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per spiegare di cosa si tratta è necessario iniziare dalla definizione di Haiuku: consiste in una breve composizione in versi, originaria del Giappone, nata come forma di poesia popolare ed elevata ad arte retorica nel XVII sec. Caratteristica principale di questo piccolo componimento poetico è l’immediatezza, grazie alla semplicità dovuta alla struttura di tre versi di diciassette sillabe complessive. La redazione del New York Times ha deciso di unire arte poetica e tecnologia, creando una forma artistica Haiku non più in giapponese, bensì in inglese, attraverso uno speciale algoritmo.
artefice della creazione poetica è l’algoritmo, che riesce ad estrapolare dagli articoli del celebre quotidiano americano alcuni versi, creando così dei piccoli carmi che ricalcano la struttura della poesia haiku. Nella home page compaiono dapprima i piccoli componimenti poetici: cliccando su di essi si risale all’articolo originario pubblicato sul New York Times, da cui sono stati tratti i versi.
come spiega lo stesso Jacob Harris del New York Times si tratta di un esperimento ancora alla fase iniziale, di cui non sappiamo ancora le evoluzioni future. Sicuramente le potenzialità inesplorate di questo progetto sono interessanti e potrebbero portare a rivoluzionare il concetto di abstract e occhiello di un articolo: tra qualche anno ad ogni pezzo potrebbe essere affiancato il proprio haiku esplicativo.
il componimento poetico è realizzato da un algoritmo generato da un software. Agli occhi di quanti temono una supremazia futura delle macchine sull’uomo, di certo questo esperimento non apparirà propizio per la creatività umana.
dietro ad ogni componimento troverete delle linee colorate che tracciano esattamente la linea metrica del poema generato dal computer
amanti della poesia e a tutti coloro che si divertono a creare versi, servendosi di qualsiasi spunto e ispirazione.
Proprio quando si pensa di aver acquisito tutte le informazioni e i dati possibili rispetto ad un tema o ad un personaggio noto, già abbondantemente analizzato e “sviscerato” in tutte le sue parti, ecco spuntare inaspettatamente notizie e approfondimenti mai conosciuti prima.
Questo è il caso della raccolta di documenti, scritti epistolari, poesie redatte il dialetto, racconti, interviste e suggestioni a cura di Luciano De Giusti, docente di Storia del Cinema Italiano all’Università di Trieste, sul cinema di Federico Fellini visto e raccontato attraverso gli occhi del poeta veneto Andrea Zanzotto.
Praticamente Luciano De Giusti racconta Andrea Zanzotto che racconta Federico Fellini, conosciuto nell’estate del ’76, con il quale iniziò a collaborare per la realizzazione del Casanova.
“Il cinema brucia e illumina. Intorno a Fellini e altri rari”, edito da Biblioteca Marsilio, è un insieme di documenti eterogenei, dal diverso registro stilistico, che tratta della produzione cinematografica del grande maestro del cinema italiano, la quale viene indagata attraverso i punti critici del suo farsi: la figura della donna (voluttuosamente proposta in copertina da un disegno dello stesso regista), l’eros, il circo, il travestimento, Venezia, ma con i toni intimi e confidenziali di chi ha contribuito a realizzarlo.
De Giusti mette insieme gli scritti inediti di Zanzotto e li “condisce” con un’ampia introduzione sulla genesi del progetto editoriale e dei personaggi che lo popolano e una lunga ed esaustiva intervista conclusiva in cui il maestro si racconta attraverso l’enunciazione della sua poetica e l’esplicazione dei suoi lavori e del suo modus operandi.
Il testo, coinvolgente testimonianza della vita e del lavoro di un protagonista del cinema italiano dei “bei tempi”, appassiona e rende partecipe il lettore, che sente di avere tra le mani un pezzo di storia, la quale, senza questo progetto, sarebbe stata ad appannaggio solo di pochi o nascosta in qualche buio archivio.
Il cinema brucia e illumina.
Intorno a Fellini e altri rari.
A cura di Luciano De Giusti
Biblioteca Marsilio, € 18,00
ISBN 978-88-317-1101-2