenature nascoste alternate a grandi spiagge dalla sabbia fine e candida: da Capo Boi fino a Punta Molentis.
Proseguendo oltre Villasimuis, le altre spiagge cui non rinunciare della costa tirrenica sono di certo Castiadas con la spiaggia di Cala Sinzias e Cala Pira.

 

Tra spiagge e tradizioni: la costa sud occidentale.
Pula
è il luogo degli antichi resti della città fenicio punica di Nora, è sede inoltre dell’antica chiesetta romanica di Sant’Efisio, patrono del capoluogo sardo, cui i Cagliaritani sono devoti. La Sagra di Sant’Efisio martire è la festa più importante della città di Cagliari oltre ad essere una tra le processioni a piedi più lunga d’Europa, si percorrono ben 80 km.
Proseguendo oltre Pula, la ventilata Baia di Chia offre una serie di spiagge e paesaggi incontaminati: tra le spiagge più belle, Cala Cipolla, Su Giudeu e Tuerredda.

 

Una breve sosta tra i nuraghi dell’entroterra.
Nella zona di Muravera si trova uno dei più importanti siti archeologici di epoca nuragica della Sardegna. Le Tombe dei Giganti, sepolcri collettivi monumentali di grande importanza. Sempre nella zona sono presenti altri siti archeologici di epoca nuragica come il complesso megalitico di Nuraghe Scalas, quello di Piscina Rei, Baccu di Monte Nai e Cuili Piras.

 

Da non perdere la tradizione del Bisso a Sant’Antioco.
L’isola di Sant’Antioco si distingue soprattutto poiché vi dimora l’unica donna al mondo rimasta a portare avanti la millenaria tradizione della lavorazione del Bisso.
Detta “Seta marina” o “capelli di sirena”, il Bisso è un filamento prodotto dalla pinna nobilis, un crostaceo raro e per questo protetto che può raggiungere una lunghezza di un metro. Chiara Vigo, la sacerdotessa del mare, raccoglie questa bava marina per lavorarla al fine di produrre un filamento preziosissimo e dal valore inestimabile. Le sue produzioni e ricami sono custoditi al Museo del Bisso di Sant’Antioco, oltre essere esposte al British Museum e al Louvre.

 

Carloforte e l’isola di San Pietro.
Oltre a Sant’Antico esiste nel sud della Sardegna occidentale un’Isola nell’isola: quella di San Pietro, con le sue splendide spiagge e con l’unico centro abitato, Carloforte.
La città è stata fondata nella prima metà del Settecento da una colonia di pescatori liguri. Tutt’oggi l’origine ligure di Carloforte si può riscontrare nel dialetto, nelle tradizioni, nei costumi e nell’urbanistica stessa del paese, mettendo in evidenza così la sua unicità nel panorama stesso della Sardegna. Da non perdere a giugno la tradizionale pesca del tonno, questa usanza viene inoltre festeggiata con una manifestazione internazionale: il Girotonno.

 

 

 

 

 

 

Il borgo medievale di Maranola (Formia, LT) si erge su una roccia ai piedi del monte Altino da dove domina il golfo di Gaeta, un castrum utilizzato contro le incursioni saracene già dal XI secolo. Si svolge qui il 24, 25 e 26 agosto 2012 la seconda edizione del Festival d’Arte Contemporanea SEMInARIA sogninterra che prevede interventi istallativi e performativi, con una ventina gli artisti coinvolti, realizzati in seguito a residenze effettuate precedentemente in loco, grazie ad una rete di ospitalità che coinvolge il tessuto sociale e il territorio.
Oltre ai Patrocini istituzionali del Comune di Formia, Provincia di Latina, Ente Parco Naturale dei Monti Aurunci e XVII Comunità Montana, infatti, è la collaborazione tra le Associazioni Culturali AMANDA, Comitato per Maranola, Dimore al Borgo, Maranola Nostra, Sustainable Happinesse che ha reso questa manifestazione veramente interessante dal punto di vista della ricaduta sul territorio in termini culturali, sociali ed economici. Insieme alla presenza di sponsor tecnici come Spedart, Telaro, B&B Casa della Nonna, Sound & Light, Panificio D’Urso, Pasta Reggia, tutte le attività commerciali hanno partecipato con convenzioni e spesso con contributi spontanei.
L’anno scorso sono state 1.927 le persone che hanno visitato il borgo di Maranola in soli due giorni di Festival, a fronte di una popolazione residente che si aggira intorno alle quattromila unità. Il dato così preciso è stato registrato da un anziano residente che ha accolto personalmente ogni visitatore al varco della Porta, ingresso pedonale del Borgo, curandosi di conteggiarlo.
Il cuore del Festival è rappresentato dal percorso istallativo, circa un chilometro fra salite e discese, che si snoda tra suggestivi orti e torri medievali. In virtù della partecipazione attiva dei residenti all’iniziativa, saranno accessibili in via straordinaria luoghi privati di Maranola, riempiti di infinite nuove storie da raccontare con gli interventi di Valeria Crociata, Marco Di Giovanni, Marina Girardi, Rocco Lombardi, Simone Lucciola, Chiara Mu, Quiet Ensemble, Three Minutes Ago, Angela Zurlo e Giulia Ledda, oltre a Carlo De Meo, Christian Ghisellini, Serena Piccinini, Daniele Spanò e Cecilia Viganò già ospiti della passata edizione e confermati come artisti residenti.
Maggiore spazio è riservato quest’anno al teatro e altre attività collaterali. Presso la Torre Caetani (XIV secolo) le serate saranno aperte con musica (progetto Musica da Cucina) e teatro (Don Alonso Quijano detto il buono, regia di Ferruccio Padula con Monica Costigliola, Maria De Meo, Barbara Sartori e Ferruccio Padula), e con un laboratorio gratuito condotto dal regista Ferruccio Padula, della durata di due settimane, aperto a tutti dal primo agosto, per allestire performance che accompagneranno i visitatori lungo il percorso. Le performance dell’attrice Giulia Ledda e degli artisti Carlo Steiner e Chiara Mu, arricchiranno inoltre il programma.
Altra novità di questa seconda edizione è il progetto speciale “Marcondì”, in corso già da maggio e rivolto ai bambini residenti nel Borgo. “Marcondì” prevede un laboratorio sul fumetto, con il contributo scientifico del fumettista, illustratore e vignettista de L’Unità e Liberazione Kanjano, che coinvolge i bambini nella creazione di una delle istallazioni di Serena Piccinini, oltreché un laboratorio musicale per la costruzione di strumenti con materiali di riciclo tenuto sulla montagna grazie alla collaborazione con l’Ente Parco dei Monti Aurunci.
L’obiettivo di tutte queste articolate attività è volto a sostenere il fecondo legame di progettualità instauratosi fra gli artisti, gli abitanti e il luogo. In seguito alla prima edizione dello scorso anno, si è infatti creato un rapporto umano importante tra artisti e abitanti, così come riferisce Isabella Indolfi una delle tre menti femminili a partorire questa esperienza collettiva insieme a Marianna Fazzi e Giulia Magliozzi. Appena trentenni, con un legame affettivo e di provenienza da e verso questi luoghi, portano le loro esperienze professionali e la loro passione in questo progetto di arte condivisa che è molto di più di un semplice event based tourism: concerti, spettacoli e attività varie non solo animano il cartellone estivo del litorale, ma stimolano il coinvolgimento e la crescita culturale e umana di tutte le fasce d’età e di tutte le categorie sociali. E’ questo senz’altro un dono che SEMInARIA continuerà a fare alla comunità maranolese, un laboratorio culturale in continua evoluzione.

 

Le terre dei tratturi e la civiltà della transumanza hanno caratterizzato per secoli il territorio, la storia, la vita sociale ed economica dell’Abruzzo, del Molise, della Campania, della Puglia e della Basilicata.
I tratturi erano le grandi vie battute per secoli da milioni di armenti nelle loro periodiche trasmigrazioni primaverili ed autunnali dall’Abruzzo alla Puglia, dalla montagna verso il Tavoliere fino ad arrivare alle Murge e al mar Ionio.
Questa migrazione aveva bisogno di larghe vie erbose che potessero fornire alimento al bestiame durante il lungo viaggio che durava in media due settimane. Pertanto i tratturi erano contemporaneamente strade, pascoli, luoghi di insediamento per opifici, chiese, taverne e infine centri abitati.
L’origine dei tratturi, già attestati in epoca protostorica come lunghe vie battute dagli armenti e dalle greggi, affondano nelle tracce millenarie che antichissime genti lasciarono nelle loro migrazioni seguendo sia il proprio istinto sia il moto delle stelle, i corsi dei fiumi o i colori dell’orizzonte. Il termine “tratturo”, comparso per la prima volta durante gli ultimi secoli dell’Impero romano, designava il privilegio dell’uso gratuito del suolo di proprietà dello Stato, di cui beneficiavano i pubblici funzionari e che venne poi esteso anche ai pastori della transumanza, per l’uso delle vie pubbliche. Guglielmo I il Malo nel 1155, li dichiarò beni demaniali; successivamente, sotto la dominazione aragonese, vennero ridisegnati i tracciati, stabiliti i limiti e codificati gli usi, in seguito sostenuti anche dai Borbone.
Nel periodo di massimo sviluppo la rete viaria tratturale si estendeva da L’Aquila a Taranto, dalla costa adriatica alle falde del Matese, con uno sviluppo complessivo che superava i 3.000 km. I tratturi furono strade particolari e, sotto molti aspetti, irripetibili; disposti come i meridiani (tratturi) e i paralleli (tratturelli e bracci), essi formarono una rete viaria che copriva in modo uniforme tutto il territorio e dettarono, in tutto il Mezzogiorno orientale, la legge del movimento e dell’insediamento.
Seppure oggi la transumanza non venga più effettuata ed i tratturi abbiano perso la loro funzione originaria, questi territori offrono non solo prodotti della terra e dell’allevamento, ma anche testimonianze di cultura locale, architettura rupestre, diversità biologica e valori ambientali suscettibili di grandi occasioni di sviluppo sostenibile.
Il decreto ministeriale del 1976  ha definito i tratturi beni di notevole interesse per l’archeologia, per la storia politica, militare, economica, sociale e culturale sottoponendoli alla stessa disciplina che tutela le opere d’arte d’Italia.
La Regione Puglia, in particolare, consapevole della necessità di salvaguardare e di tutelare la ricchezza della rete tratturale pugliese, ha approvato la legge n. 29 del 23-12-2003, che fissa, come mission principale, all’art. 1, la costituzione del “Parco Tratturi della Puglia”.
Il Parco, che si estende per circa 1.700 km, comprende 9 tratturi, 62 tratturelli, 7 bracci e 3 riposi per i quali sono proposti itinerari percorribili a piedi, a cavallo o in bicicletta, utilizzando sinergie con le strade di bonifica, le ferrovie dismesse e le strade di servizio dell’Acquedotto Pugliese, così da offrire al visitatore una mappatura varia ed articolata del territorio pugliese.
Lo scorso aprile, nell’intento di valorizzare al massimo tale patrimonio, la Regione Puglia ha disposto l’assegnazione di oltre 3 milioni di euro per il “Progetto di Eccellenza Turistica” dedicato ai Monti Dauni.
Gli interventi del progetto sono localizzati nella zona settentrionale della Puglia, all’interno dei confini amministrativi della provincia di Foggia. Si tratta del territorio appenninico, finora meno interessato dai flussi turistici che pure raggiungono le mete del turismo balneare (Gargano) e religioso (San Giovanni Rotondo e Monte Sant’Angelo) della medesima provincia. In questa area, ogni ipotesi di sviluppo turistico contribuirà al potenziamento dell’offerta turistica regionale, con la virtù di presentarsi fortemente orientata a segmenti e stagionalità diversificate.
L’Appennino dauno, sotto la nuova denominazione “Monti Dauni” che vuole rappresentare il Marchio d’Area, è inoltre un territorio straordinariamente autentico: poco antropizzato, profondamente rurale, legato ai riti della terra come a quelli spirituali, pagani e cristiani; una fascia di terra costellata di borghi dove la vita scorre ancora lenta, scandita dalle stagioni, da ritualità e consuetudini che ancora sopravvivono ai fenomeni della globalizzazione.
Il progetto “Monti Dauni” prevede pertanto la mappatura georeferenziata dei tratturi e dei percorsi, a cui seguirà quella dei borghi e delle attrazioni turistiche ed infine quella dei servizi e degli operatori economici convenzionati.
L’intervento, infatti, punta alla costruzione di una fitta rete di cammini, di percorsi, di itinerari e di piste ciclabili che attraverseranno il territorio consentendo al visitatore di poter scegliere tra i numerosi aree tematiche presenti: il cammino della Via Francigena, il percorso dei Santuari di Padre Pio, i Tratturi della Transumanza, la Strada dell’Olio, la Strada del Vino, oltre a disporre di un ampio e vario scenario di borghi, città d’arte, aree archeologiche, monasteri e conventi.
Tale reticolo, una volta mappato e georeferenziato, sarà integrato con ulteriori percorsi promossi da altre regioni italiane e dagli “Itinerari Culturali” del Consiglio d’Europa, attraverso il contributo delle associazioni di volontariato, il sostegno degli Enti Locali e sotto l’egida delle principali associazioni turistiche nazionali.
Parecchi indicatori, peraltro, segnalano l’avvio di una fase interessante di rivitalizzazione del territorio appenninico: la presenza di un numero sempre maggiore di visitatori che ripercorrono i millenari cammini della Via Francigena, della Via Sacra Longobardorum e dei tratturi della transumanza; la concentrazione di amministrazioni comunali che hanno sposato la filosofia “slow” ed hanno raggiunto importanti certificazioni turistico-ambientali (Alberona, Bovino, Orsara di Puglia, Pietramontecorvino, Roseto Valfortore e Sant’Agata di Puglia sono stati insigniti dei marchi di “Città slow”, “Borghi Più Belli d’Italia” e “Bandiere Arancioni”); la diffusione – in ogni periodo dell’anno – di manifestazioni ed eventi di qualità  (“Orsara Jazz” o il “Festival Apuliae”) occasioni di importante collaborazione e cooperazione interistituzionale in grado di richiamare decine di migliaia di persone.
Il progetto rappresenta un segmento “emergente” che contiene in nuce diverse potenzialità per rappresentare una buona prassi; partendo dalla green economy e la qualità dei prodotti della terra per arrivare a proporsi come una grande “spa” a cielo aperto, capace di generare benessere per la popolazione stabilmente residente e per quella temporanea.

Giovedì 12 maggio, presso la Camera di Commercio di Roma nella Sala del Tempio di Adriano a Piazza di Pietra è stato presentato il progetto “Tesori in un palmo di mano. Luoghi da scoprire lungo le Vie Consolari romane”, promosso dall’Associazione Civita e realizzato con il sostegno della Camera di Commercio di Roma ed il Patrocinio della Provincia di Roma, per contribuire alla valorizzazione e alla promozione del territorio della Provincia di Roma.
Numerosissimi i partecipanti all’evento che si è aperto con gli intervenuti Antonio Maccanico, Presidente dell’Associazione Civita, Giancarlo Cremonesi, Presidente della Camera di Commercio di Roma, Nicola Zingaretti, Presidente della Provincia di Roma e Bernabò Bocca, Vice Presidente dell’Associazione Civita.
Come ha affermato il Presidente Maccanico “(…) la magia di Roma fa sì che il viaggiatore non trovi sempre il tempo per rivolgere la sua attenzione a quel territorio così ricco di storia, cultura, arte, archeologia che è la provincia. Proprio qui stanno le ragioni del lavoro che presentiamo (…)” e che hanno portato a definire, nell’ambito del progetto, 12 nuovi itinerari di visita, lungo le principali 13 Vie Consolari Romane e attraverso 180 “tesori”, tra i quali tre siti appartenenti al Patrimonio Mondiale UNESCO (Villa Adriana e Villa d’Este entrambe a Tivoli e le necropoli etrusche di Cerveteri).
Si tratta di borghi e centri abitati (43), beni storico-artistici (oltre 70: musei, chiese, santuari, palazzi, castelli, torri, forti), beni archeologici (oltre 50: musei e aree archeologiche, singoli monumenti) e beni paesaggistici (8 tra parchi, aree naturalistiche e riserve) disseminati lungo la Via Flaminia, la Via Cassia, la Via Claudia Braccianese, la Via Aurelia, la Via Portuense, la Via Salaria, la Via Ardeatina, la Via Appia, la Via Latina, la Via Prenestina, la Via Tiburtina, la Via Nomentana e la Via Severiana.
“(…) Occorre individuare nuovi modelli che ci rendano sempre più unici e dunque politicamente rappresentativi ed economicamente competitivi sul mercato globale” ha affermato Bernabò Bocca il quale ha proseguito sottolineando che “(…) la vera opportunità del nostro Paese, e delle nostre industrie … sta nella nostra forte competenza “estetica”, cioè nella capacità di “sentire” tipica del popolo italiano (…) E’ proprio qui, quindi, che entra in gioco il Territorio, e quell’insieme di
tradizioni, paesaggio e patrimonio culturale che produce e trasmette il senso profondo dell’identità (…)”.
In linea con queste affermazioni il progetto ha, pertanto, previsto la realizzazione del volume “Tesori lungo le Vie Consolari romane. Storia, arte e paesaggio nella Provincia di Roma”, del sito web “Tesori intorno a Roma”, in italiano, inglese e tedesco, e dell’applicazione iPhone “Tesori in un palmo di mano”, in italiano e in inglese, scaricabile gratuitamente da App Store. L’impiego delle nuove tecnologie è volto, quindi, a favorire l’approccio alla visita e alla conoscenza dei luoghi ad un numero più ampio possibile di utenti.
I tre prodotti realizzati offrono testi descrittivi, un ricchissimo apparato iconografico (nel portale sono presenti circa 200 fotografie) e, con particolare riferimento agli strumenti tecnologici, la possibilità di visualizzare video (12 video in doppia lingua, italiano e inglese, uno per ciascun itinerario), utilizzare mappe e funzioni interattive utili all’utente per progettare una visita, inviare contributi multimediali (immagini, video, etc.), lasciare o condividere commenti e segnalazioni, oltre alle possibilità di condivisione tramite i più noti social network quali Facebook e Twitter.
Inoltre, nell’ambito del progetto, oltre all’attività di valorizzazione, viene sviluppata anche un’azione di sostegno alle imprese con lo scopo di promuovere un modello di sviluppo imperniato sia sulle risorse culturali che a sostegno delle imprese della filiera. Il sito web e l’applicazione iPhone offrono, a tal fine, informazioni relative ai prodotti tipici e alle aziende produttrici, alle strutture ricettive e alla ristorazione, grazie anche alla collaborazione avviatasi tra Associazione Civita, Provinciattiva S.p.A. (Agenzia della Provincia di Roma) con il portale “Roma&Più” e l’Azienda Romana Mercati (Azienda Speciale della Camera di Commercio di Roma per lo sviluppo e la gestione del sistema agroalimentare e la gestione della Borsa Merci) con il portale “Romaincampagna.it”.
Su queste basi la Camera di Commercio di Roma ha proposto una prosecuzione dei lavori che, nel corso del 2011, porterà ad un’implementazione dei contenuti, che verranno tradotti in 5 lingue, dei prodotti realizzati, con particolare riferimento all’artigianato artistico e ai percorsi alternativi per il turismo “slow”, oltre ad una redazione coordinata e ad uno scambio di dati con i portali istituzionali di Provinciattiva www.romaepiu.it e Azienda Romana Mercati www.romaincampagna.it.
Molti sono i borghi, spesso veri e propri gioielli incastonati in paesaggi straordinari, e ricchissimo il patrimonio culturale, archeologico e storico-artistico: chiese, abbazie, santuari, ville, castelli, testimonianze archeologiche straordinarie e musei che conservano tesori, preziose testimonianze della storia del territorio. A questo si aggiunge il contesto ambientale di grande interesse, con i numerosi parchi, riserve e aree naturalistiche.
A volte le emozioni abitano in un palmo di mano, su quelle vie che guardiamo distratti dai finestrini delle nostre auto, senza guardare oltre.