Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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L’arte contemporanea è sempre più Pop. Non si tratta, però, della “popular art” di Andy Warhol, Keith Haring o Jeff Koons, piuttosto della commistione tra creazione artistica e personaggi della scena musicale pop odierna che ultimamente fa molto discutere. L’apripista è stata la celebre artista di Belgrado, Marina Abramovic, che ha collaborato con Lady Gaga e Jay Z. Le due icone del pop hanno affiancato la regina delle performance per aiutarla a raggiungere i 600.000 dollari necessari a dare vita a New York al suo MAI, il Marina Abramovic Institute, un centro artistico che rivoluzionerà il modo del pubblico di approcciarsi all’arte.
Lady Gaga ha posato nuda per l’artista serba e ha messo in pratica per tre giorni il famoso metodo Abramovic, il personalissimo sistema di meditazione ideato dall’artista. Jay Z ha duettato con Marina per sei ore in una sala della Pace Gallery di Manhattan, ripetendo il brano “Picasso Baby” e cimentandosi in una sorta di coreografia con scambio costante di sguardi che ha persino suscitato la commozione degli astanti. Lo scopo della Abramovic è stato raggiunto, la sua raccolta fondi su Kickstarter ha totalizzato e superato il budget previsto e il nugolo di commenti è esploso. I critici e il pubblico comune si è diviso, infatti, tra entusiasti e detrattori, anche perché i risultati di queste collaborazioni, oltre a non essere ortodossi, spesso rasentano il limite del buon gusto.
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Ne è ulteriore esempio l’ultima produzione di Damien Hirst che col buon gusto non è andato mai troppo d’accordo. Lo troviamo stavolta in veste di direttore artistico di un progetto fotografico davvero particolare, portato a compimento da Mariano Vivanco: Rihanna, la dea della musica pop, è stata trasformata in una Medusa mitologica, erotica e a tratti spaventosa. I capelli sono serpenti, i denti zanne velenose, il corpo mozzafiato ricorda nelle forme le sinuosità dei rettili più ammalianti. Le immagini scattate sicuramente fanno scalpore, catturano l’attenzione, centrando l’obiettivo del magazine GQ che le ha commissionate per la sua ultima copertina. Il magazine britannico compie, infatti, 25 anni il 31 ottobre e allora quale migliore occasione per far parlare di sé che associarsi ad uno degli artisti più chiacchierati della scena contemporanea e a una delle cantanti più sexy del momento?
I paragoni celebri sono subito venuti a galla. Il più azzardato è quello che associa l’immagine serpentesca di Rihanna, alla celebre Gorgone di Caravaggio. Poi ci sono i tableau vivant di Cindy Sherman, Adad Hanna o del maestro Luigi Ontani, che animano i quadri tradizionali con le tre dimensioni di veri corpi umani. Infine ci sono le modelle “zuccherose” dell’americano Will Cotton, anche loro ispirate a icone pop e al mondo della pubblicità.
Purtroppo per Damien Hirst, però, il suo progetto fotografico sembra animato da qualcosa di diverso rispetto a una ricerca creativa autentica. Sembra piuttosto emergere la necessità, effettivamente tipica della società contemporanea, di apparire, fare scalpore, e soprattutto farsi un bel po’ di fruttuosa pubblicità.
La storia dell’arte rischia di essere ridotta o addirittura eliminata dai programmi di formazione scolastica. La petizione per contrastare la decisione presa dal Governo con la Riforma Gelmini del 2010 raccoglie, specialmente negli ultimi giorni, sempre più firme, sempre più adesioni.
Anche Stefano Guerrera, giovane informatico pugliese di 25 anni, si è interessato al problema e ha pensato di risolverlo a modo suo. È nata così la pagina Facebook “Se i quadri potessero parlare” che, messa online solo il 18 ottobre, oggi conta già circa 180mila like. L’idea balenata in mente a Stefano è stata molto semplice, ma decisamente vincente: le opere d’arte più famose di artisti come Leonardo, Botticelli, Caravaggio, vengono corredate da una frase comica che ne stravolge totalmente il senso agli occhi dello spettatore. Il linguaggio usato è il dialetto romano che inevitabilmente fa ridere, come spiega lo stesso Stefano che da sei anni vive a Roma.
Il risultato ottenuto con questo esperimento è davvero esilarante e, effettivamente, conferma un’esigenza che si è venuta palesando altre volte negli ultimi anni: quella di rendere l’arte una materia comprensibile a tutti, un campo che deve vantare i suoi specialistici e i suoi studiosi, i suoi critici e i suoi esperti, ma che può anche rivolgersi ad un pubblico vasto e variegato.
Il blog “L’arte spiegata ai truzzi” di Paola Guagliumi, ad esempio, ha iniziato già un anno fa ad affrontare la questione, presentando spiegazioni in romanaccio dei più grandi capolavori dell’arte moderna e contemporanea. Anche in questo caso il risultato è divertentissimo, e al contempo anche abbastanza istruttivo. La Guagliumi è una studiosa di storia dell’arte e una guida turistica e le opere che presenta sono trattate attraverso un lato didattico serio, che si nasconde dietro alla forma faceta.
È del 2008 un altro tentativo di desacralizzare la storia dell’arte e di renderla familiare agli occhi dei più: “Understanding art for geeks”, un blog in cui ancora una volta quadri famosi vengono parodiati in versione “geek”, modificati appositamente per gli amanti di internet e della tecnologia.
Un esempio cartaceo che sperimenta un modo non convenzionale di spiegare la storia dell’arte è rappresentato, poi, dal volume di Mauro Covacich del 2011, “L’arte contemporanea spiegata a tuo marito”, un testo ironico, ma molto completo per approcciarsi all’arte contemporanea senza i pregiudizi che portano a non considerarla espressione artistica vera e propria, o comunque non al livello dei grandi maestri del passato, per perizia tecnica e comunicazione estetica.
Tornando al fenomeno degli ultimi giorni, “Se i quadri potessero parlare”, si tratta ovviamente di un gioco. Eppure, potrebbe rivelarsi non fine a stesso. Di sicuro serve ad avvicinare tutti, soprattutto i più giovani, ad un mondo dal quale spesso si sentono distanti, anche solo reintroducendo nella loro iconosfera rappresentazioni che al giorno d’oggi sono sempre più escluse dall’immaginario collettivo, perché sostituite da cartelloni pubblicitari, divi del cinema, o appunto, espressioni visive appartenenti al mondo web.
Si è aggiudicato per la seconda volta l’ambita copertina della rivista Time e ora il presidente Barack Obama è ad un passo dal record raggiunto da Franklin Delano Roosevelt. Ogni anno il Time dedica la propria copertina all’ “uomo dell’anno”, colui che verrà ricordato come il protagonista assoluto dei dodici mesi appena trascorsi. Il primo ad aver conquistato questo titolo è stato il colonnello Charles Augustus Lindbergh, distintosi per il suo inaugurale volo sul mar Atlantico. Ecco una selezione dei celebri ritratti dal 1928 ad oggi, che potrete consultare anche sulla pagina Pinterest di riferimento.
Se volete sapere quale è l’uomo più ricco e facoltoso del mondo ogni anno non vi resta che aspettare la nota classifica stilata dalla rivista americana Forbes. Magnati, imprenditori e nobili facoltosi grazie alla loro stratosferica dichiarazione dei redditi si aggiudicano gli ambiti posti dei più invidiati della terra. L’ultima classifica uscita lo scorso marzo annovera tra i primi dieci sul podio Carlos Slim Helu & family, William Gates III, Warren Buffett, Mukesh Ambani, Lakshmi Mittal, Lawrence Ellison, Bernard Arnault, Eike Batista, Amancio Ortega, Karl Albrecht. Per incontrare il primo italiano bisogna scorrere la classifica sino alla 23esima posizione dove troviamo Michele Ferrero, patron dell’industria dolciaria della Nutella. Se provate a confrontare la classifica dei fortunati milionari con quella redatta invece dalla rivista Artnews, che annualmente invece ricerca i magnati che hanno maggiormente investito le proprie fortune in beni artistici, scoprirete che dei primi 10 super ricchi del globo, soltanto uno di dedica con passione al mecenatismo. Si tratta di Bernard Arnault, uomo di affari francese proprietario del marchio del lusso LVMH. Forse sarà anche grazie all’influsso della moda del marchio Luois Vuitton che rappresenta il core buissness principale del gruppo, ma Arnault si conferma come il collezionista d’arte più appassionato che negli anni ha finanziato diverse mostre tra cui Il grande mondo di Andy Warhol e Picasso e i suoi maestri, supporto che ha dimostrato soprattutto per promuovere l’immagine del gruppo LVMH nel mondo, istituendo al contempo una fondazione che porta lo stesso nome del gruppo.
Il primo italiano nella classifica di Forbes al 23esimo posto non sembra interessato al mondo dell’arte: per trovare il primo ed unico collezionista nostrano nella classifica di Artnews, bisogna arrivare al nome di Miuccia Prada, che grazie all’ausilio del marito Pabrizio Bertelli, attraverso la sua Fondazione omonima si occupa di sostenere l’arte contemporanea con mostre e premi dedicati.
Quali sono gli altri sostenitori e benefattori dell’arte e della cultura nel mondo? Sempre secondo la classifica di Art News, dopo il primo posto occupato dal già citato Bernard Arnault e di sua moglie Hèlén, troviamo nell’ordine Debra e Leon Black coppia degli affari proprietari dell’Apollo Global Management; Edythe L. e Eli Broad, fondatori della The Broad Foundations, che promuove l’educazione e l’arte; Pierre Chen dell’industria elettronica di Taiwan; l’henge found manager Steven Cohen, che detiene anche il 5,9% di azioni della casa d’aste Sotheby; il figlio di Estée Lauder, Ronald Lauder, che ha aperto a New York la Neue Gallerie la galleria d’arte interamente dedicata agli artisti tedeschi e svizzeri dei primi anni 20 del 900 e ha fondato nel 1987 la Ronald S. Lauder Foundation; il banchiere greco Dimitri Mavromatis; Philip Niarchos che ha accumulato tra le sue mani la più importante collezione di pittori impressionisti; l’imprenditore francese François Pinault, che dirige il marchio del lusso Pinault-Printemps-Redoute ed è comproprietario della casa d’aste Christie’s; ed infine la figlia dell’emiro del Qatar, la giovanissima Sheikha Al Mayassa bint Hamad bin Khalifa Al Thani, la donna più potente nel mondo dei collezionisti d’arte e fondatrice della ONG Reach to Asia, che si occupa di portare assistenza alle popolazioni vittime dei disastri naturali nel continente asiatico.
In sintesi, le due classifiche nella sostanza non si uniformano l’una all’altra, anzi sembra che i magnati della finanza più facoltosi non siano del tutto interessati al mecenatismo e al sostegno di artisti e fondazioni. Ancora più evidente è l’assenza di milionari italiani nell’elenco dei collezionisti, a riprova che il mecenatismo nel nostro paese stenta sia a diffondersi che a raggiungere i risultati conseguiti in altri paesi. L’unico settore che fa eccezione è quello della moda, per vocazione più vicino e prossimo al mondo della creatività artistica. La strada dunque per raggiungere i primi posti nelle classifiche mondiali per i nostri imprenditori sembra davvero ancora molto lunga.
Sembra che nessuna star di Hollywood sia sfuggita al suo obiettivo ottenendo così il proprio ritratto artistico. Da Whoopi Golberg immersa in una vasca completamente colma di latte bianco a Demi Moore con il suo pancione all’ultimo mese di gravidanza fino al tenero bacio tra John Lennon e Yoko Ono ( foto scattata la mattina prima della morte del celebre cantante dei Beatles). Con il suo stile inconfondibile, Annie Leibovitz è riuscita ad immortalare personaggi famosi e non, nel loro portamento immobile e spesso in un contesto da favola e irreale in cui luci e colori si fondono tra loro. Non a caso la fotografa ha realizzato anche la serie dei Disney Potraits in cui personaggi famosi si sono messi nei panni dei cartoni animati della nostra infanzia. Abbiamo raccolto una galleria delle immagini più oniriche e coinvolgenti.
la rivista riservata ai soci del Touring club italiano, associazione di amanti dei viaggi e instancabili esploratori, inaugura una nuova era con una veste grafica innovativa e con l’ottima collaborazione del mensile National Geographic. Tante novità per un restyling che, come annunciato, non rompe completamente con la tradizione e con la filosofia della storica associazione. L’identità della linea editoriale viene dunque mantenuta e, sfogliando il magazine, si percepisce che il concetto del “come e perché viaggiare” rimane immutato: scambiarsi non solo esperienze ed interessi ma anche permettere un’interazione costante tra la comunità dei viaggiatori e la comunità ospitante. L’obiettivo è sempre quello di intendere il viaggio come lo strumento più adeguato alla conoscenza.
il magazine si struttura in modo dinamico: gli articoli descrittivi spaziano tra una notevole vastità di argomenti e contenuti, dalla natura all’enogastronomia, agli itinerari consigliati. Il turista viene guidato alla scoperta di percorsi inediti grazie a foto artistiche molto affascinanti, attraverso le quali viene trasmessa l’atmosfera dei singoli luoghi. Molti sono gli scorci e le immagini di vita quotidiana, che raccontandoci il contesto, catturano l’attenzione del lettore. Degne di nota, all’interno degli articoli, sono anche le singole schede presenti in cui vengono forniti consigli sui luoghi da non perdere, su dove soggiornare, ma soprattutto vengono dati perfino suggerimenti di carattere economico ( negli articoli inerenti alcuni centri cittadini sono riportati dei veri e propri resoconti dettagliati su quanto costa vivere effettivamente come cittadini e non solo come turisti). La sezione Almanacco, dove vengono raccolte tutte le iniziative culturali più significative nel mondo, tra cui mostre, festival, film e libri consigliati, è stata ampliata ulteriormente e presenta al suo interno una numerosa gamma di proposte ( nel primo numero ne sono elencate 240).
maneggevole e leggera, la rivista è densa di contenuti interessanti. La partnership con la National Geographic, inoltre, prevede uno scambio di articoli con il magazine americano: ogni mese dunque sarà selezionato uno degli articoli più interessanti dalle edizioni internazionali della prestigiosa istituzione internazionale, che si impegna a diffondere le conoscenze geografiche nel mondo. In questo primo numero si parte con un reportage su Washington D.C.
Particolare la sezione strutturata alla maniera di una piccola agenda: come un vero e proprio diario di viaggio sono programmate tutte le tappe per visitare la meta nell’arco di un week end.
Da segnalare, infine, l’articolo in apertura dedicato ad un’inchiesta giornalistica approfondita: in questo primo numero troviamo una significativa indagine sulla cementificazione incontrollata nel nostro territorio avvenuta negli ultimi 15 anni.
i reportage sono interessanti e scorrevoli grazie alla nuova grafica e al formato. Le foto sono davvero incantevoli e riescono a trasmettere al lettore la giusta curiosità per intraprendere lo stesso percorso e partire con una valida guida esplicativa.
le idee sono tante e sicuramente tutte intriganti grazie ai numerosi suggerimenti e notizie contenute. L’unica pecca dell’intero progetto è quella di vincolare la rivista all’iscrizione presso l’associazione Touring- Club. Sebbene questo primo numero sia stato distribuito ampiamente, infatti, nell’editoriale d’apertura è specificato che dalle prossime uscite tornerà ad essere materiale esclusivo per i soci. Essendo uno strumento valido e significativo forse sarebbe auspicabile una maggiore diffusione a livello nazionale, slegata dallo status di socio e che la rivista fosse acquistabile come un qualsiasi altro magazine in tutte le edicole.
tutti coloro che non possono fare a meno di fantasticare su una nuova destinazione e che sono sempre alla ricerca del prossimo viaggio da programmare.
Touring. Il nostro modo di viaggiare
Del Touring club italiano e National Geographic
A breve partirà anche l’aggiornamento on-line nel nuovo sito http://www.touringmagazine.it/
Si apre con un editoriale per poi passare a “Restauro e Conservazione”, “Storia”, “Storia dell’Arte”, “Legislazione e Gestione dei Beni Culturali”, “Turismo Archeologico”, “Arte contemporanea” e “Recensioni”: sono queste le sezioni di cui si compone il periodico semestrale “Restauro &Beni culturali” edito da Edizioni Mago.
Il direttore editoriale Carlo Casi, nella prima uscita, presenta la rivista definendola “la trasformazione di un modo di pensare l’informazione sui beni culturali, che da un lato affronta con un’ottica scientifica i problemi del restauro, della conservazione, della tutela, della valorizzazione e della fruizione di opere d’arte, architetture storiche e reperti archeologici; e dall’altro si rigenera in un progetto di maggior respiro che vuole contribuire a stimolare l’interesse e la conoscenza delle radici culturali della nostra società”.
La redazione di “Restauro & Beni Culturali” si avvale inoltre di un eminente comitato scientifico composto dalla Scuola di Restauro Accademia di Belle Arti “Lorenzo da Viterbo” ABAV.
L’approccio del periodico ai temi trattati è sicuramente specialistico, arricchito da numerose immagini non solo fotografiche, ma anche storiche, esplicative e tecniche, che accompagnano i testi descrittivi delle opere e degli interventi.
La molteplicità delle sezioni sopra citate rende tuttavia bene l’idea dell’ampio spettro tematico dei contenuti: dagli aspetti più tecnici e pratici a quelli più teorici e storici, che passano dalla cultura antica a quella moderna, servendosi degli interventi di numerosi professionisti del settore.
Il formato di “Restauro & Beni Culturali” ha dimensioni non eccessive, consentendo un’agile consultazione, senza sacrificare la qualità delle illustrazioni e dell’impaginazione.
Le inserzioni pubblicitarie sono poche e settoriali, sposando bene gli interessi del lettore tipo, mentre il costo di 5,00 euro lo rende anche poco dispendioso.
Questo periodico semestrale scientifico divulgativo, alla sua prima uscita, sembra dunque avere tutte le carte in regola per affermarsi come punto di riferimento nel panorama del “Restauro & Beni Culturali”.
TXT, edita dalla casa editrice pisana Pacini, è una rivista quadrimestrale in edicola con il suo primo numero.
“Non è una rivista che vuole promuovere una regione che tutto il mondo conosce. Anzi, contrariante alle apparenze, non è una rivista!” (Daniele Lauria, direttore editoriale).
In questo “spazio di confronto sulla Toscana che sarà” , lontana dai luoghi comuni da cartolina ben confezionata per vendersi al turista, emerge l’altra faccia del territorio, quella in ombra dietro il bel paesaggio delle colline di Leonardo ed il buon vino. Qui si trova “la Toscana delle città, delle eccellenze, delle trasformazioni”: articolo dopo articolo, vengono svelate ed evidenziate quelle realtà, spesso latenti, “totalmente votate al futuro: centri di ricerca, dipartimenti universitari e aziende che lavorano allo sviluppo e al progresso”.
Nelle 72 pagine del primo numero si segue un percorso che, muovendo dalle riflessioni sulla città creativa 3.0 e quindi produttrice di nuova identità, nuove economie e nuove geografie, tratta delle trasformazioni e pianificazioni legate alle grandi strutture e infrastrutture (alta velocità, sistema dei trasporti, stadi, waterfront) e cerca la propensione al contemporaneo nei dettagli quali la storia di una importante galleria d’arte contemporanea all’ombra delle torri medievali di San Gimignano, o quella di un designer che lavora con gli scarti dei marmi delle Apuane ed ancora la scultura Dietrofront di Pistoletto alle porte di Firenze che addensa in un’immagine la “continua riapertura di prospettive” sul futuro…
Tra le righe evidenziate di TXT moving faster, in una veste grafica che scandisce interviste ed argomenti a colpi di evidenziatore e sintetizza i contenuti dentro finestre in inglese, si potrebbe leggere l’intenzione di non dimenticare il testo sulle pagine della rivista ma di farne un blocco appunti in fieri per successivi dibattiti e confronti.
La novità editoriale di Pacini si troverà nelle edicole toscane, nelle librerie e nelle sale vip degli aeroporti di Pisa e Firenze
Tecnologie e Beni Culturali
Il futuro della conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale è sempre più legato alla diffusione e all’utilizzo delle nuove tecnologie applicate ai beni culturali. Un linguaggio, questo, composto da un’infinita gamma di sperimentazioni che sviluppano metodologie specifiche, i cui risultati sono spesso conosciuti solamente da una ristretta cerchia di “addetti ai lavori”.
Archeomatica è una nuova rivista che ha come obiettivo quello di rivolgersi ad un profilo di lettori molto vario, spaziando da tecnici esecutivi di management, organizzazioni pubbliche e private, ma anche operatori che interagiscono con il settore dei beni culturali a diversi livelli.
Il progetto editoriale nasce come approfondimento speciale sulle tecnologie geomantiche orientate ai beni culturali della rivista GEOmedia, usciti nel 2006 e 2007 in concomitanza con il Salone del Restauro di Ferrara sotto il nome di “Speciale Archeomatica”.
Da allora il campo di interesse della rivista si è ampliato, analizzando non solo le tecnologie utilizzate per il rilievo e la documentazione, ma anche per l’analisi, la diagnosi, l’intervento di restauro o manutenzione e, in ultima battuta, le tecnologie di fruizione legate all’indotto dei musei e dei parchi archeologici.
La rivista si compone di tre macro- sezioni: Documentazione (Indagine e documentazione), Rivelazioni (analisi, diagnostica e monitoraggio), Restauro (Materiali e tecniche di intervento), a cui corrisponde un’altrettanta variegata offerta di rubriche specifiche, come “Agorà”, “In rete”, “EU&World Heritage”, “Cooperazione e beni culturali”, “Angolo delle tecniche e della formazione”, “Forum tecnologie”. Dall’elenco, emerge con chiarezza come il profilo della stessa sia piuttosto multidisciplinare, composto da articoli di valore significativo scritti da ricercatori, archeologi, storici, conservatori e restauratori coinvolti in questo settore, finalizzati a sollecitare un dibattito costruttivo sulle nuove metodologie applicate ai beni culturali e sui risultati sperimentali.
La frequenza di pubblicazione della rivista è trimestrale, per un totale di quattro uscite in un anno, pubblicate anche online al seguente indirizzo: www.archeomatica.it.
Poco meno di venti pagine di informazione sul settore dei beni culturali, dall’economia al lavoro, fino alle nuove tecnologie e allo speciale eventi. È ArcheoNews, mensile di informazioni economiche per i Beni Culturali, come recita il sottotitolo. I temi trattati dalla rivista sono variegati e, al contrario di quanto si possa pensare guardando al nome, non si occupa solo di archeologia, seppur presenta una accurata sezione che riguarda il settore, anche relativa alla specializzazione subacquea. Per il resto gli articoli di ArcheoNews possono riguardare temi relativi a Musei e Biblioteche, così come al Patrimonio &Tutela, fino allo spazio dedicato alle novità dalle associazioni di categoria o le ultime applicazioni nel campo delle nuove tecnologie per i beni culturali.
La punta di diamante della rivista è lo spazio Speciale Lavoro: affidabile e tempestivo, aggiorna su bandi di concorsi, master e corsi di formazione professionale, bandi di gara europei, bandi ed esiti di gara nazionali, borse e premi di studio, e infine, su provvedimenti legislativi e aggiornamenti su beni culturali e paesaggistici.
Per farsi un’idea degli argomenti che potrete leggervi, in questo numero sono pubblicati articoli sull’Archeologia in Abruzzo dopo il terremoto oppure sul piano del MiBAC per la riduzione degli oneri amministrativi. O ancora, per Musei E Biblioteche un approfondimento sui Musei aziendali o sull’Archeologia preventiva: valorizzazione e musealizzazione delle scoperte.
Lo stile è accurato e la grafica piacevole, ricordando il classico quotidiano di informazione.
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Se nella percezione dei più la tipografia è solamente una tecnica dal sapore antico utilizzata per l’impaginazione e la stampa di pagine di volumi cartacei, per gli addetti ai lavori creativi visual significa fondamentale strumento di lavoro. Nell’era della comunicazione visiva, distante secoli dall’epoca di Manuzio, si chiama Type design o Lettering ma si tratta evidentemente della stessa cosa. Garamond o Georgia, Comic Sans o Times New Roman? Ogni volta che si progetta una brochure o una campagna pubblicitaria, o qualsivoglia progetto grafico (anche di un sito web) si passa anche dalla fase della scelta tipografica.
A riportare in auge in Italia il desueto termine c’è ora un nuovo progetto editoriale sull’argomento: TIPOITALIA. Pubblicata in edizione bilingue (italiano e inglese) per un pubblico internazionale, la rivista ha l’obiettivo di approfondire e diffondere i temi relativi al lettering nostrano, preservando e rilanciando una tradizione e un patrimonio grafico del Paese che ha dato i natali all’editoria moderna. TIPOITALIA è una pubblicazione semestrale curata da Claudio Rocha, type designer brasiliano, ma attualmente residente in Italia, e Simone Wolf di Typevents Italia, insieme ad un team di collaboratori (grafici e studiosi) internazionali.
Ogni numero affronterà arte e storia del lettering, editoria e tipografia, disegno dei caratteri, per ricostruire un nuovo stile tipografico italiano. Nel suo primo numero, Tipoitalia fornisce una serie di contenuti di grande interesse, parzialmente anche consultabili dal sito www.tipoitalia.it: dalle font delle cassette per le lettere ad un approfondimento sul carattere Dante, un’intervista a Piero De Macchi dello Studio Artistico Caratteri Nebiolo, fino ad una vasta casistica di grafica e segnaletica anche dei secoli passati. Sfogliando le 96 pagine del primo numero, oltre ad assaporare il profumo della carta appena stampata e ad apprezzare il corredo iconografico molto curato, ci sia accorge di trovarsi dinanzi un esperimento meta-tipografico: ogni articolo è di un carattere diverso.